Io, Marcon e le produzioni televisive

BASEBALL, SCHIROPENSIERO, TELEVISIONE

Il 2 settembre ho scritto su Facebook che il Presidente FIBS Andrea Marcon ci aveva, attraverso un articolo del solerte Mino Prati su Baseball.it, raccontato una balla dicendo che non trasmettere le Italian Baseball Series su Rai Sport avrebbe consentito alla Federazione un risparmio del 40%.

Uno screenshot del mio post

Solerte quasi come Mino Prati a riportare il suo pensiero, Marcon mi contattò tramite WhatsApp (suo mezzo di comunicazione preferito) per commentare. In quella sede, deviando presto la conversazione sul mercato del Milan (il Milan è l’unica cosa che io e il Presidente FIBS possiamo condividere), dissi a Marcon che avrei scritto di più. Eccomi qui.

A non trasmettere le partite via Rai Sport, la FIBS ci perde soltanto. Sia in termini di visibilità (potenziale, visto che Rai Sport è in chiaro, ed effettiva, visto che ancora oggi non tutti gli italiani sono a loro agio con lo streaming) che in termini economici. A parità di spese, la RAI nel corso degli anni ha versato contributi variabili dai 15 ai 100.000 euro a stagione. Che non sono i contratti milionari che strappano altri sport, ma sono sempre meglio di un cazzotto nei denti (cit. il mio primo editore)

Ricordo un pranzo presso Road House di Roma Termini con Andrea Marcon. Era il gennaio del 2016 e le sue (future) truppe cammellate avevano appena pubblicato una intervista nella quale gli ponevano domande così piene di inesattezze che lui stesso si era trovato costretto a smentire. Tipo: “le riprese della gara della settimana IBL sono fatte con 2 telecamere”. Marcon riuscì in quel frangente a criticare la qualità della produzione, pochi mesi dopo (finali IBL 2016) si avventurò a definirla faraonica (se rapportata ai mezzi a disposizione) e per questo finale di stagione 2017 è riuscito a ingaggiare la stessa società di produzione che nel gennaio 2016 riteneva modesta e nell’agosto dello stesso anno definiva troppo costosa.

Piace tanto a Marcon il concetto della “prima volta”. Anche quando non è una prima volta. Lo streaming la FIBS lo ha inaugurato nel 2003 on demand (lo so perché c’ero di mezzo io…) e nel 2008 dal vivo. La collaborazione con la TV nazionale di San Marino risale al 2005. Le dirette delle finali di softball (nella foto di copertina: io e Greta Cecchetti a Forlì lo scorso anno) sono state trasmesse dal canale YouTube della FIBS nel 2015 e nel 2016 (per quanto, questo è vero, non fu possibile trasmettere tutte le partite; ma si trattava di scelte di budget, di quelle che a lui piacciono tanto, fatte dal Consiglio Federale e non dall’ufficio comunicazione). Gli piace tanto, che viene il sospetto che sia per mascherare il fatto che di “nuovo” lui non ha poi molto da dire. E che si prepari a 3 lunghi anni di gestione del consenso. L’indizio arriva dal fatto che sta continuando a regalare dichiarazioni ad effetto tipo che è necessaria la parità di trasmissioni televisive tra baseball e softball.  É un concetto che sta alla ricerca di opportunità di marketing come la Bulgaria sta nell’immaginario collettivo a un luogo ideale nel quale si possono esprimere opinioni diverse liberamente.

I risultati ottenuti con il baseball e il softball in televisione sono croce e delizia dei miei anni da responsabile della comunicazione FIBS. A tal proposito, vi invito ad andarvi a leggere un pezzo che ho pubblicato qualche giorno prima delle elezioni 2016 e che permette un riassunto veloce di quello che è veramente accaduto dal 2004 (anno delle prime finali in diretta su Rai Sport) al 2016.
Con il senno del poi, mi sarebbe convenuto non accettare di commentare le partite per la RAI (l’ho fatto dal 2010 al 2016). Ma non è che nella vita si possano sempre e solo fare le scelte che ci convengono. Io mi misi a disposizione della RAI con spirito di servizio e rifarei quella scelta, anche se mi mise clamorosamente sotto tiro. Delle opinioni preconcette (in Inglese biased) con cui mi è toccato fare i conti avevo parlato alla fine della stagione 2014.
Il mio addio alla RAI comunque data giugno 2006 e non ha nulla a che fare con la fine del mio rapporto con la FIBS (concretizzatosi formalmente il 20 dicembre 2016, ma in realtà avvenuto di fatto un paio di settimane prima).

Chiudo con i ricordi per me più dolorosi: una furiosa lite avuta con l’attuale Vice Presidente FIBS Gigi Mignola nel maggio del 2011 e l’indecente campagna elettorale 2012, tutta incentrata sulle capacità miracoliste dell’inventore degli SMS Carnevale (a proposito, dov’è finito?) e con il duo AntoliniSforza tutto teso a dimostrare come il vero problema del baseball italiano fosse rappresentato dal fatto che spendeva soldi per pagare me per condurre l’ufficio comunicazione. Saranno contenti, adesso.

Le mie idee sulla produzione televisiva non sono cambiate. E nemmeno quelle sulle piattaforme video. E anche altre idee non sono cambiate.
Proprio oggi, leggo sul Financial Times che Bob Iger, il CEO della Disney,  ha annunciato alla stampa che intende lanciare i propri servizi in streaming. “C’è bisogno di un cambiamento strategico” dice Iger, che ritiene sia giunto il momento di non lasciare agli “intermediari” (siano essi Netflix o chi altri) la possibilità di capitalizzare sul rapporto con il pubblico usando asset di proprietà Disney. Il concetto ho provato a spiegarlo per anni all’interno della FIBS ma, alla luce delle ultime scelte, evidentemente con scarsi risultati. Questo sì, che è un cruccio.

Istruzioni per l’uso:

  1. Non abiliterò i commenti per questo articolo. Ma chi ha qualcosa da dire, può scrivere a info@riccardoschiroli.com
  2. So che il mio auto-embargo a parlare di baseball italiano scade con il 31 dicembre 2017. Ma qui mi sono sentito tirare per la giacchetta…e in fondo, non parlo di baseball. Sto resistendo alla tentazione di non scrivere della Italian Baseball League. Ma circa il 2 gennaio 2018 pubblicherò. Sono pieno di appunti…
  3. É deprimente constatare che nel nostro movimento quando si parla di rinnovamento si ha in mente solo quello delle cariche. Rinnovare le azioni concrete, quello non interessa