Il 3 settembre a Nettuno: una vergogna

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E’ un po’ che non aggiorno il sito. Nei prossimi giorni spiegherò il perchè.
Oggi c’è la nebbia e questo mi produce uno stato d’animo che mi porta a scrivere finalmente di quel che è accaduto il 3 settembre a Nettuno.

In breve è questo: una ventina di persone se la sono presa con i telecronisti Rai per una svolta negativa che la quinta partita della serie di finale del massimo campionato di baseball (IBL) aveva preso per la loro squadra. Stando a qualcuno che osservava dall’esterno, qualcuno dall’interno della cabina stampa avrebbe risposto alla provocazione. Fatto sta che la situazione è in breve degenerata, ai facinorosi si sono uniti altri e per un paio di riprese è stato difficilissimo lavorare (non so se si era capito, ma tra i cronisti Rai c’ero anch’io).
Quando la situazione è tornata alla calma, qualcuno si è introdotto nella cabina stampa e ha lanciato una secchiata d’acqua al sottoscritto. O meglio: non sono sicuro che fosse indirizzata solo a me, ma sta di fatto che ha centrato in prevalenza me.

Nel baseball italiano non è una novità prendersela con i radio-telecronisti. Nel 1985 un cronista di una radio di Parma venne aggredito verbalmente tramite la seguente metafora: “ti strozzo con il filo del telefono”. Alla luce di recenti episodi, peccato che non abbiano mantenuto quella promessa. Ma sto divagando.
Un paio di anni dopo un certo Randy Day (tanto macho, ma deludente lanciatore) cercò di lanciarmi una mazza (avevo probabilmente detto che era scarso come lanciatore; non solo io, visto che lo avevano riciclato in battuta). Nello stesso stadio (San Marino) un certo Andrea Delle Piane, promessa del baseball nazionale, se la prese con me dopo essere finito al piatto. Gli sembrò tanto normale che, settimane dopo, bevve dalla mia bottiglia d’acqua senza chiedermi il permesso.
Negli anni ’90 la squadra di Parma ascoltava la radio nel dug out. Me lo confessò, indirettamente, Rick Lancellotti: “Hai detto che sono nervoso, ma io non sono mai nervoso”.
E chi te l’ha detto? “On radio”.
Lo scrissi anche in un articolo dal titolo “Onda Emilia” la radio “Le fidanzate e le mamme” che apparve sul giornalino in distribuzione allo stadio e che, purtroppo, non trovo più: sarebbe attualissimo.

Quello che è successo a Nettuno però è qualcosa di più. E’ il risultato di un tentativo sistematico fatto da persone di poca intelligenza e, soprattutto, scarso senso di responsabilità di dimostrare che io “Ce l’ho con il Nettuno”.
Ringrazio chi ha preso le mie difese. “Proprio tu, che a Nettuno sei cresciuto” è il senso.
Ringrazio anche chi ha riconosciuto che non sono mai andato oltre il diritto di critica (lasciatemi puntualizzare che rivendico con forza il mio diritto di giornalista a criticare una brutta prestazione e a commentare una decisione che non condivido e confermo che sono sempre disponibile a discutere di quel che dico).
Ringrazio chi mi ha espresso solidarietà.

E’ sempre meglio di quel che ho sentito da un alto dirigente federale (“Sai, finchè se la prendono con te che sei del movimento…ma che figura ci abbiamo fatto, con la Rai”), però non è questo il punto.
Il collega Mauro Cugola, ad esempio, ha citato un articolo pubblicato su questo sito in cui esplicitavo il mio amore per Nettuno e per i ricordi che mi legano alla città. Ma non è che se avessi detto che a Nettuno mi trovo male, sarebbe stato giustificato lanciarmi secchiate d’acqua.
Sia chiaro: ci sta, che qualcuno si possa arrabbiare per qualche mio giudizio. Ci sta anche che qualcuno non conosca bene l’Italiano e gli si debba spiegare cosa significano parole come “rispetto”, “correttezza” e “serietà”. Ci sta che qualcuno mi insulti (ho le spalle larghe e tendo a rispondere, non c’è problema).
Non ci sta che qualcuno si introduca in un cabina stampa e lanci secchiate d’acqua. E se la prossima volta si passa dall’acqua alle bastonate? O magari ad una coltellata?

Colpire qualcuno alle spalle è un gesto vile, di cui ci si dovrebbe vergognare. Prepararlo, poi, è proprio da poveretti. E qualcuno lo ha preparato, con la complicità di chi ha la responsabilità dello stadio e lo ha (direi incautamente)  ammesso con miei colleghi e anche con il mio datore di lavoro. Il quale ultimo, ci ha anche riso su: “Pensa che te lo volevano fare di piscio, il gavettone”. Cosa che non ho apprezzato. Nè che stessero preparando un gavettone di piscio, nè che il mio datore di lavoro ci trovi qualcosa da ridere.

Io a Nettuno ci sono tornato dopo pochi giorni. Ci tornerò tutte le volte che serve, perchè io posso andare a testa alta a Nettuno, come in qualsiasi stadio d’Italia.
L’unico peccato è che, tra i miei vari difetti, ne ho uno che in questo caso si rivela molto ingombrante: non dimentico facilmente.

Ho scritto questo pezzo (che volutamente appare senza foto) proprio per questo: per dire ad alta voce che non ho intenzione di dimenticarmi.

4 thoughts on “Il 3 settembre a Nettuno: una vergogna

  1. Il discorso è proprio questo: è importante che chi esprime opinioni possa esprimerle. Poi si può discutere e non condividere. E anche protestare. Quel che non capisco è la necessità di insultare.
    Nello specifico della giornata a cui si riferisce l’articolo, non è stato detto nulla che giustifichi le proteste. E chi sostiene il contrario, mente sapendo di mentire

  2. Non condivido quello che dici ma mi batterò sempre peerchè tu possa dirlo.
    Caro Riccardo secondo me hai pagato le fregnacce degli altri commentatori che nelle telecronache sparano panzanate quasi credessero di fare radiocronaca anzichè telecronaca.
    Comunque esprimo il mio disappunto per l’episodio che non trova nessuna giustificazione e squalifica la mia città. Purtroppo questi espisodi appannano ogni altro elemento positivo …

  3. Aggiungo che nel 1987 quando lavoravo a Formia, ero andato a vedere la partita a Nettuno con la mia macchina targata PR, all’uscita, ho ritrovato la vettura con lo specchietto rotto, e divelta l’antenna… dimenticavo, quella volta Nettuno non aveva vinto…
    Il punto credo che sia: certe cose vanno condannate a prescindere, ovunque accadano

  4. Quoto… ho passato anni della mia vita ad ascoltare le tue radiocronache, magari anche quando ero all’Europeo, ed ho avuto modo di verificare vedendo di persona quello che commentavi… Non ti ho mai sentito sopra le righe e nemmeno alterato, anche quando forse qualcosa in più ci stava, (Lancellotti a Parma è stato un vero disastro, secondo forse solo a Kurt Watanabe in terza nella seconda metà degli 80), però io ti chiedo come mai tutto questo avviene a Nettuno?, forse una piccola autocritica i Nettunesi dovrebbero attuarla. Q

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