Saluto il Venezuela con qualche considerazione sul baseball

BASEBALL, SPORT, Venezuela 2010-2011, VIAGGI

Il curioso copricapo di un tifoso dei TiburonesDurante la permanenza in Venezuela non potevano mancare le visite allo stadio da baseball ed è con alcune considerazioni al riguardo, che chiudo la serie di resoconti relativi al viaggio.
Inizio con qualche riflessione generale e, per prima cosa, devo dire che è sorprendente la similitudine di atteggiamento tra le squadre venezuelane e quelle italiane nei confronti degli arbitri. Ero convinto che l’Italia fosse il posto dove si protesta di più, ma mi devo ricredere. Un’altra similitudine riguarda le motivazioni del pubblico: come in Italia (e in questo caso, non mi riferisco solo al baseball), il pubblico segue la squadra che vince. Io sono andato a Caracas a vedere i deludenti Tiburones e ho trovato molto entusiasmo ma poca gente. Non particolarmente affollato era lo stadio all’isola Margarita per la partita dei Bravos. La sfida tra Leones di Caracas e i Navegantes di Valencia, ne ho seguito una parte in TV, presentava invece uno spettacolare tutto esaurito. Per la cronaca: si tratta della rivalità più accesa e le squadre si giocavano l’accesso al girone di semifinale.
Le telecronache sono abbastanza folcloristiche. Nel senso che ci sono 3 commentatori, abbastanza professionali nella descrizione del gioco, che ogni tanto si lasciano andare a commenti a dir poco pungenti. Ma il meglio lo danno quando devono leggere in diretta le pubblicità, cosa che mi ricorda tanto le radiocronache delle partite di Serie B del Parma calcio come le facevamo a Onda Emilia negli anni ’80. Uno dei commentatori è Alejandro Freire, che nel 2007 ha giocato a Nettuno e che qui è piuttosto conosciuto, più che altro per il suo passato in Major League. Fa un paio di scivoloni sul regolamento, poi butta lì la news: “Rodney Medina giocherà la prossima estate in Italia”. Avrei scoperto tornando, che giocherà proprio a Parma, nella squadra Campione e (per inciso) la città dove vivo.
Il livello tecnico è alto, direi a livello di Triplo A americano e la partecipazione del pubblico, anche se calda, non trascende mai. Non è nemmeno da mettere in preventivo che ci siano incidenti, insomma. Al limite, qualcuno che si sente male per aver bevuto troppa birra. Il ritmo con cui vengono stappate bottiglie è indiavolato. La birra è l’affare migliore del baseball venezuelano, tanto che la Polar è sponsor esclusivo per il settore. Allo stadio va molto la Ice, che è sostanzialmente una…granatina di birra.

A Caracas è in programma un double header. Più astuti di noi, in Venezuela i doppi incontri li giocano di 7 riprese. ILas chicas bravas Tiburones vincono contro i Caribes una partita decisamente fiacca. Lo spettacolo principale lo offre la clacque della squadra di La Guaira, che è la località adiacente a Maiquetia, dove si trova l’aeroporto. Per non smentirmi, compro una maglietta dei Tiburones.

La serata migliore, parlando di baseball, è però quella dell’isola Margarita. Nonostante qualche problema ad azzeccare l’ingresso dello stadio (i Bravos nel marketing non brillano…), ci accomodiamo in posti VIP, proprio sopra il dug out della squadra di casa e in ottima posizione per osservare l’esibizione delle cheer-leaders (las chicas bravas). Ovviamente, sono tutte maggiorate. E, guardandosi intorno, si nota che allo stadio si può assistere a vere e proprie sfilate di bellezza.
E’ di livello (taglia di reggiseno: quinta abbondante) anche la giornalista che fa le interviste in campo a fine partita. Una giornalista con un certo...profilo professionaleTalmente compiaciuta del suo petto marmoreo, che si mette in posa per farsi fotografare dai tifosi che la acclamano.
La partita è combattuta e la vittoria finale dei Bravos (aiutati da un finale quanto meno deludente della Aguilas dello Zulia, che sprecano quel che non si può sprecare e regalano il pareggio su un balk) scatena l’entusiasmo. Sia nei tifosi che nei giocatori, che si trattengono a lungo sul campo a festeggiare.

Cercando di non sbagliare strada sulla via del ritorno, penso che entrare in uno stadio venezuelano mi ha provocato un vero e proprio Deja Vu. E’ proprio vero, il concetto che il baseball è lo stesso da ogni parte del mondo. Ma qui l’effetto era moltiplicato dal fatto che alcuni giocatori li vediamo regolarmente giocare in Italia e, devo dire, anche dal fatto che non si respirava la perfezione, come accade in qualsiasi stadio americano. E questo mi faceva sentire più a casa.

Visto che la home page del sito l’abbiamo portata verso il baseball, annuncio che nei prossimi giorni mi dedicherò a raccontare quello che succede dietro le quinte qui a Vero Beach, in Florida, dove mi trovo con la nostra nazionale.

1 thought on “Saluto il Venezuela con qualche considerazione sul baseball

  1. Direi che la pettoruta giornalista, è meglio dell’ottimo Vezio Orazi della Rai, vedete voi cosa si può fare.

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