Ma a voi piace il mondo rappresentato in “Satisfaction”?

SCHIROPENSIERO, TELEVISIONE

C’è un telefilm che mi sembra particolarmente al passo con i tempi (cosa che potrebbe anche non essere un pregio). Lo trasmette Fox Life (canale del bouquet di SKY) ogni domenica ad orario abbastanza tardo. Sto parlando di “Satisfaction”, una produzione australiana.
Io ammetto di avere iniziato a guardarlo perché letteralmente fulminato Diana Glenndall’avvenenza dell’attrice Diane Glenn, che nelle prime 2 stagioni interpretava il personaggio di Chloe. Sapete com’è, la domenica sera la frustrazione per l’andamento della giornata di calcio (in particolare, con riferimento ai risultati di Fantacalcio) può essere tale che non si ha voglia di tuffarsi in una lettura impegnativa.
Successivamente, però, mi sono sempre più incuriosito perché volevo davvero capire dove questo telefilm vuole andare a parare.
“Satisfaction” è ambientato in un bordello di alto livello a Melbourne e le protagoniste sono Sex Workers, come le chiama la stampa politically correct in Australia. Da noi, si direbbe prostitute. Attenzione, non Escort. Perché nel telefilm le Escort sono tutta un’altra cosa, un gradino differente della professione, che implica più rischi, più solitudine, meno cameratismo. E anche guadagni superiori.
Nel telefilm c’è di tutto: dal fatto che Chloe è lesbica (vive con una donna e, anzi, vorrebbe avere un bambino: sottrarrà persino il liquido seminale di un cliente…) ed esercita senza ricavare alcun piacere, alla svolta narrativa che il titolare lascia il bordello alla figlia, che è una tipa quanto meno fuori di testa e per far l’amore si eccita (non l’avevo davvero mai sentita) chiudendosi con il partner in uno stanzino buio e facendosi sfiorare da un palloncino che il partner gonfia parzialmente. Sul finire della prima stagione c’è addirittura un omicidio. C’è poi l’incredibile personaggio di Lauren, per il quale l’attrice nativa della Tasmania Alison Whyte ha vinto l’Astra Award e il Logie Award. Si tratta di una casalinga tutta impegnata a cucinare manicaretti per il marito, anche il giorno in cui lui le dice che la lascia. Lascia lei e il mutuo da pagare. Così, quale miglior soluzione che andare aAlison Whyte lavorare in un bordello?
Lauren, che sta coltivando una preoccupante tendenza a bere champagne dall’inizio alla fine del telefilm (in una puntata lo offre addirittura ad un cliente che se ne esce: “Ma mia moglie è un’alcolizzata!”), per l’inizio della seconda stagione passa dal dramma interiore del nuovo mestiere alla seguente dichiarazione: “In fondo mi piace molto fare sesso e sono ben pagata”.
“Satisfaction” ha ricevuto recensioni straordinarie in patria. In particolare, il “West Australian” si compiace del fatto che “Nei personaggi non ci sono illusioni alla Pretty Woman”. E bisogna ammettere che le sceneggiature sono eccellenti e il linguaggio assolutamente realistico. Ma, considerato che io non scorgo segni di ironia nei personaggi e nei testi, devo confessare che il tipo di mondo che questo telefilm ci propone mi sconcerta un po’.
In “Satisfaction” ci sono studentesse che vedono il padre in difficoltà (padre operario in buona salute, non disoccupato e malato terminale) e decidono di andare a lavorare in un bordello per aiutarlo. Aiutare lui e aiutare sé stesse ad acquistare di tutto nei negozi di moda. Ci sono professioniste della pubblicità che per punire l’amante (classico uomo sposato che non lascerà mai la moglie) decidono: “Nella mia vita è il momento di tenere in 2 posti separati il sesso e l’amore”. Ci sono ricchi signori che, alla fine di una dura giornata di lavoro, anziché fare 2 tiri a biliardo vanno a scegliersi una Sex Worker con cui ritemprarsi.
Che la realtà non sia molto distante da questa fiction (dico in Italia, non necessariamente in Australia), lo abbiamo imparato dalle cronache degli ultimi mesi. E io non sono così ingenuo da non sapere che il sesso a pagamento esiste (è sempre esistito e sempre esisterà). Ma sono davvero perplesso dalle motivazioni che portano ad iniziare l’attività e, ancora di più, da quelle che portano a continuarla. E c’è anche una cosa che mi rattrista un po’: ho l’impressione che “Satisfaction” ci voglia dire che il sesso oggigiorno è qualcosa che è meglio “comprare”, per evitare il coinvolgimento emotivo e quindi complicazioni.

Comunque, questo telefilm offre anche una bella rivincita al bistrattato genere maschile (mariti fedifraghi, single affetti da un Complesso di Edipo allo stadio terminale, ricconi dipendenti da sostanze, anziani che non accettano il passare del tempo rappresentano il campionario degli uomini di “Satisfaction”) e ce la offre il personaggio di Sean, interpretato dallo statuario Dustin Clare. Gli viene infatti chiesto di testare le aspiranti Sex Workers che fanno domanda di assunzione. Lui può farlo, perché è a sua volta un Escort.

Ai bordelli con Sex Workers maschi però “Satisfaction” non arriverà. La serie, che va in onda in una trentina di paesi (Francia e Gran Bretagna incluse) si concluderà con la terza stagione.

3 thoughts on “Ma a voi piace il mondo rappresentato in “Satisfaction”?

  1. Sarei ipocrita a darti torto, il tuo pensiero lo trovo giustissimo, penso se ne potrebbe discutere per ore a riguardo!
    Sarò lieta di continuare a leggerti!!

  2. La tua “recensione” mi è davvero piaciuta e ti faccio i miei complimenti!!
    Mi permetto però di esprimere il mio giudizio, avendo visto di recente l’intera serie, l’ho trovata molto “umana” e riscontrabile con le vite di alcune mie conoscenze e amicizie che fanno le Escort e le motivizioni per iniziare e poi continuare ad esercitare codesta professione sono le più svariate ma nessuna di loro è costretta a ciò!
    Grazie per i complimenti. Io non volevo fare nessuna morale, solo dire che resto un po’ perplesso per il quadro che questo telefilm presenta. Soprattutto, perchè non trovo “Satisfaction” provocatorio o ironico, ma assolutamente realistico. Non mi piace tanto, l’idea che una bella ragazza trovi scontato che fare la sex worker è la soluzione migliore per far soldi alla svelta. E neanche che il sesso è qualcosa che si compra come una buona cena al ristorante e si consuma senza nessun coinvolgimento. Leggimi ancora, comunque!

  3. Mi è piaciuta la tua descrizione-recensione che mi ritengo… soddisfatto. non credo lo guarderò. per rispondere alla domanda del tuo post: no, non credo che in fondo mi piaccia un mondo così, ma non per motivi di morale, ma solo perché il sesso ridotto a merce rappresenta da una parte e dall’altra (i.e. uomo-donna-donna-uomo) un mondo di solitudine più o meno intensa.
    ciò non toglie che le donne siano sedute sulla loro fortuna, che il sesso sia uno dei motori primari del nostro mondo, e che se ne possano avere tutte le declinazioni possibili.
    forse è un modo per fare educazione sessuale, visto che di programmi di Stato non se ne riesce a vedere in giro.
    Ciò che mi irrita invece è il business delle case cinematografiche che sanno bene che alla domenica sera ci sono i delusi del fantacalcio (ho DiNatale, ma il mio avversario di turno questo campionato ha sempre fatto il suo miglior risultato) che hanno bisogno di tirarsi su il morale.

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