Fikayo Tomori Milan

Del Milan, del bombo e dei pronostici

CALCIO

Da giornalista, so benissimo che fare pronostici è difficile e rischioso. Nel 2001 stavo seguendo per Baseball.it la serie di finale del campionato italiano di baseball. Era stata rinominata Sport Week Series perché il settimanale della Gazzetta dello Sport era lo sponsor.

Nelle prime 2 partite, giocate in casa, il Rimini vinse facile. Quando la serie si trasferì a Nettuno, la convinzione generalizzata era che sarebbe finito tutto in un paio di giorni.

Il mio pronostico prima della serie era stato per il Rimini e la visione delle prime 2 partite mi aveva convinto ancora di più di quello che sostenevo.

Purtroppo per me, e soprattutto per il Rimini, nel corso della terza partita successe l’imprevedibile. Una battuta scavalcò Claudio Liverziani, un giocatore che è stato anni senza commettere un errore. Nel tentativo di correre a ritroso per ottenere l’eliminazione al volo che sembrava alla sua portata, Liverziani scivolò. L’episodio fu il presupposto per la rimonta del Nettuno, che vinse quella partita, le successive 2 e chiuse i conti a Rimini.

Prima della fatidica gara 6 di Rimini, io avevo scritto che ritenevo ancora favorito il Rimini. Ragionavo secondo i parametri che mi avevano portato a dare il giudizio all’inizio della serie. E sono convinto oggi, a più di 20 anni di distanza, che quel Rimini fosse più forte di quel Nettuno.

Commisi un errore che un giornalista sportivo non deve commettere. Pretesi di giudicare sulla base dei valori, delle statistiche, della mia esperienza. E mi scordai completamente di far entrare nel mio giudizio quello che è alla base di ogni competizione sportiva: ora e adesso.

Il Rimini era più forte, ma quello scivolone di Liverziani aveva cambiato le carte in tavola. Rimini e Nettuno non erano le stesse squadre dell’inizio della serie. E io avrei dovuto capirlo.

Ci sono fior di cronisti, molto più esperti del me stesso del 2001, che parlando del Milan hanno commesso lo stesso errore.

Dopo il lockdown del 2020, il Milan ha iniziato a giocare bene e vincere. Era una situazione particolare, si disse. Si giocava a porte chiuse, un vantaggio per giocatori inesperti e non abituati alla pressione.

Nella stagione 2020-2021 il Milan è rimasto in testa per tutto il girone d’andata e ha finito al secondo posto, dietro all’Inter ma davanti ad Atalanta, Juventus e Napoli.

Al via della stagione 2021-2022 l’Inter si è presentata senza Lukaku e Hakimi, i suoi 2 uomini più decisivi. Gli esperti hanno battezzato quindi la Juventus come favorita. Rispetto alla squadra che aveva conquistato il quarto posto in extremis, la Juve aveva aggiunto solo un centrocampista ordinario come Locatelli. Poi la Juve ha perso un uomo da 30 gol come Cristiano Ronaldo e l’ha sostituito con una riserva del Paris St Germain  (Kean). Meglio del Milan c’erano anche il Napoli (allenatore nuovo, giocatori più o meno gli stessi) e l’Atalanta (nessun innesto di pregio). L’opinione era talmente condivisa da far breccia tra blogger e youtuber vari.

Si diceva che il Milan di fatto si era indebolito, perdendo Donnarumma e Calhanoglu e sostituendoli con Maignan e Messias, appena retrocesso in B con il Crotone.

Il Milan di rispettare i pronostici non ne ha voluto sapere. Con 10 vittorie in 11 partite, si è ritrovato primo con il Napoli.

Il meglio credo sia successo a gennaio. Con la Juventus a 7 punti dal Milan, è bastato l’acquisto di Vlahovic per fare della Juventus la principale alternativa all’Inter. Mesi dopo, con la Juventus sempre a 7 punti dal Milan, nessuno aveva il coraggio di cambiare la narrazione.

Gli esperti allora si sono concentrati sulla superiorità dell’Inter. Benché i 3 punti alla fine di una partita di calcio li attribuisca il numero dei gol segnati, in Italia ci ostiniamo a parlare della partita come se fosse un incontro di boxe, deciso ai punti. Insomma, il Milan ha battuto l’Inter (2-1), ma quella partita è come se l’avesse vinta l’Inter. La Juventus non ha mai realizzato una striscia vincente, eppure presto o tardi l’avrebbe fatta. Il Milan ha vinto a Napoli (1-0) eppure deve essere stato un caso. O forse c’entrano i giudizi arbitrali. E comunque, vuoi mettere i paragoni giocatore per giocatore?

Il Milan quest’anno ha battuto tutte le squadre di alta classifica tranne la Juve (2 pareggi). L’Atalanta, la Roma e la Lazio addirittura le ha battute sempre. Con l’Inter ha ottenuto una vittoria e un pareggio. L’unica squadra di vertice ad aver vinto con il Milan è stato il Napoli. Che ha vinto a Milano una partita caratterizzata da una discussa decisione del VAR sull’annullamento del gol che avrebbe dato al Milan il pareggio.

Io dico che un commentatore dovrebbe prendere atto di quel che succede e cercare di capire perché è successo. Se era legittimo pensare che il Milan avrebbe risentito delle assenze di Donnarumma e Calhanoglu, bisogna poi prendere atto del fatto che le cose non sono andate come si era pensato.

Il giudizio su Maignan (“bravino, ma l’altro è un fenomeno”) si è capito subito che era basato sul niente. Basta guardare il portiere francese 5 minuti, per capire che darà un contributo come minimo pari a quello di Donnarumma. E’ più reattivo, deciso nelle uscite. E soprattutto a suo agio con i piedi. Certo, il suo stile non è magari troppo ortodosso. Ma stiamo giudicando un concorso di stile o vogliamo in porta uno che non prende gol?

Kalulu non era nessuno, quando è arrivato al Milan. Da quando è entrato lui, praticamente gi avversari non hanno fatto più gol. Eppure nessuno tra quelli (quasi tutti) che quando si è infortunato Kjaer invocavano un intervento sul mercato si è curato di pronunciare un semplice “mi sono sbagliato”.

Ci sono 2 punti che voglio sottolineare:
1) Quando si sbaglia, bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Anche per provare a capire l’errore e non ripeterlo.
2) Un giornalista o un commentatore non sono lì per dimostrare di aver ragione, ma per fare informazione o approfondire i concetti espressi da chi fa informazione.

La narrazione sul Milan fatta quest’anno da cronisti e commentatori sportivi mi ha ricordato il dibattito sul bombo. Come fa a volare, visto il rapporto tra superficie alare e massa corporea?

Di chi pensava che non potesse volare, il bombo se n’è fregato. Lo stupore è durato dal 1802, quando la specie è stata classificata. Nel 1973 è poi arrivato Torkel Weis Fogh (1922-1975), uno zoologo di Cambridge, che ha appurato che le increspature delle ali  permettono sostanzialmente al bombo di galleggiare. E dunque, di sfidare le leggi della fisica.

Un Torkel Weis Fogh dei giornalisti sportivi salterà fuori, prima o poi.

Nella primavera del 2002 ero passato all’ufficio stampa della Federazione Baseball Softball. Durante un periodo di preparazione della nazionale negli Stati Uniti, mi ritrovai coinvolto in un brindisi dei giocatori del Nettuno. Roberto De Franceschi, uno dei più esperti, disse: “Brindiamo a te, che avevi dato per favorito il Rimini. E ci hai pure insistito”.

La foto di copertina è dal sito dell’AC Milan