Quel pomeriggio che ha innegabilmente cambiato le nostre vite io ero in casa. Una telefonata mi ha fatto accendere il televisore (che in casa mia, al pomeriggio è sempre spento) e, capito cos’era successo, ho subito commentato “Che mondo di merda”. 11 settembre 2001. O anche 9/11. E’ banale, ma nulla sarà mai più come prima di quel giorno, anche per chi (come me) non ha perso e nemmeno rischiato niente.
Sono stato a New York 3 volte, prima degli attacchi terroristici dell’11 settembre: la prima volta nell’agosto 1989, l’ultima nel giugno del 2000. E tutte le volte sono andato al World Trade Center. Più che altro, perchè al piano terra c’era un negozio di articoli sportivi che aveva un modello di pantaloncini corti che mi piacevano in maniera particolare. Perchè devo dire la verità, in sè le torri non le ho mai viste come un’attrazione turistica. Ma ricordo che ci sono sempre salito, per provare il brivido di un ascensore velocissimo, che aveva un’accelerazione che poteva ricordare quasi un jet (dal punto di vista della reazione istintiva, dico).
Ho pensato tante volte al fatto che non c’è una ragione particolare per cui l’attentato non sia stato fatto quando dentro alle torri c’ero io.
Nel gennaio del 2006 sono andato a piedi da Grand Central Station a quello che allora si chiamava ground zero. Sono andato a piedi perchè la prima volta che avevo lasciato New York, avevo fatto tutta Manhattan a piedi per essere sicuro di avere in mente per un po’ quel paesaggio straordinario e inquietante, che ti costringe a camminare con il naso all’insù.
Ricordo ancora bene lo sgomento che ho provato nel vedere quell’enorme cratere che si trova al centro del sito che ospitava le torri. Per rendere l’idea: il complesso del World Trade Center era così grande che la città di New York gli aveva assegnato un suo codice di avviamento postale (che qui chiamano zip): 10048.
Martedì 16 luglio 2013 sono sceso alla fermata della subway di Canal Street e ho raggiunto l’ex ground zero. Dove sorgevano le torri gemelle, si trovano 2 piscine, che rappresentano il monumento commemorativo delle oltre 3.000 vittime (2.977 persone che erano all’interno delle torri e i primi 400 soccorritori). Ho considerato che 3.000 morti sono un numero altissimo, ma ho anche ammesso con me stesso che quel giorno l’orrore sarebbe potuto diventare molto più grande. Il World Trade Center era a tutti gli effetti una città, visto che gli uffici potevano contenere fino a 35.000 persone.
Per la zona si aggirano personaggi (quasi tutti parlano un Inglese faticoso) che vi spiegano com’era disposto il World Trade Center prima dell’attentato. Si aiutano con libri, che poi finiscono con il proporvi per 20 dollari (parlano di donation). Per accedere al memorial, è necessario ritirare un biglietto. Anche qui, serve la donation (5 dollari a testa, quella consigliata). Preso il biglietto, si inizia un percorso che assomiglia sempre più a un pellegrinaggio. Il memorial serve (lo si legge in un opuscolo stampato anche in Italiano) a: “Ricordare e onorare le migliaia di uomini, donne e bambini innocenti assassinati dai terroristi”. Ma di certo, serve anche a ricordare che il mondo che c’era prima di quell’attentato non esiste più.
Io trovo che ci sia qualcosa di religioso, in questo percorso. Anche se i controlli di sicurezza, che capisco possano essere necessari e opportuni, riportano velocemente alla realtà.
Dalle piscine, la vista è molto emozionante.
Come essere umano, mi inorgoglisce sapere che si sta ricostruendo il World Trade Center. Soprattutto, perchè ci sarà una grossa novità rispetto al passato. I pendolari che arrivano dal New Jersey (ogni giorno, 200.000 persone) avranno il loro hub di transito. La stazione progettata da Santiago Calatrava potrebbe diventare il nuovo simbolo di New York. Per ora, si sa solo che il costo originario (che non era basso: 2 miliardi di dollari) è lievitato a proporzioni preoccupanti e potrebbe avvicinarsi ai 4, entro l’inaugurazione del 2015. Anche perchè i recenti danni del maltempo a New York, hanno pesato sulla nascitura stazione per qualcosa come 400 milioni di dollari.
Mi rendo conto che poche righe fa vi parlavo di qualcosa di religioso e che ora ho snocciolato cifre enormi di denaro. Ed è proprio così che voglio concludere, con questa immagine più blasfema che sacra. E anche più vera che falsa. Più attuale che passata. Di questa New York che rinasce, a tutti i costi.