Andrea Marcon e il suo Consiglio Federale

Puntando sulla comunicazione si perde la battaglia per la presidenza FIBS

BASEBALL, Sport Management e Marketing

Massimo De Luca ha perso l’ennesima campagna per la presidenza della FIBS basata sulla maggiore visibilità. Prima di lui era toccato a Pasquale Donato (2004), Antonio Micheli (2008) e Claudio Carnevale (2012).

Come si sa, perseverare è diabolico. E in questo senso, Marco Sforza (regista di così tante campagne) è sul serio luciferino.

Cercare di conquistare la presidenza FIBS puntando sulla comunicazione è una strategia perdente per diverse ragioni. Prima di tutto, perché il modo di fare comunicazione dell’Ufficio Stampa FIBS non è certo il principale problema del baseball e del softball italiani. Sinceramente, lavora molto meglio a livello di comunicazione la FIBS rispetto a Federazioni più grandi e più ricche. A cominciare dal rugby, che per qualche strana ragione sembra essere il benchmark dichiarato di tutti questi piani alternativi di visibilità. Che non sembrano essersi accorti del fatto che il campionato italiano di rugby è andato, a livello di visibilità, disperso e del fatto che il baseball e il softball non hanno qualcosa di equivalente al Sei Nazioni o al Pro14 di rugby.

Si potrebbe anche tentare di rovesciare il governo FIBS basando la propria proposta su visibilità e comunicazione. Bisognerebbe però farlo individuando criticità e magari proponendo un’alternativa. Nel 2004 il duo Sforza/Antolini, sfoggiando un indimenticato look alla Giorgio Strehler, si scagliò contro l’assenza del baseball in televisione proprio pochi giorni dopo che le Italian Baseball Series erano state per la prima volta trasmesse in diretta da Rai Sport. Nel 2008 il compianto (lo ammetto: non da me) Antonio Micheli aveva regalato la seguente perla (che per comodità, traduco dal romanesco all’Italiano): “Se anche perdo, cosa mi interessa. Ho già prenotato il fritto misto e un vinello bianco frizzante per questa sera”. Nel 2012 Claudio Carnevale aveva millantato la possibilità di arrivare a sponsor MLB e Marco Sforza (ancora lui) aveva confermato di aver minacciato il manager della nazionale di softball di farla licenziare.

Nel 2020 non ero presente all’Assemblea. Ho però letto i resoconti sul sito FIBS. E da questi si arguisce che Massimo De Luca ha detto di voler puntare sui social media. Curiosa strategia da parte di una persona che non ha nemmeno un profilo Facebook. Ma almeno avrebbe potuto accennare a cosa non va nella gestione odierna dei social da parte della FIBS.

La proposta di visibilità di Massimo De Luca era: “mi conoscono tutti”.
Si tratta di un bel passo del gambero verso il secolo scorso e verso una comunicazione basata sulle relazioni e non su quel che si ha in mano.

Massimo De Luca lascia l'Assemblea FIBS

Vi invito a ragionare. Diciamo che io ho il potere di decidere cosa va in diretta in prima serata a Rai Sport e mi si presenta Massimo De Luca, mio grande amico, con il campionato di baseball. Poi mi si presenta, per occupare lo stesso spazio, Andrea Agnelli, che notoriamente non sopporto, con le partite di Champions League della Juventus. Secondo voi, cosa sceglierò?

Il baseball e il softball italiani sono stati sempre affascinati dal casting modello Isola dei Famosi, pensando che quello conosciuto apra chissà quali porte e che gli amici degli amici ci aiuteranno. Il primo Aldo Notari ingaggiò Everardo Dalla Noce come suo consulente per i rapporti con la stampa con un compenso di 37 milioni di lire del 1985. Mica male, soprattutto considerando che Dalla Noce si occupava di borsa e non di sport. E la nemesi è stata che Dalla Noce nel 2000 ha scalzato Notari dalla presidenza.

Un altro classico dell’epopea Notari che è tornato d’attualità è “bisogna coinvolgere le grandi città”. De Luca è tornato direttamente negli anni ’70 del 1900 quando ha poi aggiunto che “gran parte della comunicazione si fa tra Milano, Roma, Torino”. Dimostrando che non solo non ha un profilo social, ma nemmeno ha mai sentito parlare di quella diavoleria moderna chiamata World Wide Web.

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La strategia di comunicazione di Massimo De Luca sarebbe stata partorita a quattro mani con Elia Pagnoni, una volta che questi avesse finito di rimpiangere i bei tempi in cui Lello Bersani (lui compianto anche da me) parlava di baseball alla Domenica Sportiva.

Parliamo di quella Domenica Sportiva diretta da Bruno Beneck, ma che non parlava di baseball nemmeno quando Beneck, nel frattempo divenuto Presidente FIBS, minacciava il conduttore Alfredo Pigna di licenziamento (lo scrisse lo stesso Pigna). Beneck, al di là di quel che suggerisce una certa mitologia, tutti gli spazi che ha ottenuto li ha pagati a peso d’oro.

La Domenica Sportiva non ha mai dato molto spazio ai nostri sport nemmeno quando la conduceva Massimo De Luca (proprio lui). Che nella sua brillante carriera di giornalista, è stato anche a capo dei servizi sportivi di Mediaset e di Rai Sport. Senza comunque mai parlare di baseball, figuriamoci di softball.

Per dire, se Massimo De Luca fosse salito sul podio a chiedere che fine hanno fatto le schede vita sul sito FIBS. O a lamentare il fatto che sul suo nuovo Smart TV non trova una app per guardare FIBS TV (ma non era meglio rimanere su YouTube?). O a chiedere quanto è costato il progetto FIBS TV/riprese televisive. E perché non è stato recuperato il circuito delle emittenti locali, per dare ulteriore visibilità a una così massiccia produzione video. Ecco, allora avrei anche potuto trovare un senso, nel fatto che il progetto di De Luca fosse basato sulla comunicazione.

Parlando di FIBS TV, trovo discutibile l’affermazione del confermato Presidente FIBS Andrea Marcon che si tratta di un progetto “innovativo”. La FIBS ha un archivio di video on demand dal 2003 e la prima diretta web su FIBS.it risale all’estate del 2008.

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Andrea Marcon

Trovo di Marcon anche piuttosto inopportuna la dichiarazione riguardo a una determinata riunione con i vertici CONI nella quale gli venne rivelato che gli uomini dei conti  del Comitato Olimpico ritenevano la FIBS “la peggiore di tutte le Federazioni” dal punto di vista economico finanziario. Si parla del 2017 e non credo che il Segretario Generale e il capo dell’Amministrazione FIBS, in carica prima e dopo quella riunione, si siano sentiti particolarmente lusingati.

Chiudo con un’ultima nota su visibilità e comunicazione. Prima di preoccuparsi di come informare al riguardo, penso proprio sia bene avere in mano qualcosa che meriti di ottenere visibilità. Da appassionato, questo mi sento di chiedere al Consiglio Federale in carica da sabato 7 novembre: valutiamo cosa abbiamo in mano nel presente e quanta visibilità merita. Questo ci darà anche un indizio sulla speranza che abbiamo di attirare sui campi da baseball e softball i nati negli anni 20 del secolo XXI.

Tutte le foto sono state realizzate da Corrado Benedetti per NADOC Media