Orgoglioso di essere concittadino di Guido Picelli

SCHIROPENSIERO

Se oggi vai in giro per Parma e chiedi di “Picelli”, è facile che ti rispondano che sì, sanno dov’è quel piazzale dove d’inverno c’è la pista da pattinaggio.

Dovete sapere che questa città, che nel 2010 aveva al governo gente che dava una sede gratuita a Casa Pound, ha dato i natali (1889) a un tizio che era tra i personaggi principali degli Arditi del Popolo. Si trattava di ragazzi che non avevano timore a prendere le armi e opporsi alle Squadre d’Azione Fascista. Che il nostro ex Primo Ministro nano non lo sa, ma dal 1919 al 1924 reclutavano ex soldati senza lavoro per opporsi ai Socialisti. La scusa era “impedire che in Italia succedesse una rivoluzione di stile bolscevico“. Ma nel concreto, andavano a prendere a legnate i contadini che chiedevano condizioni di lavoro umane nelle campagne.

Guido PicelliIl tizio di cui vi sto parlando si chiamava Guido Picelli.
Era un bell’uomo, Guido. Con dei baffetti molto anni ’20 (si era, non a caso, negli anni ’20) che piacevano alle donne. Era un reduce di Guerra (parlo della Prima Guerra Mondiale), alla quale aveva partecipato come volontario della Croce Rossa. Era poi entrato all’Accademia Militare di Modena e ne era uscito con il grado di Sottotenente. Aveva cercato di impedire che l’Italia inviasse un treno di Granatieri in Albania nel 1920 ed era finito in galera.

Dovete sapere che il Fascismo (che, dome dice il nano di cui sopra, in fondo ha fatto anche cose buone….) nei primi anni ’20 stava occupando militarmente l’Emilia Romagna. L’impresa era condotta da un giovanotto di qualche anno più vecchio di Picelli e che si chiamava Italo Balbo.
Mussolini sosteneva che l’azione Fascista era “necessaria” come deterrente alle violenze rosse. Alle quali il Governo di Luigi Facta (Liberale) non sapeva opporsi.

Erano anni piuttosto incasinati, in Italia. Così incasinati che quelli attuali in confronto sono anni per mammolette. Ma non si capisce perchè, a scuola ce li insegnano male.
Di fatto, in Italia c’era il rischio di una Guerra Civile. O forse, c’era proprio una Guerra Civile. Fatto sta che Balbo il modo di riportare l’ordine lo aveva trovato: a suon di legnate. Quando andava bene. Perchè i suoi uomini sparavano anche.
Con il tempismo che fin da allora la contraddistingueva, la Sinistra proclamò uno sciopero generale che passerà alla storia come Legalitario.
Fu un’ottima occasione per i Fascisti per passare alle vie di fatto e stroncare lo sciopero legalitario con la violenza e il plauso (silenzioso) della borghesia.

Italo Balbo era un ragazzo (per noi, visto che nel 1920 aveva 24 anni; perItalo Balbo l’epoca, era un uomo fatto e cresciuto) abbastanza intelligente, ma dalle idee decisamente confuse. Repubblicano-Mazziniano, divenne Massone e poi Fascista. Come Picelli, era un gran bell’uomo, per gli standard dell’epoca.
Quando nell’agosto del 1922 Balbo si rese conto che c’era una città non lontana dalla sua (era di Ferrara) che ancora resisteva al Fascismo, decise di conquistarla. Provò a farlo con 10.000 uomini, ma Parma resistette. E quando fu chiaro che l’Esercito avrebbe finito con l’appoggiare i resistenti, Balbo pensò bene di ritirarsi.

Le giornate dell’agosto del 1922 a Parma le ricordiamo (almeno, spero) come le Barricate. E sono una gloria cittadina. Almeno come la scritta che accolse Balbo quando, negli anni ’30, tornò a Parma carico di gloria per la Crociera Aerea Transatlantica Italia-Brasile: “Balbo, avrai attraversato l’Atlantico, ma non la Parma”. In dialetto parmigiano, ovvio. Lingua che io non so scrivere (sfortunatamente, non sono di madre lingua…). E “La Parma” per noi è “Il Torrente Parma”.

Guido Picelli fu Deputato (nel frattempo era confluito nel Partito Comunista), ma venne arrestato 5 volte con la scusa di porto d’armi abusivo e nel 1926 venne dichiarato decaduto in quanto antifascista. Scontò 5 anni di confino in Sicilia.
Dopo aver sposato nel 1927 Paolina Rocchetti, nel 1932 fuggì dall’Italia. Visse in Belgio e in Russia. Dove trovò la maniera di scontrarsi con Stalin.
Picelli venne accusato di trotskismo, che era gravissimo. Lev Trotsky era il concorrente di Stalin alla successione di Lenin e il teorico della autentica dittatura del proletariato.

La cosa che veramente mi colpisce è che la vicenda di Picelli è rimasta segreta fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Solo nel nuovo secolo si è saputo della lettera di Picelli (che era stato licenziato dalla Scuola Leninista, dove insegnava strategia militare) a Palmiro Togliatti: “Sono indotto a pensare che taluno mi ritenga incapace”.

Per non finire in un Gulag (ovviamente, Togliatti non gli rispose mai), Picelli lasciò la Russia e si arruolò nelle Brigate Internazionali che si opponevano a Francisco Franco in Spagna.
Il 5 gennaio 1937 Guido Picelli (che aveva 48 anni) cadde colpito a morte da una raffica di mitragliatrice. C’è chi ha ipotizzato che la sua morte sia stata dovuta alle procedure di pulizia staliniana.

In Italia, come è noto, in quegli anni stava succedendo di tutto. Gli Arditi che Picelli aveva contribuito a fondare erano in buona parte confluiti nel Fascismo. Anche se noi ci proviamo, è impossibile dire che i fatti di quel tempo possono essere cromaticamente distinti in “bianchi” (o anche “rossi”…) e “neri”.
Ad esempio, i Comunisti chi erano? Quelli come Picelli o quelli come Stalin? E Togliatti? Era un grande personaggio o un collaborazionista di un Regime terribile? E chi oggi la mette sul semplicistico: “Voi dite ai Fascisti, ma allora i Comunisti….” cosa dobbiamo dire o fare, a parte prenderli a calci nel sedere?

A dimostrazione del fatto che il “bianco” e il “nero” non aiutano, dovrà essere ricordato che a sua volta Italo Balbo morì il 28 giugno 1940, quando il suo Guido Maria Confortiaereo venne abbattuto dall’incrociatore San Giorgio a Tobruk in Libia. Ufficialmente, fu scambiato per un aereo Inglese. Ma Emanuela Florio, Vedova di Balbo, sostenne che la morte del marito fosse dovuta a un ordine di Mussolini. L’ipotesi, naturalmente, non è mai stata provata.
Galeazzo Ciano disse: “Balbo non meritava questa fine”. Di Mussolini si riporta un sibillino necrologio: “Un autentico rivoluzionario, l’unico che sarebbe stato capace di uccidermi”.
La salma di Balbo è stata rimpatriata solo nel 1970.

Guido Picelli io me lo immagino in una Osteria dell’Oltretorrente, che parla in dialetto. Ma so che se potessi tornare indietro nel tempo e arrivassi nel 1922 con la mia testa di oggi, partecipando a una riunione con Guido Picelli sarei probabilmente travolto dall’orrore. E Picelli mi farebbe presente che non gli servo.
Ma se provo a pensare di essere me stesso nel 1922, ad ascoltare con la cultura di allora questo trentenne che espone il progetto di addestrare i suoi concittadini per resistere a Italo Balbo. Se lo penso, mi si riempie il cuore di orgoglio per essere anche io parmigiano.

Su Guido Picelli consiglio la lettura del libro Oltretorrente di Pino Cacucci e il film Il Ribelle di Giancarlo Bocchi.

Tra i parmigiani (parmensi, vah, visto che era di Ravadese…) che è necessario ricordare quando si parla di Picelli, c’è anche un altro eroe delle Barricate. Ma non è un combattente. Si tratta del Vescovo Guido Maria Conforti, che aveva allora poco meno di 60 anni e che disse chiaro a Italo Balbo che nessuno era dalla sua parte e se ne doveva andare.
Conforti, il Beato Conforti, fonderà le Missioni Saveriane.