Guida gastronomica Baldhead: uno speciale sull’Olanda

La guida gastronomica Baldhead

In Olanda si mangia decisamente male. Anche Wikipedia è d’accordo, visto che definisce la nederlandse keuken “poco elaborata e ricca di calorie”. Considerando che dal 1990 mi capita di passare periodo più o meno lunghi in Olanda con regolarità, mi sembra giusto dedicare un capitolo della Guida Baldhead ai Paesi Bassi

Una sorta di cartolina celebrativa della consegna dei media guide
Una sorta di cartolina celebrativa della consegna dei media guide

A Nieuwerkerk aan den Ijssel si capisce perchè questa nazione si chiama Paesi Bassi. Il villaggio originale, che data tredicesimo secolo, era stato edificato su una collina tra un paio di laghi che oggi vengono ricordati come “poco profondi”. Poi nel diciannovesimo secolo gli olandesi si sono messi in mente di ricavare terreno dalle acque creando i cosiddetti polder (termine che apparentemente non ha una traduzione in Italiano, ma che significa “tratto di terreno isolato dal mare attraverso dighe o sistemi di drenaggio dell’acqua”). Oggi, dove sorgevano i laghi poco profondi di cui sopra, c’è la zona residenziale e artigianale di Nieuwerkerk, inclusa la tipografia che ha stampato il media guide della nazionale di baseball 2016. A guardare la zona residenziale dalla città vecchia, il colpo d’occhio è onestamente impressionante. Si trova infatti a oltre 6 metri sotto il livello del mare.
La città vecchia ospita il ristorante italiano La Sirena, che l’impareggiabile Pim Van Nes è riuscito a far aprire per noi (io e il fotografo Ezio Ratti) attorno alle 14 benchè l’orario esposto in vetrina dicesse inequivocabilmente che l’apertura era prevista per le 16.45. Che di per sè, è un orario incomprensibile per un ristorante. Ma se vogliamo, è anche incomprensibile che ci sia gente che vive sotto il livello del mare. Quindi…

Nieuwerker è inequivocabilmente sotto il livello del mare
Nieuwerker è inequivocabilmente sotto il livello del mare

La Sirena, oltre al curioso concetto espresso dal titolare (da Salerno, ha figli che sono in Italia per l’Erasma, come dice lui) che noi italiani abbiamo “perso il controllo del territorio” a causa di un eccessivo numero di stranieri che troppo liberamente si aggirano, ci ha insegnato un’abitudine alimentare degli olandesi che non avevo metabolizzato: quella di aprire il pasto con pane e kruidenboter, un burro insaporito con prezzemolo, erba cipollina, aglio, pepe e sale e che si spalma sul pane. E’ naturalmente consigliabile, a meno che non siate in un ristorante italiano, difendere con i denti quel pane, perchè con le portate principali non ne avrete altro.
Pranzare (a spese di Pim Van Nes) a La Sirena mi ha anche aperto un mondo: dopo 5 lustri a chiedermi se era meglio Mac Donald’s o una bella aringa cruda, se veramente dovevo far finta che il frikandel (salsiccia speziata, fatta di scarti della lavorazione del maiale) tutto sommato fosse simile ai bratwurst tedeschi (e, per la cronaca, occhio al terrificante leverworst, salsiccia di fegato) o fare i complimenti agli olandesi per come friggono le patate (che poi accompagnano alla maionese, cosa per me assolutamente incivile) ho preso la decisione: mangiare nei ristoranti italiani non è poi così da provinciali.

Foto speciale col Pato sul diamante di Hoofddorp
Foto speciale col Pato sul diamante di Hoofddorp

Ne consegue che quando Seb Visser (classe 1987, giocatore dei DSS Haarlem che fungeva da addetto stampa dell’Europeo) mi ha detto che il fidanzato della mamma della sua compagna (“Non so bene come spiegarmi” aveva premesso) gestisce un ristorante italiano, ho accettato con entusiasmo di andarci.
Da Vincenzo a Haarlem Nord, non lontano dallo stadio Pim Mulier, è diventato così il nostro ristorante ufficiale in Olanda. Domenica 18 settembre Carlo (il fidanzato della mamma della compagna di Seb) ha addirittura aperto il locale appositamente per cucinare la nostra cena. Ci aveva promesso che ci avrebbe aspettato dopo la finale, ma era stata una domenica fiacca e il Maitre aveva deciso (in sua assenza) di chiudere. Così Carlo Vincenzo (non è chiaro se Vincenzo è il cognome o se lui si presenta come Carlo, colui che gestisce Da Vincenzo) è tornato personalmente al ristorante, ha aperto e si è messo a cucinarci la carne che aveva acquistato apposta per noi.
Carlo è olandese a tutti gli effetti e parla Italiano in modo faticoso (le tagliatelle “con gamba” presumo siano con i gamberi, ma non ho avuto il coraggio di verificarlo), ma è italianissimo per abitudini alimentari. Vi porterà in tavola caprese, salumi (incluso un eccellente prosciutto di Parma), formaggi (parmigiano e gorgonzola, mica l’insapore Edam), caponata di melanzane. E alla fine ci sarà spazio per un vero gelato italiano.
Da Vincenzo abbiamo conosciuto anche il cuoco Francesco. Originario della Sardegna, ha lavorato per più di un decennio in provincia di Parma (i casi della vita…) come fornaio e ora si è creato una seconda vita lavorativa come cuoco. Ci ha preparato le cozze, ma non i mosselen del mare del nord (che in Olanda vanno molto bolliti), le cozze del Mediterraneo che si è fatto arrivare e che ha cucinato con un intigolo capace di valorizzarle.

Insomma, sono 5 teste pelate con lisciata di testa

La Garganta del Pato In Olanda non vi potete portare il Pato a tavola, perchè finisce tutto il pane prima che voi possiate provare a spalmare la prima fetta di kruidenboter.
Se però viaggiate in auto, gradirà particolarmente la sosta negli autogrill svizzeri, dove si può gustare un eccellente caffè espresso alla modica cifra di 4 euro