Se solo Gigi Buffon fosse nato muto…

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT, TELEVISIONE

Gianluigi Buffon (detto Gigi) è uno di quegli esseri umani baciati dalla fortuna: un fisico formidabile, un grande talento, è anche un bell’uomo. E’ ricco, famoso, sposato con una donna bellissima. Ma per essere perfetto, gli manca una cosa: essere muto.
Se non potesse parlare, certamente ne guadagnerebbe.

Gigi BuffonLo ricordo praticamente bambino. Il Parma lo fece esordire in Serie A contro il Milan e lui si distinse per un’uscita a valanga sui piedi di Roberto Baggio. In sala stampa, diede del “lei” a tutti.
Ma bastarono pochi mesi perchè ne combinasse una: dopo una vittoria abbastanza rocambolesca contro la Juve, dichiarò: “Bravi noi, asini loro”.
Gigi usava un gergo prettamente parmigiano di quegli anni. Sinceramente, non trovai la sua dichiarazione una tragedia, ma sconveniente sicuramente sì. Però aveva 18 anni.

Era già più grande quando creò un pandemonio per aver scritto sulla maglia “boia chi molla”.
Buffon aveva sicuramente sentito il famoso “Boia chi molla/E’ il grido di battaglia” in uno stadio. Non sapeva che era lo slogan del FUAN (organizzazione universitaria del Movimento Sociale) negli anni ’80, meno che mai che nel 1970 il Sindacalista del CISNAL (sempre MSI) Ciccio Franco lo usò per aizzare la gente contro lo stato. Non sapeva nemmeno che si trattava del motto dell’esercito fascista durante la Repubblica Sociale e degli Arditi della Prima Guerra Mondiale. E certamente non sapeva che a coniarlo fu Eleonora Pimentel Fonseca durante le barricate della Repubblica Partenopea (1799; non lo sapevo nemmeno io, ma ho controllato su Wikipedia).

Gigi era ormai ingiustificabile quando si iscrisse all’Università di Parma auto certificando un diploma di scuola superiore che non aveva mai conseguito. Il suo allenatore di allora (Malesani) lo difese con questa bizzarra dichiarazione: “La vicenda di Gigi ci insegna tante cose”.
Ovvero? Che non si deve dichiarare il falso? Mah…

Se nel 2006 non gli avesse fatto gol un suo compagno (Zaccardo contro gli Stati Uniti), Buffon non avrebbe subito un solo gol su azione in tutto il Mondiale. Un idolo. E io mi indignai parecchio perchè non venne premiato con il Pallone d’Oro (che andò a Fabio Cannavaro).
Buffon è sceso in ‘B’ con la Juve. Sembrava che avesse smesso, con le dichiarazioni inopportune. Al punto che lo hanno fin fatto parlare (scelta che trovo francamente ardita) di fronte al Presidente della Repubblica in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia (a proposito, anche durante le Cinque Giornate di Milano nel 1848 gridavano “Boia chi molla”).
Poi però Gigi ha ricominciato.

Durante Milan-Juventus di quest’anno, Buffon ha respinto una conclusioneUna scena da "L'Ispettore Derrick" di Muntari che era entrata di un bel mezzo metro. La sua respinta ha ingannato l’arbitro. Si fa? Non si fa? Io ho visto fare di peggio in partite di calcetto tra quarantenni, quindi (pur milanista) mi scandalizzo fino lì.
Buffon ci mette il carico: “Non avevo visto che era dentro” e mi vien da dire uhm.
Poi la fa nettamente fuori dal vaso: “Ma se anche me ne fossi accorto, non lo avrei detto all’arbitro”.
Ma perchè? Gigi, dico, perchè lo hai detto? In questi casi o si è falsi fino in fondo (“non me ne sono accorto, se lo avessi visto non avrei respinto la palla”) e si fa un figurone, anche se non ci crede nessuno, o si tace!

In questi giorni, Gigi sta decisamente esagerando.
“E’ vergognoso che sulle perquisizioni” si parla del caso delle partite vendute “Ci siano fughe di notizie”.
Però! Non che ci sia qualcuno che si vende le partite (che siano “sfigatelli”, come dice il Commissario Tecnico della nazionale Prandelli, sarà poi da dimostrare), è uno scandalo che lo si dica?

Io ho persino fatto la tesina del mio esame da giornalista sui rapporti tra la polizia giudiziaria e i giornalisti. Me la ero presa perchè, nel caso Carretta, la Polizia Giudiziaria della Procura di Parma aveva fatto una soffiata al capo cronista della Gazzetta di Parma. Ma avevo sorvolato sul fatto che un ufficiale dei Carabinieri, una volta che Carretta era stato arrestato, aveva fatto una soffiata a me (capo cronista dell’emittente Teleducato) sul luogo dove era detenuto per essere interrogato.
Che nella fase di chiusura delle indagini, ci siano momenti borderline, lo racconta qualsiasi telefilm dell’Ispettore Derrick. Che se c’è uno politically correct è lui, il personaggio interpretato da Horst Tappert (attore scomparso nel 2008 a 85 anni), con il suo impermeabile. Ma qualche volta, gli tocca dire: “Guarda che il tuo complice ha confessato” e non è vero e il colpevole, che in 8 secondi crolla davanti al collega dell’Ispettore (quello che invecchia serie dopo serie, mentre Derrick e la sua BMW sono sempre uguali), passa davanti a quello che lo ha tradito e lo fissa con sguardo truce.

Questa sera penso che Buffon sia andato oltre il limite del tollerabile. Ha detto (visto che è accusato di aver scommesso cifre importanti su partite di calcio e gli viene chiesto conto di cifre importanti date in consegna ad un tabaccaio di Parma) che: “Io con i miei soldi posso fare quello che voglio”.
Non è proprio così, Gigi. Ci puoi fare quello che vuoi a patto che quello che vuoi non sia contro la legge. O, aggiungo, non sia palesemente inopportuno alla luce del ruolo che ricopri.
Per intenderci, che uno dei giocatori di calcio più forti del mondo scommetta sul calcio, è sinceramente fonte di imbarazzo.
Negli Stati Uniti, dove hanno tanti difetti ma al rispetto delle regole ci tengono, Pete Rose (l’uomo che ha battuto più valide nella storia del baseball) è stato radiato per aver scommesso. E non è ancora chiaro se aveva scommesso sulla sua squadra, i Cincinnati Reds (di cui era allenatore-giocatore).
LEGGI L’ARTICOLO SU PETE ROSE di Mario Salvini

Il problema di Gigi, è che lui è convinto di poter fare o dire quello che vuole. E questo proprio non ci sta.
Buffon, non a caso, ha difeso il suo allenatore Conte. Che a sua volta, sottoposto ad una perquisizione ordinata dalla Procura in merito allo scandalo delle partite truccate, si è sorpreso: “Potevano avvertirmi”.
Non avendo, evidentemente, mai sentito parlare della formuletta: “La legge è uguale per tutti”, che teoricamente dovrebbe campeggiare in ogni aula di Tribunale.
Ci pensi, Conte, se tutti coloro che vengono perquisiti fossero avvertiti?
Ma già, non tutti vincono lo scudetto del calcio…