La Coppa del 19° scudetto

Memorie e confessioni di un milanista felice

CALCIO, Sport Management e Marketing

Di scudetti da tifoso del Milan ne ho vinti 10. Il primo è stato quello della stella (1978-79). Frequentavo il secondo anno del Liceo e giocavo a rugby in una Under 19 in cui erano tutti più vecchi di me e mi sembravano enormi. Il calcio occupava tutto il mio tempo libero. In quella stagione il Parma, allenato da Cesare Maldini (guarda le coincidenze…) e con Ancelotti (a proposito di coincidenze) numero 10, era tornato in serie B.

Quel Milan allenato da Liedholm, con un Gianni Rivera crepuscolare spesso sostituito dall’emergente Antonelli, mi è molto caro. Credo che il 1979 sia stato l’anno in cui mi sono definitivamente riconosciuto milanista. Lo ero da 10 anni, da quei 3 gol di Prati all’Ajax in finale di Coppa Campioni. Avevo visto il Milan vincere una Coppa Italia (1977, dopo aver rischiato di andare in B), prima ancora una Coppa delle Coppe (1973, pochi giorni prima della Fatal Verona), ma il 1979 fu l’anno in cui convinsi mia madre a passare da Tuttosport (lei era gobba praticante) alla Gazzetta dello Sport per leggere tutti i giorni più Milan.

Il Milan mi ha accompagnato per tutta la vita, dandomi moltissime gioie (l’apice penso sia stata la vittoria 4-0 sul Barcellona nella finale di Champions 1994; arrivai quasi a toccare la Coppa che Albertini mostrava alla curva) e un po’ di dolori (la retrocessione in serie B del 1982 fu una tragedia, ma non credo di aver mai bruciato come dopo Milan-Waregen 1-2 di Coppa UEFA, Liedholm allenatore, Giussi Farina presidente).

In tutta questa mia storia di milanista, non credo però ci sia mai stato un campionato che ho vissuto più di questo che si è appena concluso con lo scudetto numero 19.

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Questo Milan di Stefano Pioli, nato dalle macerie del Milan di Giampaolo (sono convinto che se fosse rimasto, avremmo rischiato la serie B), mi ha aiutato ad uscire dalle nebbie del lockdown con il suo calcio spettacolare e i tanti gol segnati. Mi ha riportato a San Siro per una partita di Champions (7 dicembre 2021, sconfitta con il Liverpool) e mi ha spinto a guardare le partite da vero tifoso innamorato, lasciando perdere le analisi tecniche e tattiche che per tanti anni ho svolto in automatico, anche sulle partite che non seguivo come cronista.

Lo trovavo fastidioso, anche un po’ offensivo, durante la stagione e oggi lo trovo molto divertente: questo Milan era sottovalutato. Non mi è mai stato chiaro perché la Juventus e il Napoli, che lo scorso anni erano arrivate dietro al Milan, avessero tutta questa considerazione, pur non avendo migliorato la rosa più di tanto. Anzi, la Juventus aveva perso Cristiano Ronaldo, uomo da 30 gol a stagione.

Il 7 gennaio scrivevo che qualificarsi per la Champions era un obiettivo “realistico”, mentre contendere lo scudetto all’Inter poteva apparire “più ambizioso”.

A quel punto, allo scudetto ci credevo. Dopo l’assurda sconfitta con lo Spezia, ci credevo meno. Prima della partita avevo scritto sui social che una squadra che punta allo scudetto, con lo Spezia in casa deve vincere. Così dopo quella sconfitta scrissi sconsolato: “L’errore di Serra [l’arbitro] è imperdonabile ed è stato decisivo al punto da trasformare una vittoria in una sconfitta. Il Milan subisce certamente un danno. Ma la partita va analizzata in quanto partita di calcio, non in quanto episodio penalizzante. E la partita del Milan contiene errori più gravi di quello commesso da Serra, specie in una parte centrale del secondo tempo giocata veramente male”.

Mi chiedevo in quei giorni se forse non avevano ragione i commentatori che vedevano il Milan una squadra da quarto posto se va bene. Dopo tutto, mi dicevo, abbiamo perso Calhanoglu senza sostituirlo, visto che Messias non gioca sotto punta. Ibrahimovic è più infortunato che altro.

Prima del derby con l‘Inter ho scritto che secondo me il problema del Milan non era “negli ultimi 20 metri”, come molti sostenevano, a cominciare da Pioli. Il problema per me era la fase difensiva: “Una squadra da scudetto non si fa rimontare da Sassuolo e Spezia dopo essere stata in vantaggio.”

A febbraio individuavo nelle partite dalle terza all’ottava giornata di ritorno, decisive per la fuga dell’Inter l’anno prima, il momento cruciale della stagione.

Non abbiamo sempre visto un Milan bellissimo, in quelle giornate. A Salerno e in casa con l’Udinese sono arrivati pareggi certamente deludenti. A Napoli è arrivata una grande vittoria, che mi ha fatto dire che se il Milan avesse messo in campo l’attenzione dimostrata a Napoli contro Salernitana e Udinese, quelle partite le avrebbe vinte.

Cos’è cambiato nel Milan, non lo so. Nessuno dei colleghi che partecipano settimanalmente alle conferenze stampa ha pensato di chiederlo a Pioli. Forse sono io che ho avuto un’mpressione sbagliata, ma resto convinto del fatto che qualcosa abbia inciso sull’attenzione, e la determinazione dei giocatori.

Da febbraio on ho più scritto del Milan sul mio sito. Ho continuato a intervenire sui social media, ma non ho prodotto altre analisi approfondite. C’entra la scaramanzia, ovviamente.

Durante il mese di maggio la mia mente era quasi interamente occupata dal Milan e dalle partite del Milan. Le ultime 2 settimane di stagione sono state quasi patologiche. Il sabato prima di Milan-Atalanta sono andato a piedi al bar di un mio amico e poi a una partita di baseball. Il sabato successivo ho deciso di andare a un’altra partita di baseball, ma non sapevo che scusa trovare per tornare anche al bar del mio amico. Quando mi è arrivato un suo messaggio che mi invitava a passare per ritirare una chiavetta USB, ho esultato.

Lunedì 23 maggio mi sentivo sinceramente provato e bisognoso di una pausa dagli…oneri del tifoso. Adesso che inizia il mercato, vorrei evitare di andare su Twitter ogni 5 minuti facendo F5 per aggiornare la pagina. Ma so che se non sarà ogni 5 minuti, sarà ogni 10.

Per la verità, grandi ansie da mercato non le ho. Il Milan è arrivato primo. E questo è un fatto. Le considerazioni sulle altre rose che “sulla carta” sono più forti, restano ipotesi smentite dai fatti. Non si potrà dire che sono più forti finchè non lo avranno dimostrato sul campo.

Il Milan ovviamente non è perfetto. E sul mercato farà diverse operazioni. Da mesi si parla dei prestiti di Diaz (dal Real Madrid) e Bakayoko (dal Chelsea), che però ci erano stati presentati a luglio 2021 come biennali. La sensazione è che Diaz resterà e Bakayoko se ne andrà. Altri 2 prestiti sono Florenzi e Messias. E spero che restino entrambi. Non ho intenzione di soffermarmi sulle richieste di sconto sulle cifre a suo tempo pattuite per il riscatto.

Presumo che se ne andranno (almeno in prestito) Daniel Maldini e Gabbia, perché non ha tanto senso che continuino a guardare le partite dalla panchina. Partirà Castillejo, ma sono ormai 3 sessioni di mercato che lo diciamo e poi non succede. Il suo contratto scade nel 2023. Kessie è già partito. Rientreranno Adli (Bordeaux) e Pobega (Torino), che erano in prestito.

Il fatto che il Milan sia da tempo su Origi (svincolato), Renato Sanches e Botman (entrambi al Lille) non è una novità. Se arrivassero questi 3, la squadra sarebbe numericamente più che a posto. A quel punto, si tratterebbe di vedere cosa si può fare per migliorarla. Al di là dei dettagli (tipo una riserva di Theo Hernandez più affidabile di Ballo Touré, che Pioli ha dimenticato per buona parte della stagione), credo che gli interventi vadano pensati più che altro sulla trequarti. Sotto punta o a destra qualcosa di meglio una squadra che punta ai vertici lo può cercare.

Che budget il Milan abbia in mente non lo sa però nessuno. Ma è prevedibile, e anche auspicabile, che gli investimenti vadano di pari passo con l’obiettivo di lungo termine della sostenibilità.

Il mercato è lungo e di cose ne possono succedere. Il circo del mercato una volta mi divertiva. Adesso mi ha stancato e faccio sinceramente fatica a capire perché i club lo alimentino e non provino nemmeno a modernizzare le loro strategie di comunicazione al fine di togliere ossigeno a tutto questo delirio.

Dico comunque che possiamo fidarci di questa società, goderci l’estate da Campioni d’Italia e stare a guardare. Poi ci ritroveremo a commentare la rosa quando sarà completa.

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La foto di copertina è dal sito www.acmilan.com

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