Un pomeriggio libero a St. Louis

BASEBALL, SCHIROPENSIERO, SPORT

Quando mi sveglio, vado diretto alla finestra, alzo la tapparella e la apro. Negli Stati Uniti tendenzialmente non ci sono le tapparelle e, negli alberghi, di solito non si può nemmeno aprire la finestra (se no, come si fa ad avere quella amabile temperatura di 16 gradi, creata dal condizionatore, che agli americani piace tanto?).
Sarà un beefalo o un buffalo?Comunque, martedì 18 ottobre sono andato alla finestra del mio albergo di Greenville (Illinois) e ho scostato le tende. E’ andata così a finire che la prima cosa che ho visto di martedì 18 ottobre è stata una coppia di bisonti che copulava. Lucidamente, sono andato subito a prendere la macchina fotografica. Ma la seduta si era nel frattempo conclusa e restava il maschio. Ero comunque soddisfatto, perchè pensavo che, se i bisonti si riproducono, non rischiano di estinguersi.
Ma una semplice ricerca su Wikipedia mi ha fatto scoprire che gli statunitensi proprio con il bisonte ce l’hanno. Sono riusciti infatti a creare il beefalo, un ibrido frutto di incroci con vacche domestiche, che è molto fertile e dal quale si ricava una carne molto bassa come colesterolo.
In compenso, adesso i bisonti con il DNA originario sono praticamente spariti. A parte in alcuni parchi (tipo in South Dakota o a Yellowstone), quelli che si incontrano normalmente sono sostanzialmente mucche travestite da bisonti.

Greenville è un paese che dà l’esatta dimensione della SmallTown AmericaGreenville che, da turisti, è difficile conoscere. Anche perchè nel Midwest i turisti (che tendono a puntare su Est o Ovest) vanno poco. E quando ci sono visitatori da fuori, sono attrazioni in piena regola.
A Greenville ho provato un classico piatto del Midwest: si chiama Horseshoe, ovvero ferro di cavallo, ed è una cominazione di 2 hamburger da un quarto di libbra (quindi, alla fine, mezza libra di carne, un 220 grammi) ricoperta di chili, salsa al formaggio e servita con patatine fritte. Insomma, una vera e propria bomba.

Non è bello che il taxista (senegalese) a St. Louis, quando ha scoperto che venivamo dall’Italia, ci ha chiesto se per caso ci interessava andare ad uno strip club. Molto più modestamente, ci si voleva prendere il primo pomeriggio libero degli ultimi 10 giorni per fare quattro passi, bere una birra e cenare in tranquillità.
Quando il taxista ha capito, ci ha portato a Laclede’s Landing, che è praticamente la vecchia St. Louis sulle rive del Mississippi riconvertita in bar e ristoranti. Il giorno 19 di ottobre, non è che ci fosse tanta vita.
Le statue dei miti del passato a "Busch" stadiumSt. Louis, per essere una città americana, è molto antica. Venne fondata addirittura nel 1763 da un francese (un certo Pierre Laclede, appunto) che intendeva farne un avamposto per chi si recava verso la frontiera ovest.

Parlando di baseball, c’è stato un periodo in cui St. Louis era la città più a ovest delle Grandi Leghe. E’ dal 1892 che la squadra locale fa parte della National League e dal 1900 si chiama Cardinals, come i volatili rossi. Che una volta dovevano essere molto diffusi nella zona e oggi sono sicuramente soppiantati dagli onnipresenti scoiattoli, che salgono e scendono dagli alberi e hanno anche parecchie tane dentro il “Busch Stadium”. Non a caso, le magliette in vendita portano una scritta surreale: Abbiamo gli scoiattoli.

Pur non essendoci la partita, ho trovato il modo di spendere un 200 dollari in cose dei Cardinals che non mi servono. Oltretutto, non sono nemmeno loro tifoso. Ma quando ho in mano una carta di credito in un negozio di souvenir di squadre di Major, divento pericoloso. E il giorno 19 a St. Louis di carte ne avevo 2.

Lascio gli Stati Uniti con una delle più belle prestazioni degli ultimi anni.
Salgo in camera a sistemarmi, ma si sente un ronzio fastidiosissimo. Non capendo da dove viene, chiedo di cambiarmi camera. Non è che la ragazza della recption mi creda, solo che le costa poco cambiarmi camera. Ma quando porto la mia roba nell’altra stanza, mi accorgo che il rumore viene dal mio zaino. Si è infatti avviato il mio rasoio inavvertitamente.
Ovviamente, non ho avuto il coraggio di confessare la verità e mi sono unito allo stupore della ragazza, mentre mi e si chiedeva “Ma cosa sarà”?

I navigatori satellitari hanno tolto molto significato agli autisti degli shuttle che portano al parcheggio degli autonoleggi. Osservava rapito un ragazzo che (senza senso, vista la temperatura) si aggirava in pantaloni corti e infradito: “GPS are changing the worlds“. Non proprio, solo che non si chiedono più informazioni.

Negli aeroporti americani, tende a funzionare tutto. Il ritiro auto a noleggio, ad esempio, è splendido: si guarda che dimensione di macchina si avrà (small, intermediate e full size) e la prima libera di quel segmento, la siL'insegna del Landing prende (“le chiavi sono sulla macchina”). Il che fa risparmiare a tutti un sacco di tempo.
Poi, il personale è sorridente. A Malpensa, viceversa, ho trovato già 2 persone incazzate semplicemente andando al bar (barista acida…e neanche capace di fare il cappuccino) e scendendo per prendere il treno (controllore imbufalito perchè un collega si era dato malato). In compenso, per passare dal terminal alla stazione si attraversa una inutile sala che penso ambisca ad avere un valore artistico e al ritiro bagagli ci sono le statue di Gullit e Rummenigge, giocatori simbolo di Milan e Inter negli anni ’80. Ma non sarebbe meglio aggiornarsi?
Mi consola il treno che va da Malpensa a Milano Centrale. Certo, se chi fa gli annunci evitasse di semifinare il panico dicendo che “questo treno va diretto a Milano Bovisa”, sarebbe meglio.

Bene. Direi che il jet lag è sconfitto.