Siamo ai giorni nostri: torna un Presidente Italiano alla IBAF

"The game we love" - la storia della IBAF, BASEBALL, FICTION E PROGETTI EDITORIALI, SPORT

Dalla fine del Mondiale 2009, sono iniziate a tutti gli effetti le grandi manovre in vista del Congresso elettivo della IBAF. Credo che nessuno, anche a distanza di lustri, ricorderà quelle settimane come piacevoli. A mano a mano che emergevano i disastri (per non dire di peggio) della sua gestione, John Ostermeyer reagiva in maniera sempre più virulenta. Non scorderò quando, aprendo il Congresso, mi citò tra gli ospiti per poi commentare: “Italy, of course”.

Alla fine Ostermeyer si ritira, lasciando via libera a Riccardo Fraccari (candidatura per altro supportata niente meno che da Giappone, StatiRiccardo Fraccari Uniti e Cuba) per la presidenza. Senza mezzi termini, Ostermeyer è accusato (e sto usando un eufemismo) di cattiva gestione. E si difende: “Tutte le spese che ho fatto” dichiara alla stampa australiana “Sono state controfirmate dal Presidente e dal Tesoriere. Tutto l’Esecutivo sapeva. Ma nessuno arriverà mai a dire che la IBAF ha funzionato perché il Segretario Generale ha anticipato 1.2 milioni di dollari”.

Ho personalmente chiesto un commento su questo a Miquel Ortin, il predecessore di Ostermeyer nel ruolo di Direttore Esecutivo (che l’australiano ricopriva ad interim): “Mi sembra strano. Quando me ne sono andato io, c’erano 2.6 milioni di euro, 460.000 dollari e 148.399 franchi svizzeri disponibili sui conti correnti. A questo si aggiunge la cifra di un milione di dollari che la IBAF aveva ricevuto dalla MLB per il World Baseball Classic e il contratto con Sports Marketing Japan” diritti televisivi delle Qualificazioni Olimpiche “Che valeva milioni e dal quale la IBAF ha voluto recedere. Se era in difficoltà, perché non ha rispettato il contratto?”

Ostermeyer, per la verità, non attribuisce il ritiro della sua candidatura a Presidente alle questioni economiche: “Ero stanco di tutta la spazzatura, di tutta la politica, di tutte le insinuazioni”.

Siamo dunque ai giorni nostri. Oggi, a metà del 2012, la IBAF è un’organizzazione che ha cambiato radicalmente volto rispetto a quella creata da Leslie Mann e Jaime Marinè oltre 70 anni prima.
Curiosamente, alcuni dei suoi protagonisti sono gli stessi che muovevano i primi passi nei litigiosi anni ’70 e durante i mandati (che non esito a definire romantici) di Robert Smith. Molti di loro hanno visto quel che è accaduto durante l’epoca di Aldo Notari, quando la lotta per le poltrone e i ruoli rilevanti ha finito per mettere in secondo piano il baseball e l’organizzazione dei tornei, al punto da perdere il posto nel programma delle Olimpiadi.
La IBAF attuale punta ad avere un rapporto importante con le organizzazioni professionistiche (per prima, ma non esclusivamente, la MLB) e che ha ben presente il fatto che oggi non può contare sulle risorse di ieri.
“La IBAF è come un treno” è una celebre citazione del Presidente Fraccari “I tornei più importanti sono la locomotiva, le risorse che saranno capaci di generare devono essere condivise con il movimento, per aiutare lo sviluppo”.

Il futuro del movimento a livello internazionale dipende in buona parte dalla possibilità che il baseball ha di rientrare alle Olimpiadi. Fraccari vede una proposta congiunta con il softball come una conditio sine qua non, ma la partecipazione dei migliori giocatori al torneo è sempre sul tappeto. E non come argomento di importanza secondaria.

Con questo, chiudo questo lavoro al quale tenevo tanto. Mi spiaceva aver scritto un libro sulla storia del baseball e della sua Federazione Internazionale in Inglese e non poterlo condividere nella mia lingua madre. Ora che ho fatto il passo, e sono abbastanza soddisfatto del risultato, non escludo di ampliare questo lavoro, magari facendone un e-book.

Vedremo. Devo dire che per me adesso è anche importante tornare a scrivere di altro.
Spero comunque di avervi condotto in un viaggio interessante. Io, mentre ricercavo e mi informavo, mi sono divertito moltissimo.