Star Trek: a volte ingenuo, a volte profetico, sempre appassionante

SCHIROPENSIERO, TELEVISIONE

Riflettendo sulla mia passione per Star Trek, devo iniziare con una premessa. Dire “Star Trek” è come dire “James Bond”. Nel senso che ce ne sono diverse versioni. Lo storico telefilm con il Capitano Kirk e Mr Spock è leggendario ma è durato solo 3 stagioni e venne girato e trasmesso la prima volta (con modesto successo) nella seconda metà degli anni ’60. Circa 10 anni dopo, però, la Paramount svendette i diritti a diverse syndacation di emittenti. Come tutte le TV a basso budget, queste emittenti iniziarono a trasmettere moltissime repliche dei telefilm. Sull’onda della necessità di Chase Mastersoniniziare a riempire più ore di palinsesto, Star Trek arrivò anche in Europa (in Italia su Tele Montecarlo). Quasi 20 anni dopo la prima serie di telefilm, la Paramount lanciò “Star Trek-The Next Generation”. Poco preoccupata dalla nefasta previsione di Leonard Nimoy (Mr Spock): “E’ impossibile mettere un fulmine in una bottiglia, ancora di più se ci si prova 2 volte”, la Major confezionò un prodotto di tale spessore da diventare il telefilm preferito di Stephen Hawking, che addirittura apparve in una partita a poker che coinvolgeva anche Einstein, Newton e l’androide Data (interpretato da Brent Spiner). L’astronave Enterprise era comandata dal Capitano Picard (Patrick Stewart, attore shakespeariano, che dopo i successi come Picard è diventato Sir dell’Eccellentissimo Ordine Britannico) che era calvo. Non so se gli autori avevano in mente di fare dell’ironia sul fatto che William Shatner (il Capitano Kirk) portava un parrucchino.
“The Next Generation” era ambientato 80 anni dopo la serie classica ed ebbe 2 spin off: “Deep Space Nine” (ambientato su una stazione orbitante comandata dal Capitano Sisko, l’attore Avery Brooks) e “Voyager” (un’astronave, comandata dal Capitano Janeway, l’attrice Kate Mulgrew, che finisce ad una distanza dalla terra che nemmeno le navi con motore a curvatura coprirebbero nel tempo di vita dell’equipaggio). Tutte e 3 le serie sono durate 7 stagioni.
E’ nata poi “Enterprise”, la serie più ambiziosa. Ambientata prima dei viaggi del Capitano Kirk, ha sfidato l’ira dei fan per le ardite ricostruzioni della tecnologia. Replicare quanto si era inventato la televisione degli anni ’60 era impossibile, sarebbe sembrato ridicolo. Anche perchè buona parte della tecnologia del 21esimo secolo (ad esempio: i personal computer nello Star Trek anni ’60 nessuno li aveva concepiti) era già da sola più avanzata di quella del Capitano Kirk. Comunque, l’Enterprise del Capitano Archer (Scott Bakula) ha volato solo 4 stagioni.

Una delle cose belle di Star Trek è questa: gli autori hanno concepito i motori a curvatura, ma non il personal computer o il compact disc. In Star Trek ci sono navi che accelerano fino alla velocità della luce e le persone a bordo non se ne accorgono nemmeno (le navi sono dotate di smorzatori inerziali, che non si capisce cosa siano, ma servono a evitare che i corpi umani si spappolino, con scene raccapriccianti tipo gli occhi che escono dalle orbite, per l’immane accelerazione). Esistono delle griglie di gravità e nessuno soffre di mal di spazio.
Parliamo dei motori a curvatura: non seguono la curva dello spazio, ma di fatto lo bucano, come se creassero tunnel spaziali. Il campo di curvatura viene creato da una reazione materia-anti materia. Che sarebbe possibile, se solo si potesse sintetizzare l’anti materia.
Noi trekker siamo abbastanza carichi, sugli aspetti tecnologici. Io ho in casa il Technical Manual di “The next generation”, un delirio tale che nella premessa l’autore confessa che era già dura convincere sua moglie che passava le notti fuori per scrivere “Star Trek” e che, a questo punto, sperava che non si accorgesse del libro: “Figuriamoci cosa mi succede se sospetta che io credo che tutto questo è vero”.

Come tutti i fan dei programmi seriali, anche noi siamo catturati dalla continuity. Ma credo che il fascino principale di Star Trek sia questo mondo perfetto, nel quale sono stati aboliti i soldi e la criminalità, la tutela dell’ambiente è garantita e si può viaggiare tramite una macchina che ci scompone in molecole e ricompone da un’altra parte.
Anche immaginando questo mondo perfetto, però, gli autori non hanno rinunciato a dipingere uomini che si incasinano la vita per colpa delle donne e (in misura decisamente minore) donne che fanno pazzie per colpa degli uomini.
Naturalmente, Star Trek concepisce anche le donne che compiacciono gli uomini professionalmente. Come le ragazze dabo, dal nome di un gioco d’azzardo che è popolarissimo su Deep Space Nine.
All’ultima Convention dei fan di Star Trek, la ragazza dabo preferita di tutti i fan di Star Trek si è materializzata a Bellaria. Si tratta dell’attrice Chase Masterson. Un po’ appesantita rispetto al telefilm, ma sempre meritevole di attenzione, Chase si è intrattenuta con i fan e ha anche confessato di essere di origine italiana: il suo vero nome è Chistianne Carafano.

Vi parlerò un’altra volta di Star Trek e il baseball, perchè i legami sono imprevedibilmente molti. Qui voglio chiudere dicendo che, sotto tanti punti di vista, Star Trek è profetico. Nel caso delle ragazze dabo, come accennato, ipotizza che le ragazze di un popolo (i bajoriani) siano particolarmente belle e per questo costrette a lavorare ai tavoli di dabo, come entreneuse.
Non capite cosa intendo per aspetto profetico? Cosa ne dite delle ragazze polacche, rumene o lettoni che lavorano nei night delle ricche città dell’Unione Europea?

1 thought on “Star Trek: a volte ingenuo, a volte profetico, sempre appassionante

  1. Non dimenticare un’intera serie animata ed 11 film
    Non la dimentico certo…su Star Trek tornerò

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