Riflessioni di uno dei tanti Campioni d’Italia

CALCIO, SCHIROPENSIERO, SPORT

Nel momento in cui il Milan è diventato Campione d’Italia per la campioni!diciottesima volta, io stavo lavorando. Seguivo una partita di baseball, insomma. Però, non tanto segretamente, avevo aperto una finestra web sul play by play di Roma-Milan. Che forse non è etico, ma era necessario. E quando sul play by play ho letto Il Milan è Campione d’Italia, è stato decisamente bello.

Al Milan mi lega quello che è forse il primo ricordo di una emozione forte della mia vita: il gol di Prati all’Ajax nella finale di quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni. Non andavo ancora a scuola e stavo guardando la partita con mio nonno Angelo, Cavaliere di Vittorio Veneto, che sarebbe morto di lì a poco.
Il mio essere milanista ha resistito a diverse prove dure. La prima: quando mia madre passò al tifo per la Juventus in occasione di clamoroso 1-4 patito dal Milan a San Siro: La più dura: quando il Milan abbandonò il campo per un guasto all’impianto di illuminazione di una semifinale della già Champions League a Marsiglia.

So che c’è gente che tifa per il Milan perchè lo identifica con Berlusconi eMax Allegri, allenatore Campione 2010-2011 che c’è gente che non tifa più per il Milan perchè lo identifica con Berlusconi. Ma io ritengo il mio essere tifoso del Milan una cosa seria e proprio per questo, sono decisamente oltre l’aspetto legato allo gnomo riccone.

Con il Milan ho vinto tutto, a parte la Coppa Uefa. Che adesso oltretutto si chiama Europa League. Questo è solo l’ottavo scudetto di Berlusconi, ma è il nono per me. Che c’ero già quando Stefano Chiodi segnò su rigore a Perugia (ero in uno stadio; lo urlai, dopo averlo sentito alla radiolina, e feci esultare mezzo stadio) e tenne a distanza la più diretta inseguitrice nel 1979. Sarebbe stato lo scudetto della stella.
Chiodi, che non è più tra noi, è uno dei vari idoli improbabili che ho avuto da tifoso del Milan. Da centravanti della squadra Campione d’Italia segnò 7 gol. Che sarebbero già stati pochi, ma vanno considerati pochissimi se si pensa che 6 di questi furono rigori.
Ma non dimentichiamoci Joe Jordan, con il quale retrocedemmo clamorosamente in ‘B’ sul campo, dopo essere tornati in ‘A’ e aver cancellato la retrocessione a tavolino.
A Cesena all’ultima giornata perdevano 2-0. Poi pareggiammo. Poi Jordan segnò il 3-2. Ma il dramma si concretizzò su un altro campo. Nei minuti di recupero, il portiere Castellini (detto Giaguaro: non ricordo bene, ma credo fosse finito al Napoli), anzichè rinviare con i piedi, spedì la palla con le mani in fallo di fondo. Sul corner, un certo Faccenda segnò il gol del pareggio del Genoa, che si salvò ai danni del Milan. E la “Gazzetta dello Sport” titolò “Troppo tardi, vecchio Milan”.

Ero ad Atene quando “abbiamo massacrato” (parola di Marco Van 7 maggio 2011: il Milan è campione Basten) il Barcellona allenato da Cruijff. Senza Costacurta e Baresi e, appunto, Van Basten. Ma sono anche abbastanza orgoglioso della trasferta a Reggio Emilia, quando riconquistammo la ‘A’. E ho ricordi nitidi di molti anni prima, con “San Siro” con 2 anelli soli e  un tifoso con il cappello che grida a Rivera: “Va là, pirla, vai dalla Viviani”.

Ho sempre cercato di non seguire il Milan per lavoro. Noi milanisti siamo gente strana. Amiamo il rossonero, ma diciamo cose da matti ai giocatori, a distanza. Una volta intertvistai Demetrio Albertini e non riuscivo a stare serio al pensiero di Diego Abatantuono che gli gridava “Hai delle labbra che sembri la Parietti”.
Sinceramente, ragazzi, è meglio che rimaniate dei miti. Per avere a che fare con gli esseri umani, ho tutto il resto della vita…

Il mio tifo per il Milan si sublima nella lettura della “Gazzetta dello Sport” quando vinciamo. Perchè quando perdiamo, scatta l’ostracismo a giornali sportivi e trasmissioni televisive.
Quindi, questa mattina (domenica 8 maggio) l’ho praticamente studiata, la Gazza. Come ho letto con attenzione le pagine del “Corriere della Sera” e di “Repubblica”.
Vittorio Zucconi, che è tifoso del Milan, ha scritto un articolo che io capisco così: “alla faccia di Berlusconi e della sua grandeur, questi qui hanno vinto con una squadra di vecchietti e pensando soprattutto a difendersi”.
Gli articoli di Zucconi non mi piacciono quasi mai, ma questo è stato davvero troppo. Da ripudiarlo come tifoso milanista. Anche perchè di gol ne abbiamo fatti 61 in 36 partite. L’altra squadra di Milano ne ha fatti 4 di più, subendone però 40 (contro 23) e l‘Udinese ne ha fatti 63, subendone 36.

Sabato sera mi sono seduto in una pizzeria di Rimini per mangiare e mi sono goduto le immagini di Roma-Milan, il più bello 0-0 che si potesse immaginare. Ho pensato a tutti quelli che mi conoscono e che fanno fatica a credere che le vittorie del Milan contano molto per me. E a un modo per spiegarglielo.
Mi è venuto in mente un vecchio film (1974) di Nanny Loi: “Sistemo l’America e torno”. Paolo Villaggio interpreta un dirigente di una squadra di basket che vola negli Stati Uniti per ingaggiare un giocatore. Si tratta di un nero, che fa parte di Black Power. La vicenda finisce tragicamente e sull’aereo del ritorno il dirigente chiede il risultato della sua squadra del cuore, il Torino. GUARDATE LA SCENA, è bellissima. E ci spiega più di tante parole quanto conforta un gol del campione che più amiamo.

Vi saluto e vado ad ammirare le mie 3 maglie del Milan: quella bianca, quella nera e quella tradizionale rossonera. E andrà a finire che probabilmente comprerò anche quella nuova con le righine sottili….

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