A San Antonio: Remember The Alamo

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Il viaggio On the Road arriva a San Antonio. Con più di 1.3 milioni di abitanti, è la seconda città più popolosa del Texas (dopo Houston; è anche la settima degli Stati Uniti) e capoluogo della Contea di Bexar. È la meta che attira più turisti nel Texas, soprattutto grazie alla presenza di quel che resta della fortezza di Alamo. Qui, tra il 23 febbraio e il 6 marzo del 1836, accadde uno degli episodi più celebri della Storia degli Stati Uniti: l’assedio al Forte dell’esercito messicano. E qui il viaggio si interrompe per una serie di 3 articoli che cercano di fare riferimento più alla Storia che alla mitologia. Questo è il primo.

Il viaggio tra Fort Stockton e San Antonio lungo la Interstate 10 presenta un’inattesa attrattiva. All’uscita 456 si trova infatti Cooper’s, un Pit Barbeque (in Spagnolo Hoyo de Barbacoa) che si vanta di non essere parte di nessuna catena. Anzi, sottolinea l’insegna, è Family tradition since 1953. Di più, gli slogan della casa affermano sicuri: “la nostra carne non si batte”. E hanno ragione. La guida gastronomica Baldhead gli attribuirebbe 5 teste pelate.
Un Pit Barbeque è una sorta di forno a legna interrato, nel quale la carne si cuoce lentamente.  Non a caso, all’esterno del ristorante si trova un quantitativo enorme di legna accatastata.
All’interno Cooper’s si presenta con una tavola calda ricolma di ogni tipo di carne. Io ordino un misto di salsicce e costolette (ribs), ma sono disponibili anche tacchino, pollo, brisket (che è la punta di vitello) e ovviamente bistecche. Si ordina come al self service e poi ci si siede. I piatti, completi di 2 contorni, costano 15 dollari.
L’ambiente a sua volta merita. Terry Wolle, il manager, è un omone gigantesco che una volta aveva i capelli rossi. L’indizio ci viene dalle foto appese alle pareti, che lo ritraggono trionfante al termine di battute di caccia a qualunque cosa. Sono appesi anche molti trofei: teste di cervo, alce, puma. Non sono proprio un fan della caccia sportiva (anche se poi la carne la mangio, eccome) e in altre occasioni li avrei definiti macabri, ma ammetto che tutta la scena ha il suo perché.
L’unico limite di Cooper’s è che non serve alcolici. Per questo la guida Baldhead non prevede la lisciata di testa.

L’esterno di Cooper’s Barbeque

San Antonio si chiama così perché i primi coloni spagnoli (1691) fondarono la città nel giorno dedicato a San Antonio da Padova. A noi si presenta con la tipica skyline delle metropoli statunitensi.
Prendiamo alloggio presso un Motel Six che si auto localizza Downtown, ma che in verità è sul limitare del centro. Alla reception c’è un impiegato indiano (nella miglior tradizione degli alberghi economici degli Stati Uniti) che, appreso con soddisfazione che abbiamo visitato anche il suo Paese, ci consiglia di andare in centro in autobus. Non lo ascoltiamo e partiamo a piedi, inizialmente timidi. Superati gli svincoli della superstrada ruggente, si imbocca Main Street e in 10 minuti si è al River Walk, una delle attrazioni di San Antonio.
Si tratta sostanzialmente di un lungofiume ricco di ristoranti e bar, che nelle ore serali è affollato in maniera inimmaginabile. La sua storia inizia nel 1921 con una disastrosa (50 morti) inondazione del fiume che porta lo stesso nome della città. L’Architetto Robert Hugman progetta allora un sistema (un canale, un cancello per contenere le piene a nord e una piccola diga a sud) che ha l’ambizione di mettere in sicurezza la città e che trova il consenso del Sindaco Jack White. Nel  1938 inizia la raccolta fondi e nel 1946 le resistenze sono del tutto vinte quando il sistema contiene un’altra inondazione, che potenzialmente sarebbe stata ancor più devastante di quella del 1921. Con l’Expo del 1968 il River Walk ottiene la sua definitiva consacrazione.

Il riverwalk di San Antonio

Alamo oggi è una Chiesa e non è ancora stata completata la ristrutturazione per renderla pienamente fruibile al pubblico. Lo Stato del Texas ha deciso di concedere la visita gratis a tutti, il che non è proprio un gesto tipico negli Stati Uniti. La piazza è presa d’assalto da una gran folla. Curiosità: qui si può circolare armati, ma non si possono bere alcolici o fumare.
A vedere il monumento, onestamente mi emoziono. Cerco e trovo il nome di Davy Crockett, perché anch’io (ovviamente, è passato un po’ di tempo) ho messo qualche volta il famoso cappello con la coda di procione.
Un gruppo di donnette dell’Esercito della Salvezza (quindi di Religione Metodista, come abbiamo visto un paio di articoli fa) prova a piazzarmi una Bibbia, poi mi chiede se almeno possono “pregare per me”. Rispondo che faccio da solo.
La visita della Chiesa si risolve in pochi minuti. Sono a lungo indeciso se comprare il romanzo The Bugles are silent di John R. Knaggs (la critica dice che “offre un nuovo punto di vista sui presupposti dell’assedio”), l’autobiografia di Crockett o la più recente biografia (titolo: The Lion of the West) scritta dallo storico Michael Wallis. Propendo per quest’ultimo libro che, come vedremo, utilizzerò un bel po’.
Molto interessante si rivela la ricostruzione storica, fatta attraverso un video molto ben curato. L’unico problema è che la storia che viene proiettata pone l’accento su un fatto che è storicamente falso:  gli assediati di Alamo lottavano per la libertà.

Nell’assaggio di storia del Texas  con cui ho aperto questa serie di articoli avevo già chiarito come nel 1836 il Texas fosse, a tutti gli effetti, parte del territorio del giovane Stato del Messico. Dopo l’indipendenza dalla Spagna, il Messico aveva governato un Texas con 3 sole comunità permanenti: Nacogdoches (a sud est di Dallas), San Antonio e Presidio (l’ho menzionata durante la visita al Big Bend National Park, nell’articolo precedente). Si tratta di località distanti oggi ore di macchina l’una dall’altra. Il Governo del Messico aveva faticato a convincere i coloni (tejanos) a trasferirsi in questo immenso territorio. Così erano cresciuti di numero i coloni anglo americani (texians), che erano comunque cittadini messicani. Come James Bowie, che passerà alla storia per aver combattuto ad Alamo dal letto nel quale era costretto (dalla malattia o perchè ferito in battaglia, non è mai stato chiarito). Bowie, che all’epoca dei fatti aveva 40 anni, non sarebbe descritto oggi come “una brava persona”. In gioventù si era guadagnato una certa fama per come usava il coltello nei duelli (il film del 1952 The Iron Mistress, di Gordon Douglas, è dedicato ai suoi duelli più celebri; Alan Ladd interpreta Bowie), tanto che un noto coltello da caccia porta il suo nome. Era uno speculatore e trafficante di schiavi.
Il capo delle truppe regolari che difendevano Alamo era William Travis (classe 1809), giovane ma con un passato turbolento alle spalle. Era un ex avvocato, fuggito dall’Alabama perché braccato dai creditori e dopo aver abbandonato la moglie incinta. La signora Travis era ad Alamo poco prima dell’assedio (dove aveva ricevuto la notizia che William aveva chiesto il divorzio) assieme al figlio. In un primo tempo, avevo creduto che fosse sopravvissuta all’assedio. Ma leggendo con più attenzione il libro di Michael Wallis, ho verificato che i messicani risparmiarono in effetti una donna e un bambino, ma anche che si trattava della moglie e del figlio di un altro soldato.
Personaggi come Travis erano comuni tra i texians, tanto che gli ufficiali giudiziari avevano preso a riportare i crediti inesigibili con un acronimo: GTT (Gone To Texas). Lo stesso Davy Crockett non era in Texas in cerca di gloria, piuttosto (lo scrive Michael Wallis) era “in cerca di terra”. Si era arruolato nelle truppe rivoluzionarie texane proprio perché gli era stato promesso un appezzamento enorme: 4.000 acri.

Alamo, nato come Missione spagnola per convertire i nativi alla Religione Cattolica nel 1700, era stato un avamposto militare degli spagnoli a partire dal 1803 e lo era rimasto con il Messico indipendente. A fine  1835 però i rivoluzionari anglo americani avevano preso possesso del Forte.
Nell’articolo sulla storia del Texas avevo definito quella texana una “strana rivoluzione”. E in effetti, il cosiddetto casus belli (l’Esercito messicano voleva recuperare un cannone dai coloni della comunità di Gonzales, che fecero fuoco sui soldati) vedeva tejanos e texians a fianco. Alla base della rivoluzione texana non c’era in effetti una lotta di etnie o di idee. C’erano piuttosto questioni politiche.
Il Messico indipendente dalla Spagna era nato come Stato Federale (la Costituzione venne proclamata nel 1824). Gli Stati erano 18, ma il Texas (troppo poco popolato) era solo un Dipartimento dello Stato di Coahuila. Quando arrivò al potere Santa Anna (1833), oltretutto il Messico tornò alla forma di Stato Centralista. A questo si opponevano sia tejanos che texians. Gli anglo americani poi erano del tutto contrari al fatto che Santa Anna avesse abolito lo schiavismo. Questo, nella pur equilibrata ricostruzione storica che fa, il sito ufficiale di Alamo omette di puntualizzarlo.
Ma le parole di Stephen Austin in persona ci aiutano a capire come stavano le cose. Riferisce con una lettera sui suoi contatti con il Governo messicano (che, come abbiamo visto, pretendeva che chi era entrato schiavo in Texas fosse libero dopo 10 anni): “Sto cercando di convincerli a mantenerli schiavi per tutta la vita in cambio del fatto che i loro figli saranno liberi a 21 anni”.
Di Austin avevo parlato nell’articolo sulla storia che ho citato più volte. Era un Empresario, aiutava quindi i coloni a stabilirsi in Texas, e aveva raccolto l’eredità del sogno di un Texas anglo americano dal padre Moses. In un’altra lettera enuncia più chiaramente il suo punto di vista: “E’ molto evidente che il Texas dev’essere completamente americanizzato. Per questo, dev’essere una terra in cui è ammesso avere schiavi”.
La cultura popolare americana non ha comunque mai smesso di ritrarre i rivoluzionari texani come eroi che si battono per la libertà e contro la tirannia del Messico e di Santa Anna. Ce lo si aspetta dal film diretto e interpretato (nel ruolo di Davy Crockett in persona) da John Wayne, ma lo stesso tipo di idea la troviamo nel remake del 2004 di John Lee Hancock, con Billy Bob Thornton che interpreta Davy Crockett e Dennis Quaid che dà il volto a Sam Houston nella battaglia di San Jacinto. Santa Anna, e i messicani in generale, sono tratteggiati come arroganti e irrispettosi: “Davy Crockett? Ma chi, il cacciatore di orsi?”.
A Santa Anna una storiografia più recente e meno prevenuta attribuisce invece questa dichiarazione: “Li combattiampo perchè vengono nel nostro territorio e non vogliono rispettare le nostre leggi”.
Innegabilmente, il punto di vista dà un senso diverso alla decisione di far marciare l’Esercito su Alamo.

Una scena del film di John Lee Hancock del 2004 The Alamo

Non è chiaro perché le truppe di Travis fossero rimaste ad Alamo. Il Generale Sam Houston aveva dato ordine di evacuare (e distruggere) l’avamposto, perché sarebbe stato impossibile difenderlo in caso di un attacco dell’esercito regolare messicano.  Non è da escludere che Travis e i suoi non fossero proprio i più fedeli a Houston e quindi al Presidente degli Stati Uniti Jackson. E questo spiegherebbe anche come mai Davy Crockett (la sua contrapposizione a Jackson è alla base della decisione di andare in Texas; ovviamente ci torneremo) avesse deciso di portarsi ad Alamo e non unirsi subito a Houston.
Travis, da parte sua, era convinto che sarebbe arrivato in suo soccorso un contingente di 500 uomini comandato dal Colonnello James Fannin.
Travis lascerà scritto: “Comunque vada, il Messico si ricorderà di William Travis”.
L’assedio era portato da almeno 5.000 soldati e all’interno del forte non c’erano più di 250 persone. La loro fine era scritta. Eppure la versione ufficiale dice che di fronte alla richiesta di arrendersi, avendo in cambio salva la vita, Travis abbia risposto con un colpo di cannone.
Ad Alamo dal 23 febbraio, i messicani decisero di attaccare (con 1700 uomini) al’alba del 6 marzo. La battaglia non durò più di 90 minuti e non lasciò superstiti, a parte la donna e il bambino di cui ho detto, per i quali Santa Anna ebbe pietà, e uno schiavo, liberato a scopo evidentemente simbolico. Tutti i corpi dei caduti vennero bruciati.
Secondo la mitologia, Davy Crockett morì da eroe, combattendo fino alla fine. E per il momento ci accontentiamo di questa versione. Come ho detto, approfondiremo a dovere questo affascinante personaggio con il prossimo articolo, che sarà on line lunedì.
Nel ripetutamente citato articolo d’apertura di questo resoconto, avevamo anche chiarito che nell’aprile dello stesso 1836 Sam Houston guiderà l’Esercito rivoluzionario alla cattura di Santa Anna durante la battaglia di San Jacinto. Grazie a una brillante manovra (lanciata al grido di Remember the Alamo), e grazie all’eccesso di sicurezza del Presidente messicano, Houston aveva diviso le truppe avversarie, separando Santa Anna dal resto dei soldati. Fu quel giorno, in cambio della vita del Dittatore, che nacque il Texas indipendente.
Del Texas membro dell’Unione abbiamo già detto in precedenza.

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