Occhio alle parole

POLITICA, SCHIROPENSIERO

Luoghi comuni e generalizzazioni sono pericolosi. L’inadeguatezza, anche.
Vittorio BertolaE’ preoccupante che un Consigliere Comunale di Torino del Movimento 5 Stelle (Vittorio Bertola, era candidato Sindaco) scriva su Facebook che: “Ci sono alcuni milioni di Italiani che pensano peccato che non sia stato fatto secco almeno un Ministro”. Bertola, che poi all’ANSA ha precisato “Non auspico che questo accada” (meno male…), non si rende conto che queste baggianate che, prima o poi, scappano a tutti, pubblicamente non si dicono. Nemmeno quando si pensano.
Bertola deve guardare ai politici di professione, che infatti sono tutti un “indecente”, “indegno”, “vergognoso”.

Sprecano parole forti, i politici di professione. Quando gli fa comodo, ovvio. Perchè Bossi che incitava a prendere le armi per fare la secessione è un ragazzaccio, Berlusconi che non sa quello che dice sul Fascismo e il calciatore Di Canio che fa il saluto romano a mano tesa alla curva (“Che è da stronzi, più che di destra” Giorgio Gaber) hanno “diritto alle loro opinioni”.
Ci sono queste splendide parole d’ordine non dette, tra i politici di professione. Negli anni 2000 si può andare un po’ sopra le righe con gli aggettivi (glielo deve aver insegnato Sgarbi…) o, come succedeva nei primi anni ’90, “siamo tutti liberaldemocratici”. Anche chi solo poche settimane prima festeggiava i 70 anni della Marcia su Roma (Fini, Gianfranco. Attualmente nullafacente).
Che se poi ci pensate, siamo tutti liberal democratici, in Europa (non nel senso di far parte del partito della Marchionne, che per altro è nato nel 2007). Forse l’unico che non ci rientra è Beppe Grillo, se vogliamo prendere per buona la definizione del dizionario Le Monnier: “Fautore di una equilibrata politica in seno alla democrazia parlamentare”.

Io dico che in Italia oggi alle parole bisogna farci caso. E usare prudenza quando le si pronunciano.
A gennaio, ad esempio, io mi sono molto indignato per le parole usate da Luca Marino, che risponde ai lettori di Lanciostory, sul numero 53 del 2012. Marino ha scritto: “Come non darle torto?” a commento di uno sfogoUna copertina di Lanciostory di una lettrice che si lamentava: “Come non si trovano per i nostri imprenditori e i nostri lavoratori, i soldi per gli stranieri si trovano”.
Ho scritto a Marino: “Ma appartiene a noi Italiani questo razzismo insinuante e strisciante?” e gli ho chiesto: “La prego di tornare sull’argomento e di chiarire che non la pensa come un Casa Pound qualunque”.

Sul numero 9 del 2013 Marino mi ha risposto: “Non sono razzista” e ha poi spiegato che riteneva le parole della lettrice “credibili”, che è un fatto che “molte attività gestite da imprenditori stranieri non rispettano le norme europee” e che il rilievo della lettrice voleva essere “una denuncia contro le ingiustizie delle istituzioni che, spesso, penalizzano i deboli per favorire chi, bianco o nero o giallo, dimostra di essere più scaltro di una faina nell’aggirare i mille ostacoli della burocrazia”.

La risposta non mi convince neanche un po’, sia chiaro. Ma almeno formalmente, è stato scritto che vanno puniti i furbi. E non passa il concetto che se gli stranieri provano a fare i furbi come noi, allora diventiamo razzisti e va anche bene.
Non conviene a nessuno, creare la categoria degli untori contro cui scagliarsi. E il discorso vale anche per i politici: che paghino quelli che compiono atti delittuosi (nei confronti della giustizia) e anche quelli incapaci (nei confronti di chi li vota). Ma non possiamo neanche creare una categoria di proscritti perchè oggi è di moda così…

Chiudo con l’attentato di domenica 28 aprile, al quale faccio implicito riferimento in apertura. Questo tizio che si è messo in giacca e cravatta per ammazzare un politico non è un simbolo della crisi. E’ solo una persona che ha fatto un sacco di errori in vita sua, al quale va la mia solidarietà per la situazione in cui si è venuto a trovare, ma che uno sproposito lo avrebbe commesso anche se non ci fosse stata la crisi.
O è colpa della crisi anche l’omicidio di John Lennon del 1980?

P.S. Prego per John Lennon, ucciso a nemmeno 40 anni per nessuna ragione. Mark David Chapman, che all’epoca dei fatti aveva 35 anni, gli sparò per punirlo del “no religion too” di Imagine. Chapman era colto (aveva in tasca una copia de “Il giovane Holden” di Salinger), fervente Cristiano e aveva vissuto alle Hawaii. Ma era purtroppo impazzito e convinto di interagire con un Piccolo Popolo che viveva nella sua mente.
Soprattutto, preghiamo tutti per Giuseppe Giangrande, che (al di là delle parole giuste o sbagliate) domenica stava facendo il suo dovere e non merita che la sua vita sia rovinata