Ma quando si giustizia un uomo, c’è veramente da esultare?

SCHIROPENSIERO

Il 30 dicembre del 2006 ero in India.
Ero in vacanza nel Sub Continente ormai da 2 settimane abbondanti e quindi mi ero ormai ambientato, tanto che avevo preso l’abitudine di andare in edicola e comprare il quotidiano di lingua Inglese. Quel giorno, aperta la pagina degli editoriali, ho trovato un articolo che mi ha fatto pensare. Cito a memoria, ma diceva nella sostanza: “Tutti i paesi dell’Unione Europea sono contro la pena di morte, come mai nessun capo di stato ha speso una sola parola per evitare l’esecuzione di Saddam Hussein?”.
Il 30 dicembre del 2006 Saddam Hussein (condannato da un Tribunale iracheno) venne giustiziato tramite impiccagione per crimini contro l’umanità, un reato che è entrato negli ordinamenti dopo la seconda Guerra Mondiale e che è distinto dai crimini di guerra e dal genocidio.
Quell’episodio mi è tornato alla mente quando ho letto che negli Stati Uniti la gente comune ha festeggiato la morte di Osama Bin Laden, il famigerato capo di Al Qaida.

Bin Laden aveva poco più di 50 anni ed era figlio di un self made man originario dello Yemen e diventato ricchissimo operando nel settore delle costruzioni e grazie alla sua vicinanza con la famiglia reale dell’Arabia Saudita. Laureato in Economia ed Ingegneria Civile, Bin Laden fondò ad appena 22 anni il Maktab al Khidamat (MAK), fronte guerrigliero impegnato a difendere l’Afghanistan dall’Unione Sovietica.
Dal 1999 gli Stati Uniti lo considerano nemico pubblico numero uno. Bin Laden fu uno dei firmatari della fatwa (proclama religioso) che stabilisce: “Uccidere gli americani ed i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano”.
Nel 2004, Bin Laden ha confermato molti sospetti e inviato un messaggio (attraverso l’emittente televisiva Al Jazeera) nel quale affermava di essere coinvolto nell’attentato  che ha distrutto l’11 settembre 2001 le Torri Gemelle a New York.
Il messaggio di Bin Laden aveva toni farneticanti. Stando alla traduzione dall’Arabo fatta dalla CBS, il leader di Al Qaida aveva dichiarato cose tipo: “Dovevamo distruggere le torri, perchè siamo gente libera e vogliamo riconquistare la nostra libertà di nazione”. Ma aveva anche, più lucidamente, detto: “Chi non minaccia la nostra sicurezza, non deve temere nulla per la sua sicurezza”. Bin Laden era pericoloso e le sue idee appaiono indubbiamente folli a qualsiasi persona di buon senso. Affermare che segue i precetti del Corano è come dire che lo Tsunami che ha devastato il Giappone fa parte di un disegno divino o giustificare le Crociate: fondamentalismo che sarebbe da operetta, se non fosse che ha provocato disastri.
Che l’intelligence americana cercasse Bin Laden per permettere alle Teste di Cuoio di farlo fuori, è anche comprensibile.
Nonostante tutto, io prego per il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama (che, come Capo di Stato e Capo delle Forze Armate, lunedì 2 maggio ha dato l’ordine di ucciderlo) e prego soprattutto per coloro che hanno esultato in uno stadio all’annuncio della sua morte.

Ho terrore, di quel che era Osama Bin Laden. Ma cosa posso pensare, di chi esulta per l’uccisione di un altro essere umano?
Io condivido in pieno quello che ha detto il portavoce del Vaticano, Padre Federico Lombardi: “Di fronte alla morte di un uomo, un cristiano non si rallegra mai, ma riflette sulle gravi responsabilità di ognuno davanti a Dio e agli uomini, e spera e si impegna perché ogni evento non sia occasione per una crescita ulteriore dell’odio, ma della pace”. Davvero, non saprei cosa aggiungere.

O meglio, qualcosa da aggiungere ce l’ho.
Militari statunitensi sono penetrati in uno Stato Sovrano per uccidere colui che si presume (nessun Tribunale ha fatto in tempo a giudicarlo) colpevole di crimini contro l’umanità (per essere precisi di: “azioni criminali percepite, per la loro capacità di suscitare generale riprovazione, come perpetrate in danno dell’intera umanità”).
Voglio parafrasare quel che scrisse Hannah Arendt in “La banalità del male”, riguardo al rapimento avvenuto in Argentina di Adolf Eichmann, il criminale nazista poi giustiziato a Gerusalemme, ad opera del Mossad israeliano con appoggio dell’intelligence americana. Chissà cosa diremmo se agenti segreti del Congo o dell’Uganda entrassero negli Stati Uniti, prelevassero il Capo del Ku Klux Clan, lo processassero e giustiziassero per crimini contro l’umanità.

5 thoughts on “Ma quando si giustizia un uomo, c’è veramente da esultare?

  1. Riporto un semplice pensiero di una mia amica di facebook che vive in America,la quale ha scritto nel suo status:

    “Luisa Pizarro
    So bin Laden is standing before God waiting to hear his punishment, when God gets a tap on the shoulder. There behind him stand 343 firemen, 72 police officers, 1 k9 officer, 3,000 American citizens & over 5,000 soldiers. “Don’t worry God, we got this!!!”

    Noi non possiamo comprendere lo stato d’animo di un cittadino Americano per questa notizia, ma sono certo che se Pino avesse perso un parente in quella sciagura, non dico che esulterebbe,non dico che festeggierebbe, ma quantomeno “compiaciuto” lo sarebbe.

    Nessuno pretende di entrare nella mente di chi ha perso un parente l’11 settembre. Ma esultare in uno stadio o con un corteo per strada, resta una vergogna, secondo me

  2. non si esulta, non si festeggia, non ci si compiace per la morte di un uomo. per quanto malvagio possa essere stato.

  3. Scrivi cose condivisibili,però….c’è sempre un però. Scriveresti le stesse cose se tu avessi perso una persona a te cara nell’attentato alle torri? Noi tutti siamo tolleranti, rispettosi delle leggi, “moderati”, ma chissà quali sarebbero le reazioni di ognuno di noi se direttamente coinvolti in un qualsiasi avvenimento che sconvolga le nostre vite e che tocchi qualcuno a noi caro. Siamo contro, a parole, la pena di morte, perchè è oggettivamente inumano, però…..c’è sempre quel famoso però..saremmo ugualmente contro se, supponiamo, un pedofilo facesse qualcosa ai nostri figli? Chi di noi può serenamente e sinceramente confermare che la sua “moderazione” non verrebbe meno se toccati direttamente da un evento così schifoso, lurido, becero. Siamo esseri umani, proviamo sentimenti, e la vendetta è un sentimento, uno dei più umani, dalla notte dei tempi. Fin quando non si prova qualcosa sulla propria pelle, nessuno di noi può immaginare quale sarebbe la sua vera, sincera, naturale reazione. Il falso perbenismo è uno dei mali del nostro tempo, e di falsi perbenisti, purtroppo, il mondo pullula.
    Certamente sì. I responsabili di crimini vanno giudicati dai Tribunali. La giustizia sommaria è sintomo di inciviltà. O vogliamo tornare ai tempi del Far West?
    Io comunque non ho parlato di perdonare Bin Laden. (Chi sono io, per farlo?) E neanche di capire quel che lui aveva in mente che, anzi, mi ripugna. Dico solo che esultare per la sua esecuzione in uno stadio è disumano tanto quanto quello che ha concepito lui.
    Non mi vergogno neanche a dire che dopo l’azione degli americani per eliminare Bin Laden, le parole “democrazia” e “giustizia” si fa un po’ più fatica ad usarle.

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