Buon viaggio, Big Man

MUSICA

Devo dire la verità: a me gli assoli che Clarence Clemons faceva con il sax, sembrano tutti uguali. Avrei dovuto premettere che io non sono un musicista, non so leggere la musica e che, anzi, a scuola in musica credo di aver avuto l’unico ‘5’ in pagella della mia vita. Inoltre: per fare un assolo di sax, ci vuole un certo fisico (inteso: 2 gran polmoni) e una persona normale,Clarence Clemons e Bruce Springsteen con un sax in mano, di solito non riesce a far emettere allo strumento neanche un suono.
Però, il sax su “Born to run” e su “Thunder Road” e su “Rosalita” mi sembra sempre uguale lo stesso.

Bruce Springsteen presentava Clarence Clemons come “The biggest man you have ever seen”. E il riferimento era necessariamente alla figura imponente di questo gigante nero nato nel 1942 a Norfolk, Virginia.
Clarence e Bruce si erano conosciuti nel 1972. Clemons aveva 30 anni, Bruce appena 23.
“Appena ci siamo visti” ricordava The Big Man “Non abbiamo parlato. Tanto avevamo capito che eravamo la parte che mancava alla vita dell’altro”.

Big Man, riferito a Clemons, si dovrebbe tradurre più come Omone che come Grande Uomo. Ma Bruce Springsteen pensava che Clarence fosse anche un Grande Uomo, oltre che un Omone.
“Clarence ha vissuto una vita meravigliosa” scrive The Boss sul suo sito ufficiale “Portava con se un tale amore per le persone, che le persone erano portate ad amarlo”.

Alle 19, ora della costa est degli Stati Uniti, di sabato 18 giugno Clarence Clemons è morto. Aveva sofferto giorni prima un ictus, ma si era sparsa la notizia che il suo fisico stava reagendo. Notizia, evidentemente, smentita dai fatti.

Poco meno di 2 anni fa, Clemons era regolarmente salito sul palco allo stadio “Olimpico” di Roma durante un memorabile concerto di Bruce Springsteen e la mother fucking legendary (parole del Boss in persona) E Stree Band.
Enorme, vestito di scuro come al solito, mi aveva fatto grande tristezza perchè aveva avuto bisogno di essere accompagnato sul palco. Ma nonostante faticasse a camminare e vedesse palesemente male, aveva sparato (le solite) note con il suo sax a tutti polmoni.
Lo dice anche Springsteen: “Clarence ha datto tutto quello che aveva ogni sera sul palco”.

Nella musica di Bruce Springsteen e della E Street Band c’è tutta la mia adolescenza. Il piano di Roy Bittan e la chitarra di Steve Van Zandt (prima che diventasse Little Steven, il chitarrista con la bandana, e Silvio Dante, il mafioso che ne “I Soprano” si lascia andare ad un “Nella mia vita, ho sempre sognato fare il chitarrista”) sono la mia colonna sonora di tanti momenti. Ma immaginare di tornare a vedere Springsteen senza il siparietto della presentazione di The Big Man mi sembra impossibile. O forse, semplicemente, significa che “maybe we ain’t that young anymore”, come canta The Boss.