Quella che potrebbe essere la Guida Baldhead di Taiwan

Asia Series 2013, BASEBALL, La guida gastronomica Baldhead

Come si mangia a Taiwan, è una bella domanda. Ma è difficile dare una risposta univoca. Quindi, andiamo cauti e proviamo a spiegarci.
La prima volta che sono venuto (l’ho già detto, era il 2001) ho praticamente digiunato per 2 giorni e poi sono entrato da Mc Donald’s. Dove il mio ordine Big Mac Menu ha lasciato del tutto indifferente l’addetto. Mentre provavo a spiegarmi a gesti, è arrivato uno con un foglio plasticato che mostrava i vari menu e li abbinava a un numero. Il Big Mac Menu è il numero 1 e a quel punto la sussistenza era garantita.
Con il passare dei giorni ho preso coraggio. Ho comprato da mangiare a una bancarella (devo ancora capire cosa) e il venditore era talmente contento della mia scelta che mi ha anche regalato dei pezzi supplementari.
A Kaohsiung ormai ero ambientato e ho trovato un ristorante di pesce che ti monta una piccola griglia sul tavolo, sulla quale cuoci quel che credi (aragoste, gamberi…) e come credi. La mia prima coda di aragosta è venuta un po’ cruda, poi le cose sono andate meglio.
A Chia-Yi, quando ormai credevo di essere un veterano, sono entrato in un locale che aveva solo il menu in cinese. Sono stato salvato da un gruppo di americani (presumo residenti) e da un intraprendente cameriere, che mi ha portato in cucina a scegliere.

hot pot
Un tradizionale Hot Pot

Nel 2006, camminando alla ricerca di un posto dove mangiare, con il fotografo Ezio Ratti abbiamo scoperto la Hot Pot. Nella sostanza, vi montano sul tavolo un pentolone nel quale bolle una zuppa vegetale, che all’esterno è delicata e al centro piccante. Voi ordinate quello che credete (pesce, agnello, vitello, maiale), che vi verrà portato a tavola crudo e a pezzettini. Lo infilate nella hot pot e lo recuperate quanto credete. Assieme a verdure varie e tofu, che è onnipresente. Quella dell’hot pot è una bella soluzione.  A Taichung c’è un posto particolarmente elegante che si chiana Tripod King ed è aperto fino alle 6 del mattino. Servono a tavola ragazze bellissime e che salutano con inchini molto rispettosi.
Nel 2006, per la verità, trovai molta soddisfazione nei noodles (sorta di tagliatelle) ma ho fatto fatica a ritrovarli. E nei baracchini, non saprei come ordinarli.

L’anno dopo, sempre in compagnia di Ratti, siamo entrati in un posto che esponeva una tranquillizzante anatra nell’insegna. Peccato che, dopo non poca fatica a comunicare con la signora che gestiva il locale (è arrivata in soccorso la figlia, una specie di fotomodella che non si rendeva conto di esserlo ed era abbigliata in maniera estremamente modesta; un bel “hallo”, “thank you” e “nice to meet you” lo metteva assieme), siamo riusciti a capire che dell’anatra in quel locale si mangiava tutto tranne la carne: fegato, polmoni, cuore…magari anche le zampe. Ma di un bel petto o una coscia, non se ne parlava neanche.

Riassumendo: la cucina cinese che conosciamo noi è, di base, quella cantonese. Qui a Taiwan non è tanto diffusa. L’Hot Pot penso sia la soluzione in generale migliore, ma non è che si può mangiare hot pot per 15 o 20 giorni. Di Mc Donald’s ho detto e vi invito a non

La falsamente promettente immagine dell'anatra nell'insegna di un ristorante
La falsamente promettente immagine dell’anatra nell’insegna di un ristorante

sottovalutarlo, come soluzione. Dell’anatra abbiamo parlato. Ci sono poi le bancarelle. Per avvicinarsi ci vuole un bel coraggio, visti gli odori che emanano. Ma a volte offrono anche sorprese interessanti. Le bancarelle sono, ad esempio, uno dei fiori all’occhiello dei vari night market (che sarebbe più giusto chiamare dopo il tramonto market, perché non è che siano aperti fino all’alba).
Parlando di bancarelle: allo stadio c’è una signora che offre il sizzling pork. Quando vi avvicinate, vedete cuocere sulla griglia delle enormi costate di maiale. Ma i cinesi tengono a non darvi nulla di intero (come farebbero a mangiare con i bastoncini, d’altra parte). Lo spezzettano, lo mischiano a erbe indefinibili, aggiungono generosamente peperoncino e ve lo infilano in un cartoncino che chiudono con un elastico. Questo sia il sizzling pork che altro. Poco fa, ad esempio, stavano grigliando degli orribili polipi con tanto di zampe. L’altra sera dei volatili interi che facevano veramente non poca impressione.

A Taichung vivono molti stranieri, quindi non è inusuale incontrare steak house all’americana. Attenzione perché sono estremamente care. Ho già detto che il Big Mac Menu costa 135 dollari (3.5 euro) di Taiwan. Un ristorante cinese di alto livello (tipo quello dello Splendor Hotel) vi costerà 10 volte tanto. Mangiare un piatto di nachos e un ribeye (la parte tenera della Fiorentina) da Chili’s al centro commerciale Tigercity può portare il conto fino ai 50 euro.  Che per lo standard di vita di qui è uno sproposito. E non ha nessun tipo di coerenza con i prezzi di un hotpot (all’elegantissimo Tripod è difficile andare oltre i 20 euro) o di un ristorante internazionale non legato a una catena (insalata e petto d’anatra per 16 euro, giusto oggi).
La pizza è una soluzione. L’impasto è ben fatto e quasi tutti hanno il forno a legna (che qui usano molto, indipendentemente dalla pizza) ma il prezzo è abbastanza esagerato e, soprattutto, non sapete bene cosa ci possono mettere sopra. La pasta si trova, ma la sconsiglierei. Difficile non sia scotta. A meno che non andiate all’Osteria Rialto a Taipei, dove però gli spaghetti al pomodoro costano più dell’aragosta.
E’ abbastanza raro ( e costoso: potreste trovarvi nel conto l’equivalente del resto del pasto) trovare il vino. Vino cinese, che io sappia, non ce n’è. Ma i vini del Sud America (Cile, Argentina) e dell’Australia si trovano regolarmente.

Il pasto classico da cronista itinerante si consuma comunque da Seven Eleven. Anche perché qui a Taiwan ce n’è uno ogni 2 metri (sono anche sponsor degli Uni President Lions) a concorrere con i Family Mart. Patatine, una birra, uno o 2 delicious sandwich a seconda della fame e un twix o altra merendina. Un centinaio di dollari di Taiwan ed è aperto a tutte le ore, visto che i cinesi hanno un attimo esteso l’intepretazione di dalle 7 alle 11 dei creatori della catena,
Non ci crederete, ma i delicious sandwich mi piacciono proprio. Specie quelli con improbabili abbinamenti agrodolci.
Entrare da Seven Eleven vi può anche far passare la fame. Passino le salsicce da passeggio (le infilzano con un bastoncino, così non vi sporcate le mani per mangiare), anche se bisogna stare attenti a quelle agrodolci, che non a tutti piacciono (a me sì, l’ho già detto). Ma le uova di quaglia o le zuppe scure con dentro non si sa che cosa, sono veramente per spiriti coraggiosi.
Negli ultimi giorni ho preso l’abitudine a mangiare il gelato presso un tentativo di gelateria italiana (Dolcevita) che si trova dietro l’hotel Splendor. Ha il gusto passione, che sarebbe l’aspro passion fruit.  A me piace il gusto aspro, tanto che mangio i limoni come frutta. Un cameriere l’altro giorno, visto che mangiavo il limone, me ne ha portato un piatto. Salvo poi fare la faccia disgustata e dire sour”.
Per la cronaca: Dolcevita ha come colonna sonora quasi perenne La bambola di Patty Pravo. Ho cercato di spiegare alla gelataia che è una very old song. Ma dubito di esserci riuscito.

A Taiwan non si muore insomma di fame. Ma se per caso meditate di iniziare una dieta, qui potreste trovare lo spunto giusto.