Davy Crockett: l’uomo sempre pronto ad andare avanti

CINEMA, SCHIROPENSIERO, STORIA, TELEVISIONE, Texas e Bahamas 2016-2017, VIAGGI , , ,

All’inizio del 1955 il network ABC incollò letteralmente i bambini americani al video con gli episodi del Wonderful World of Disney dedicati alla figura di Davy Crockett.  Walt Disney pochi mesi dopo avrebbe inaugurato Disneyland ad Anaheim ed era lui in persona a introdurre ogni puntata, garantendo che era stato tutto tratto dal diario personale del Leone del West. L’audience arrivò alla cifra impensabile di 40 milioni di telespettatori.
Nell’introduzione al suo The Lion of the West,
Michael Wallis (classe 1945) racconta di essere stato uno di quei bambini. Il libro è stata la prima e più importante fonte di informazione per questo articolo.

“Be sure you’re right, then go ahead” David Crockett

Basta una ricerca su YouTube per trovare tutte le puntate di quel programma televisivo. Ma prima che vi si riempiano gli occhi di lacrime vedendo Davy che saluta la sua amata Polly e sale a cavallo, non prima di aver indossato il suo leggendario cappello di pelle di procione, è bene che sappiate che David Crockett era un essere umano, con i suoi pregi e i suoi difetti. Davy Crockett invece è un mito.
Intanto, Crockett non si è mai firmato come Davy e c’è da escludere che qualcuno lo chiamasse con quel diminutivo. Poi, il cappello in pelle di procione Crockett iniziò a indossarlo dopo il successo del personaggio di Nimrod Wildfire, folcloristico cacciatore dello spettacolo The Lion of the West, scritto nel 1831 da Kirke Paulding (che invano negò di essersi ispirato a Crockett) e portato in scena da James H. Hackett. A quell’epoca, Crockett era molto attento al consenso. E pur di ottenerlo, era disposto anche ad apparire in pubblico abbigliato come Nimrod Wildfire.
Sta di fatto, che durante il delirio successivo alle trasmissioni di ABC, il prezzo della pelle di procione passò da pochi centesimi a 6 dollari alla libbra.

Il celebre ritratto di Davy Crockett dipinto da John Gadsby Chapman

Di Davy Crockett non esistono (è morto nel 1836) fotografie. Ma, lasciando perdere quella di Disney, ci sono non poche rappresentazioni cinematografiche. Quella più celebre ce l’ha data John Wayne nel suo film su Alamo del 1960: un Crockett un po’ troppo macho per essere vero (è il fim che induge in romanticismo, più che cercare la verità storica…), ma credibile per  gli atteggiamenti con cui ottiene attenzione e simpatia e anche per come ammette: “Sapessi quanti bambini ho baciato, per farmi votare”.
Nel film di John Lee Hancock sulla battaglia di Alamo del 2004, Billy Bob Thornton interpreta un Crockett che ha forse un eccesso di vita interiore (l’originale era un uomo della Frontiera: attento all’oggi, tutt’altro che spirituale). Il film è “un coraggioso tentativo di ristabilire la verità storica” (dall’Inglese The Guardian) sulle figure di Crockett e Sam Houston  (meno su quella di Jim Bowie; questa è mia) e su come andarono le cose ad Alamo (meno sui presupposti dell’assedio e della battaglia; anche questa è mia). Passerà alla storia del cinema come uno dei peggiori flop di sempre:  145 milioni di dollari di budget, 25 di incassi.
Il film accetta comunque la versione della morte di Crockett che emerge dal diario del soldato messicano Josè Enrique de la Pena, venuto alla luce solo nel 1955 e tradotto in Inglese 20 anni dopo, quando gli Stati Uniti non erano ancora pronti ad accettare che l’eroe preferito dai loro bambini fosse stato catturato e poi giustiziato dai messicani, anziché morire agitando il suo fucile Betsy sopra la testa (prima versione) o facendo esplodere la Santa Barbara (versione di John Wayne).
Per la verità, Hollywood si prende la libertà di mettere in bocca a Davy Crockett queste parole: “Lei è Santa Anna? Pensavo fosse più alto…”. Che è da escludere abbia pronunciato, catturato dopo una battaglia arrivata a conclusione di 13 giorni di assedio.

Se non esistono foto, ci sono di Crockett parecchie descrizioni. Era sicuramente alto (più di 1.80), molto robusto (cacciava orsi, anche se magari non a mani nude come qualcuno pretende…) ma certo “senza carne in eccesso”, come dice John L. Jacobs (che parla di un peso di 90 chili). Aveva capelli neri e li portava “sulla fronte, con la riga in mezzo”, questa è la testimonianza di Helen Chapman, che aveva 17 anni quando lo conobbe. Non era un uomo istruito (Michael Wallis ci racconta che aveva frequentato la scuola per una settimana in tutto) ma, dice John Swisher: “pochi uomini potevano zittirlo in una conversazione”.
Crockett morirà convinto di aver finalmente trovato la soluzione ai tanti problemi (soprattutto di soldi) di una vita turbolenta. Finito come politico dopo essere stato Deputato e aver accarezzato il sogno di diventare Presidente (come vedremo, si era messo contro il potentissimo Presidente Jackson), scriverà in una lettera di aver intenzione di “esplorare il Texas”.  L’idea di andarci la accarezzava da qualche tempo, da quando aveva incontrato a casa dell’ereditiera Octavia Walton  a Washington un redivivo Sam Houston, che non vedeva da 20 anni (era stato suo compagno d’armi, ne parleremo in questo articolo).
Quando arriva a Nacogdoches nel gennaio del 1836, viene accolto da un colpo di cannone, come una vera celebrità. E arringa la folla così: “Avevo detto che se non mi avessero rieletto potevano andare all’inferno, che io sarei andato in Texas. Sono qui”.
Crockett a quel punto si era arruolato nella milizia rivoluzionaria di Sam Houston e doveva proprio raggiungere il Generale, futuro Presidente della Repubblica del Texas e futuro primo Senatore del Texas per gli Stati Uniti. Fermarsi ad Alamo fu un errore o forse semplicemente un calcolo sbagliato. Oltre alla terra che gli era stata promessa, Crockett puntava infatti a ottenere una eleggibilità politica.
“Più che un guerriero” scrive lo storico Paul Hutton “Era un pioniere, diventato politico e che finì con il simboleggiare lo spirito egualitario del West”.

Quando si diffuse la notizia della morte di David Crockett, molti reagirono con incredulità. L’aveva vista in faccia così tante volte (sotto forma di guerrieri Indiani, orsi inferociti, assideramento, malaria) che si cominciava a pensare che fosse in grado di batterla. Non a caso, la sua seconda moglie Elisabeth morì nel 1860, senza aver mai tolto il lutto, ma dopo aver ripetutamente confessato ai famigliari che presto o tardi David sarebbe apparso alla porta di casa.
Della morte di David Crockett abbiamo già detto tanto, ora sarà bene dire qualcosa sulla sua vita. Cercando prima di inquadrare cos’era l’America al momento della sua nascita (1786).
La Dichiarazione d’Indipendenza delle 13 Colonie Britanniche (Massachussets, New York, Rhode Island, New Hampshire, Pennsylvania, Connecticut, New Jersey, Delaware, Maryland, Virginia, Carolina del Nord, Carolina del Sud, Georgia) era di appena 10 anni prima e dell’Unione era entrato da poco a far parte il Kentucky. I futuri Stati Uniti avevano come confine a nord il Canada (Gran Bretagna) e a sud la Florida (Spagna). Il Mississippi stabiliva la Frontiera con la Nazione Indiana.

Il padre di David si chiamava John Crockett ed era di origine irlandese. Era certamente nato in America, come la madre Rebecca Hawkins (che nella sua autobiografia Crockett definisce semplicemente an american woman).  All’epoca della nascita di David, i Crockett vivevano sul fiume Nolichucky, nel futuro Tennessee.
John Crockett aveva combattuto contro gli Inglesi e i lealisti Tories a King’s Mountain nel  1780. Ma aveva combinato poco altro (David ci dice che era di mestiere “a farmer”, un contadino; proverà poi ad aprire una taverna, al fine di ospitare viaggiatori e coloni di passaggio, la cui ricostruzione è visitabile a Morristown, Contea di Jefferson) e vivrà costantemente contraendo debiti che gli servivano a pagare altri debiti. Arriverà a noleggiare letteralmente David ad altri contadini e allevatori. A 15 anni il futuro Leone del West si incaricava già di condurre mandrie di cavalli.
Insomma, non esagera Michael Wallis quando dice che quella di David Crockett “non fu un’adolescenza facile nemmeno per gli standard di inizio diciannovesimo secolo”.

Michael Wallis, autore della biografia di Crockett che mi ha ispirato

Nel  1806 David, ormai convinto di rischiare una vita di solitudine (descriverà  quello provato dopo essersi visto rifiutare una proposta di matrimonio come “un dolore non sopportabile per gli umani”), sposa Polly Finley.  Dal 1811 inizierà a spostarsi verso ovest e nel 1812 verrà coinvolto (anche se prevalentemente come cacciatore e scout) nella guerra tra Unione e Gran Bretagna  che vedrà la Nazione Indiana dividersi. In questa occasione sarà al servizio del futuro Presidente Jackson e conoscerà Sam Houston
Sono anni difficili per Crockett: perde nel 1815 la moglie Polly, che gli aveva dato 3 figli, e si risposa con la vedova di guerra Elisabeth Patton. Crockett era cresciuto sentendo raccontare di coloni uccisi dagli Indiani ostili (tra questi, anche i suoi nonni materni) e aveva sviluppato una certa avversione nei confronti degli Indiani dopo l’eccidio di Fort Mims (che costò la vita a 400 coloni), ma guarda comunque con sospetto agli accordi che portano Jackson ad acquisire per conto del Governo dell’Unione enormi porzioni di terra dei nativi.
Quasi per caso, viene eletto nel 1817 Giudice di Pace. E’ l’inizio della sua strabiliante carriera politica: diventa prima Commissioner, poi  Colonnello della Milizia.
Nel 1821 viene invitato a tenere un discorso per candidarsi a rappresentante della Contea di Lawrence e Hickman. Nella sua auto biografia descrive l’imbarazzo con parole che oggi sarebbero viste come indice di bieco razzismo: “Ero ignorante sull’argomento come un negro di campagna”.  Non dobbiamo però scordarci che siamo nella prima metà del 1800.
In effetti, parte male, poi se la cava con una storiella. Racconta di un uomo sorpreso a dare testate a un barile di sidro, azione che motivava sperando che nel barile si fosse nascosta qualche altra goccia di liquore. “Ero così io” spiega Crockett “Cercavo di trovare le parole che si erano nascoste nella mia testa”. Poi invita tutti a bere (nella sua autobiografia usa l’espressione wet our whistles, che lo slang da film western traduce in Italiano come bagnarci il becco) ed è un trionfo.
E’ distratto dagli impegni politici a causa dei danni inflitti alla sua proprietà da una tempesta. Si trasferisce di nuovo e mette su casa nei pressi del fiume Obion (vicino all’odierna città di Blytheville).
Dopo aver fallito una prima campagna elettorale nel 1825, viene eletto al Congresso nel 1827. I detrattori lo chiamano gentleman of cane (nella sostanza: campagnolo, vista l’abitudine che i coloni avevano di camminare nei campi aiutandosi con una canna) e lui per tutta risposta si presenta ai comizi con una camicia da cacciatore, whisky in un taschino e tabacco nell’altro. Per ottenere consenso, alimenta lui stesso il mito del cacciatore capace di affrontare gli orsi armato di un solo coltello. Racconta di aver ucciso un animale di 600 chili, uno dei 107 orsi (stando alla sua autobiografia) abbattuti tra il 1825 e il 1826.
Nell’abilità di Crockett cacciatore c’è assolutamente del vero. Oltretutto, anche se a noi oggi può sembrare ributtante, la carne di orso era fondamentale per la sopravvivenza durante i rigidissimi inverni della Frontiera. David stava comunque costruendo uno dei primi personaggi pubblici della storia degli Stati Uniti. Aveva capito che i coloni consideravano i valori europei decadenti e che consideravano inutili le Istituzioni, essendo al servizio dei potenti (son passati quasi 2 secoli, ma è un modo di fare politica che ci può risultare familiare…). Aveva coniato lo slogan: “Controllore dei ricchi, amico dei poveri”.
Come scrive in modo significativo Paul Hutton: “Con lui vediamo l’alba del politico come Uomo Comune”.

Crockett è tra i sostenitori di Andrew Jackson quando questi (1828) viene eletto Presidente.
Dopo che conquista il secondo mandato come Deputato nel 1829, si trova contro Jackson e i Democratici quando nel 1830 prova a far abolire l’Accademia Militare di Westpoint e si aliena definitivamente la simpatia del Presidente quando vota (sempre nel 1830) contro l’infausto Indian Removal Act, che vede l’Unione spostare letteralmente gli Indiani Cherokee, Chickasaw, Choctaw e Creek (la migrazione che ne conseguirà verrà ricordata con la triste espressione Trail of Tears, il percorso delle lacrime) per concedere più terreni ai coloni anglo americani secondo la filosofia che passerà alla Storia come Manifest Destiny.
Per Crockett si tratta di una misura “ingiusta e malvagia” e per la verità il voto (102 a favore e 97 contro) dividerà il Congresso. Crockett, che considerava molti dei suoi colleghi Deputati “così orgogliosi di sapere dire così tante cose a proposito di niente”, agiva perfettamente consapevole. Disse dopo il voto che era disponibile a pagare il prezzo della sua posizione “sia quel che sia”.
Il prezzo fu la sconfitta alle elezioni del 1831 ad opera di William Fitzgerald. Infamato ripetutamente dall’avversario, Crockett si era detto pronto a venire alle mani in caso di ulteriore offesa.
Quando puntualmente accade, si alza e si dirige minaccioso verso Fitzgerald. Questi però estrae una pistola e Crockett arretra.
Molti osservatori si dissero convinti che gli elettori di Crockett non gli avessero perdonato proprio quel comportamento prudente. Ma è più probabile che Crockett abbia pagato il fatto di non essere riuscito a far approvare il Bill of Land, una legge che aveva lo scopo di proteggere i coloni dagli speculatori, mettendo in vendita la terra a prezzi abbordabili.

Davy Crockett verrà comunque rieletto al Congresso, preferito a Fitzgerald, nel 1833.
Dopo una trionfale apparizione a teatro durante una rappresentazione di The Lion of the West,  si convincerà del fatto che la sua popolarità lo avrebbe potuto portare a qualsiasi risultato. D’altra parte, i Whigs, ex Democratici che si opponevano a Jackson, lo solleticavano proponendogli di essere il loro candidato a succedere a Jackson come Presidente degli Stati Uniti. Pubblicamente dirà: “Benché io sappia di non aver espresso tutto quello che c’è in me, non credo che sia così tanto da portarmi a diventare Presidente”. Ma in realtà, ci penserà seriamente.
Crockett però, oltre che con le velleità politiche, deve convivere con i problemi di tutti i giorni. Nel 1832 la moglie Elisabeth lo aveva abbandonato e il figlio John Wesley (che poi gli succederà al Congresso, riuscendo a far approvare una versione attenuata del Bill of Land) lo aveva attaccato per non essere stato abbastanza vicino alla famiglia. Commenterà facendo ironia sul fanatismo religioso del figlio: “Crede di guadagnarsi il Paradiso…”.
Nel 1834 era inoltre morto suo padre John.
La situazione finanziaria di Crockett era poi tutt’altro che tranquilla. Con la sua autobiografia (Narrative of the life of David Crockett; qualche storico sostiene che abbia tratto ispirazione da La Metamorfosi di Ovidio, cosa che sarebbe sorprendente per un uomo che sapeva a malapena leggere) aveva ottenuto un grande successo e conseguenti guadagni. Commette allora l’errore di assecondare la tendenza con un lungo tour per presentare il libro.
Il tour gli consente di pubblicare un altro libro (proprio su quanto accaduto durante le presentazioni) e Crockett insiste con una terza fatica letteraria: una biografia satirica del candidato Presidente Martin Van Buren, che definisce in modo sprezzante “Il successore designato del Generale Jackson”.

Nei confronti di Crockett (anche su questo, la politica di oggi non ha dunque dovuto inventare niente…) si scatena una notevole macchina del fango, alla quale il Deputato risponde con l’ironia: “Mi accusano di essere adultero, ma non è vero: non sono mai uscito con la donna di un altro, a meno che lei non lo volesse; mi accusano di essere un ubriacone, ma è una dannata bugia: a bere whisky non mi ubriaco”.
Non basta. Alle elezioni del 1835 Crockett  perde definitivamente il suo seggio al Congresso, che andrà ad Adam Huntsman. E qui il cerchio si chiude: decide di partire per il Texas.

Le ultime parole che Crockett scrive di suo pugno sono indirizzate alla figlia (avuta in seconde nozze) Margaret. Le anticipa che ha trovato una terra “perfetta” e spera che “tutti” ovviamente i suoi famigliari “ci si possano trasferire”. Conclude: “Non state in pena per me, sono con amici”.
Crockett non potrà vedere (1837)  l’elezione di Van Buren a ottavo Presidente degli Stati Uniti (quindi, nemmeno i disastri del suo mandato). Nel 1854 i 4.000 acri di terra che il Texas gli aveva promesso per i suoi servigi come membro della milizia rivoluzionaria andranno alla moglie Elisabeth.
Su YouTube si trova un documentario in Inglese sulla vita di Davy Crockett. Fate click sotto.

Approfondendo la figura storica di David Crockett sono entrato in contatto con le vicende che hanno portato al declino della Nazione Indiana. Il prossimo articolo è per il me stesso bambino che ero, quello che non è mai riuscito a riconoscere negli Indiani i cattivi di tanti film western. Cercherò di raccontare come stavano davvero le cose nei rapporti tra i colonizzatori europei e i 14 milioni di abitanti che il Nord America aveva nel 1600 e che saranno ridotti a meno di 2 milioni entro il 1850.

8-CONTINUA