You better, you better, you bet….

All Star Game 2013, BASEBALL, SPORT

Espressione corrucciata al City FieldNella foto ho un’espressione corrucciata perchè è successo questo: una delle guardie di sicurezza del “City Field” di New York ha deciso che non potevo entrare nello spogliatoio della National League perchè il badge che mi consentiva l’accesso non lo avevo applicato sopra l’accredito e lo tenevo in mano (che è vero: ci stavo giocando).
Volevo entrare nello spogliatoio (negli stadi americani è abitudine dei giornalisti) non perchè fossi particolarmente interessato a vedere uomini nerboruti in mutande, ma perchè volevo intervistare Jason Grilli, il primo cittadino italiano a scendere in campo nell’All Star Game.
Comunque, Grilli l’ho aspettato fuori e gli ho fatto le domande di rito, che si trovano (assieme alle risposte) sul sito della FIBS. Qui preferisco enfatizzare il pistolotto degno del Capitano Kirk in Star Trek che ho fatto al sottoposto del tizio che non mi ha lasciato entrare. Di questo genere: “Mi dovete delle scuse, perchè io sono venuto qui per lavorare e stavate cercando di non farmi fare il mio lavoro. E’ una vergogna”.
La cosa bella è che, quando stavo in effetti cominciando a diventare pesante, è arrivato un poliziotto (con tanto di logo NYPD, proprio quello del telefilm, ovunque) a dirmi: “Hai chiarito il tuo punto di vista”. Non è questa la cosa bella. Diciamo che ho capito (anche perchè qui, mettersi nei casini con un poliziotto pur avendo ragione è veramente un attimo…) che c’è un momento per uscire di scena e me ne sono andato. Al che, il poliziotto ha detto: “Have a nice day”. E io (qui sì, che viene il bello) ho risposto, senza nemmeno voltarmi: “Lo era stato”.

Diciamo che lo ammetto: mi sono preso una licenza poetica. La foto è stata scattata PRIMA dell’incidente con il tizio della sicurezza. Molto prima.
C’è anche la colonna sonora di questa foto: when I say I need you, you say you better….e poi parte il coro: you better, you better, you bet. E’ una canzone degli Who del 1980 o giù di lì. Avevo comprato quello che si chiamava LP, nel 1980 o giù di lì. E gli Who erano già quasi considerati vecchie glorie. Ma quella canzone, è trascinante. E la voce di Roger Daltrey è potentissima. Ed è proprio una canzone da stadio da baseball.

Il 16 luglio a New York c’era un caldo decisamente non normale. Sono arrivato a City Field praticamente liquefatto, disidratato e senza energie. Ho fatto anche l’ennesima figura da smalltown boy quando sono andato alla cassa del buffet per i giornalisti a chiedere: “Non so quanto c’è restato sulla carta, penso poco. Ma la differenza la pago”. La cassiera (una zia, di quelle con i capelli color confetto, che in America vanno ancora parecchio) mi ha guardato con compatimento. Mi si è rivolta con “Son” (figliolo…ma è come se mi avesse detto nani) e mi ha spiegato che non è che sulla carta ci sono 15 dollari punto. Ma ce ne sono 15 al giorno.
Villico, che sono…

Ma il 16 luglio è stato un gran giorno. Prima di tutto, ha vinto l’American League. Così se Boston va in finale, ne gioca una in casa in più. Poi Neil Diamond ha cantato Sweet Caroline dal vivo. Gran momento. Anche se stiamo parlando dell’altra New York, sentir cantare a New York la canzone dei Red Sox non è mai male. E partecipava, il pubblico. Erano in quasi 42.000 e gli oh, oh, oh e i so good urlati da 42.000 fanno ben impressione.

Il 16 luglio è stato memorabile anche perchè ho partecipato alla Mariano Rivera con la moglie durante la conferenza stampaconferenza stampa di Mariano Rivera, nominato (forse senza senso dal punto di vista tecnico, visto che è entrato a lanciare quando l’American League aveva la partita in pugno) MVP dell’All Star Game. Per Mariano, è stata l’ultima (di 13…) All Star Game. E qui c’è il senso di premiarlo come MVP: per fare sì che per lui quella del 16 luglio diventi la sera perfetta.
Ascoltando Rivera rispondere in Inglese e Spagnolo alternativamente, mi sono detto se è normale che i latino americani infilino Dio ovunque. Ti dicono di Non nominare il nome di Dio in vano, se sei Cristiano e ci credi. E secondo me, i vari grazie a dio e secondo il volere di dio e dio mi ha aiutato a prendere la decisione migliore sono una forma di nominare il nome in questione (noterete che l’ho scritto minuscolo, il nome) invano.
Ma Mariano il 16 luglio una volta Dio non lo ha nominato invano. Quando un giornalista gli ha chiesto in Spagnolo come si fa, a fare tanti soldi e rimanere tanto umili, Rivera ha detto: “Dio è buono”. E mentre pensavo che ma dai, ancora, ha aggiunto: “Mi ha aiutato a ricordarmi chi sono e da dove vengo, che è un piccolo paese nella mia amata Panama”.

Grazie, Mariano. Ci hai dato una grande lezione.