Qualche ricordo dal mio ultimo viaggio da cronista di baseball in Sicilia

Sette e mezza a colazione

Visto che i Red Sox di Paternò (provincia di Catania) hanno vinto il campionato di Serie A di baseball (che sarebbe, per semplificare, il secondo campionato in ordine di importanza dopo la Italian Baseball League o IBL), mi è venuta voglia di rispolverare un pezzo che avevo scritto nel 2010 di ritorno da una trasferta a Palermo. In quella stagione una squadra siciliana (i Catania Warriors) giocava nella IBL e si pensava potesse diventare la squadra di tutti i siciliani.
Va da sè che le cose non sono proprio andate così

In fondo la Sicilia non è poi così lontana. Per capirlo, basterebbe verificare quante volte le squadre siciliane salgono dalla loro isola al Continente per onorare gli impegni che hanno nei campionati di baseball e softball. Ma se non basta, in Sicilia ci si può sempre andare. Ci sono voli praticamente da tutti gli aeroporti del nord Italia, alcuni fanno anche parte della categoria low cost, un classico dei classici di questa seconda decade del primo secolo del terzo millennio.
C’è poi da dire che la Sicilia è bellissima. Non faccio una grossa scoperta e lo so. Prima di me c’erano arrivati più prestigiosi cronisti, a cominciare dal geniale Goethe: “Essere stati in Italia senza vedere la Sicilia è come non esserci stati” scrisse il grande autore tedesco “Perchè la Sicilia è la chiave per capire tutto il resto”.
La cosa bella di questa frase di Goethe è che, in effetti, l’Italia non era ancora una nazione nel marzo del 1787, quando lui giunse in Sicilia. Come è (o dovrebbe essere) noto, l’Unità d’Italia data infatti 1861. Eviterò di dilungarmi sul fatto che a Goethe (che notoriamente aveva una mente superiore) appariva ovvio come la Sicilia fosse parte, anche se non geograficamente, dell’Italia e su quanto miseria ci può essere in chi oggi non se ne accorge.

Un'immagine di Cinisi
Un’immagine di Cinisi

In Sicilia ho preso alloggio in un piccolo paese (poco meno di 12.000 abitanti) che si chiama Cinisi.
Fossi un giornalista di quelli preparati, direi che l’ho fatto in memoria di Peppino Impastato, che nel 1977 fondò una radio chiamata Radio Aut, dai microfoni della quale denunciò i delitti del Capo Mafia Gaetano Tano Badalamenti. Aveva poco più di 30 anni Impastato quando, la notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978 a Cinisi (suo paese natale), saltò in aria a causa di una carica di tritolo. Del fatto che fosse morto, non si accorse quasi nessuno. Il 9 maggio 1978 venne infatti ritrovato in via Caetani a Roma il cadavere di Aldo Moro. Se ne accorsero comunque i cittadini di Cinisi, che lo elessero (ovviamente a titolo simbolico) nel Consiglio Comunale del paese.

Al momento in cui scrivevo l’articolo, Marco Tullio Giordana aveva già girato il suo pluripremiato I Cento Passi (il titolo fa riferimento alla lista che bisogna percorrere per andara da casa Impastato alla casa di Badalamenti); nel 2016 la RAI ha prodotto il film per la TV Felicia Impastato, dedicato alla figura della madre di Peppino.

Peppino Impastato
Peppino Impastato

Ma io sono io. E ammetto che ho scelto Cinisi perchè era il paese più vicino all’aeroporto (ci sono tanti comodi voli PER la Sicilia, meno DALLA Sicilia. E quasi tutti ad orari da barbari). E che Peppino Impastato fosse di Cinisi, l’ho scoperto oggi cercando su Wikipedia quanti abitanti ha il paese.

Dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo c’è un’uscita dell’autostrada che si chiama Capaci e subito dopo, appena dopo una curva, sorge un obelisco che ricorda come qui, il 23 marzo 1992, il Giudice Giovanni Falcone (e con lui la moglie e 3 agenti della scorta) perse la vita in seguito ad un attentato mafioso. Per definirlo, trovo solo l’espressione inaudito. Venne infatti scavato un tunnel sotto l’autostrada e furono utilizzati 500 chili di tritolo.
La Strage di Capaci è uno dei momenti più brutti della storia d’Italia. Avevo pensato di fotografare l’obelisco, ma ci ho ripensato. Non si tengono foto di ricordi del genere.

Andando in giro per la costa della Sicilia si respirano profumi unici. Solo la vegetazione, ci dice quanto questa terra sia ricca di storia e di vita. Anche di dolore, come abbiamo appena visto.
Da questo 2010, della Sicilia fa anche parte il baseball della IBL. Prima di questa data c’erano diverse squadre, dall’inizio della stagione c’è una Franchigia Siciliana. E’ un progetto e, come tutti i progetti, comporta il rischio di non riuscire nel migliore dei modi. Ma è un progetto che ci voleva. Da almeno 3 lustri sento parlare della Sicilia che può essere la nostra Florida. Che a livello di dichiarazione d’intenti non è male, ma se poi non è seguita dai fatti resta solo velleità. Come quella di chi costruì lo stadio di Palermo nel 1998 senza pensare nel concreto a che utilizzo ne sarebbe stato fatto.

La Franchigia Siciliana ha tentato l’impossibile e lo ha reso possibile: oggi in quello stadio, che rischiava di essere abbandonato, si giocano partite del massimo campionato di baseball. Non pretenderò di raccontarvi che tutto a Palermo è perfetto, ma posso garantire che l’impianto di illuminazione funziona meglio che in altri stadi del nostro campionato.
Sarò comunque esplicito: se quanto è stato ottenuto quest’anno è un inizio, la Franchigia Siciliana ha davanti a sè un futuro luminoso. Se è considerato un punto d’arrivo, non credo che la Sicilia sarà mai la nostra Florida.

Lo stadio da baseball di Palermo presto potrebbe essere intitolato a Joe Di Maggio, la cui famiglia veniva dalla vicinissima località di  Isola delle Femmine; io proporrei di intitolarlo (oltre a Joe) anche a Dominic Di Maggio, il fratello minore di Joe ed esterno centro dei Boston Red Sox (soprannome: the little professor, visto che portava gli occhiali). C’era anche un Vince Di Maggio, il più grande dei fratelli. Non lo conosce nessuno, ma ha giocato più di 1.000 partite in Grande Lega. Ovviamente esterno centro. E c’è anche un Joe Di Maggio (Joe Peter, per la precisione, classe 1986) che ha giocato lo scorso anno al Mesa Community College. Nessuno lo ha scelto al draft, non deve essere parente.

Dallo stadio Fratelli Di Maggio (per me, si chiama già così), da una uscita della rotonda si va verso la modaiola spiaggia di Mondello, che si affaccia su acque cristalline ed è circondata da ristoranti di pesce celeberrimi. Da un’altra si raggiunge invece il quartiere ZEN. Che non è qualcosa che ha a che fare con la meditazione trascendentale. Questo quartiere (16.000 abitanti, un terzo in più del paese di Cinisi) porta un nome che è l’acronimo di Zona Espansione Nord. Venne edificato nel 1969 e oggi viene descritto così: “Il quartiere è afflitto da gravi problemi di degrado architettonico (per la quasi totale assenza di manutenzione sui fabbricati) specchio del pesante degrado sociale, con alti tassi di dispersione scolastica, microcriminalità e infiltrazioni mafiose”.
In questi pochi chilometri, c’è tutta la Sicilia.

Venerdì 21 maggio i Warriors hanno vinto al termine di una grande rimonta contro la Danesi Nettuno. Per ora, Nettuno è l’unica squadra che ha perso contro i siciliani 2 volte in questa stagione.
Come matricola, la Franchigia Siciliana sapeva di dover soffrire, in questa sua prima stagione di IBL. Ma sono sicuro che, nel loro intimo, coloro che hanno costruito la squadra si aspettassero qualcosa di più.
Ovviamente, non è dato a sapere quante vittorie riuscirà ad ottenere la squadra nei 2 mesi che ci separano dalla fine della regular season. Ma credo che la vera sfida sia un’altra: fare di questa formazione la squadra di tutti i siciliani.

Per la cronaca, la squadra (che passa alla storia come Scacchiera dell’Etna Catania) chiuse la regular season settima, con 8 vittorie e 34 sconfitte: un successo in più dell’ultima (il Godo) ma a ben 15 vittorie dal sesto posto

La gioia dei giocatori dei Red Sox Paternò dopo la vittoria decisiva www.PhotoBass.eu
La gioia dei giocatori dei Red Sox Paternò dopo la vittoria decisiva www.PhotoBass.eu