Le mie Maldive

Maldive, squali, VIAGGI

Sono stato alle Maldive in 3 diversi decenni e, prima di addentrarmi in questo viaggio, ho pensato di mettere assieme un po’ di ricordi. Non avendo a disposizione appunti, quel che segue è quasi completamente frutto della mia memoria. Insomma, descrivo le “mie” Maldive

Mentre ero sul volo Swiss Air che, a fine giugno del 1997, da Zurigo mi portava a Male ho sognato. Ero assolutamente scomodo, ma sono riuscito comunque a dormire qualche ora e il mio cervello ha pensato bene di proiettarmi tutta una serie di inquietanti pinne di squalo che emergevano dalla superficie. Poi c’ero io, preoccupato, su una scogliera. E non mi decidevo a entrare in acqua.
Era un sogno in bianco e nero. Secondo alcuni interpreti dei sogni, quando si sogna in bianco e nero la nostra psiche sta cercando di tenere i piedi per terra. Sarebbe poi rivelatore di un certo carico di malinconia o di dolore o magari di frustrazione.

Programmando il viaggio alle Maldive, non avevo fatto altro che pensare al mio primo incontro con gli squali. Certo, il mio cervello voleva “tenere i piedi per terra” (e se poi non se ne vedono?). Ma per me, la prospettiva di vedere lo squalo in acqua è sempre stata al confine tra il sogno e l’incubo. Nel senso: adoro questi pesci, ma li temo anche. Quindi ci può stare anche la “frustrazione”. La “malinconia”, quella ci sta sempre perché è un lato (magari non sempre riconoscibile) del mio carattere. Inoltre, i primi a sentire i miei deliri sugli squali (il primo, forse, su un traghetto che da Pescara ci portava a Spalato, nell’allora Yugoslavia) sono stati i miei genitori. Il fatto che li ho persi molto tempo fa, certamente aumenta il carico di malinconia.

L’immagine del mio sogno era tutta sbagliata.
Per prima cosa, gli squali in verità vivono in profondità, nuotando verso il basso, e non amano portarsi vicini al pelo dell’acqua. Sono infatti privi di vescica natatoria. Come avevo spiegato nell’articolo relativo all’immersione con gli squali alle Bahamas, questo comporta che lo squalo ha solo il fegato (l’olio del fegato) per adattare il peso specifico all’ambiente.
L’immagine della pinna dello squalo che emerge a pelo d’acqua non è comunque falsa ed è naturalmente fonte di terrore, ma è molto meno frequente di quanto non si creda. A parte nei film e in particolare nello storico Jaws di Spielberg, sul quale si è formato molto del mio (in parte mitologico) immaginario  sugli squali.
Naturalmente è fuori luogo anche l’immagine di me sulla scogliera, visto che alle Maldive non ci sono scogliere (non quelle del Mediterraneo, per lo meno). O meglio: questo è un pescare nei ricordi di bambino, visto che nelle vacanze con i miei genitori (a Nettuno, Cavi di Lavagna, Pesaro…) spesso mi sono trovato sugli scogli a sperare che passasse uno squalo. Del quale, ovvio, speravo di scorgere la pinna dorsale che affiora dall’acqua.

Il depliant che mi ha fatto conoscere Ihuru

A Ihuru, nell’atollo Male Nord, confermo che non ci sono scogliere. L’isola è piccolissima ed è completamente circondata dalla barriera corallina. Questo la rende la classica destinazione da sogno, proprio tutto quello che ti aspetti dalle Maldive. Oltretutto, si trova a pochissima distanza dall’aeroporto internazionale Velana di Hulhule. Che è su un’isola adiacente a quella della Capitale.
Purtroppo non ero ancora un subacqueo brevettato e nemmeno intendevo seguire un corso in un villaggio turistico. Reputavo quel tipo di istruzione fatta in pochi giorni non adeguata. Così durante il soggiorno mi sono dedicato solo allo snorkeling, ovvero a pattugliare il mare in superficie con maschera e boccaglio.
L’isola è così piccola che la si circumnaviga tutta a nuoto e senza difficoltà. La mia visita era antecedente sia El Niño che lo Tsunami, quindi ho il ricordo di una barriera corallina incontaminata. Ma leggo che a oggi si tratta di una delle barriere meglio conservate.
Naturalmente, facendo snorkeling abbiamo visto diversi piccoli squali. Alle Maldive è praticamente impossibile non vederne. Penso fossero tutti pinna nera di scogliera (carcharinus melanopterus). Da questi incontri ho iniziato a capire che osservare lo squalo in acqua è tutto tranne che facile: spunta dal nulla, è veloce, è anche piuttosto schivo.
Oltre a cercare squali, a Ihuru mi sono dedicato con impegno alla lettura di tutti i romanzi della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams e a sbucciare una noce di cocco. Attività molto meno banale di quel che si può credere. Il cocco, prima che venissero scoperte dai tour operator, era la maggior fonte di reddito delle Maldive.

Dhigofinolhu è circa al centro dell’atollo Male Sud. Si tratta in sè di un atollo, visto che consta di 3 isolotti collegati da un pontile e che sono occupati da 3 diversi resort. Uno di questi è super lussuoso e protegge la privacy dei (pochi) clienti con cartelli tendenti al minaccioso e, curiosamente, scritti in Italiano. Come dire, che ci sono buone probabilità che a fare rumore siano gli Italiani…
Passare sui pontili al mattino è molto intrigante: permette di vedere piccoli squali e murene a caccia nell’acqua bassa.
Sono arrivato a Dhigofinolhu nel luglio del 1999 in possesso del brevetto da sub (Open Water Diver della PADI), che mi ero rassegnato a prendere in un villaggio turistico in Messico (luglio 1998) grazie all’istruttore Giancarlo Elitropi. Per completare il corso servono 4 immersioni (tutte a profondità modeste; un Open Water Diver non può andare sotto i 18 metri). A febbraio del ’99 mi ero immerso per la quinta volta in vita mia a La Digue (Seychelles). Ho un certo rimpianto per non aver pianificato più immersioni, durante quel viaggio.
La sesta immersione la feci in una località detta Pagoda e fu un mezzo disastro. Appena sceso in acqua, vidi un piccolo squalo pinna bianca (triaenodon obesus; il nome scientifico è ben curioso e tornerò a parlarne) e lo inseguii. Fra l’altro, lo squalotto non la prese bene e si rivoltò, costringendomi a tornare verso la superficie. L’istruttore Alain Gambaro andò letteralmente giù di testa e la sua sfuriata mi convinse che avevo bisogno di ulteriore istruzione, come sub. Così con mia moglie ci iscrivemmo al corso Advanced, facendo la scelta migliore possibile. Il brevetto Advanced consente di scendere fino a 40 metri di profondità e Alain ci insegnò i rudimenti delle immersioni in corrente (fondamentali, per chi vuole andare per squali), sui relitti e in notturna.
Ricordo che Alain ripeteva in continuazione che il riscaldamento delle acque aveva fatto morire parecchio corallo, ma ho allo stesso tempo ricordi eccezionali di quelle immersioni. Specie dell’incontro con una decina di squali (tutti pinna bianca) a Veligandu.
Alain ci aveva introdotti anche a un altro concetto: “quando siete in presenza del personale maldiviano, cercate di coprirvi il più possibile”.
A Ihuru io e mia moglie non avevamo per niente preso in considerazione che i maldiviani potessero avere una sensibilità diversa dalla nostra. Fu una segnalazione molto utile.

Olhuveli vista dal mare

Il 12 novembre del 2004 a Olhuveli, sempre nell’atollo Male Sud, ho capito perfettamente che nella popolazione maldiviana c’è un certo disagio nei nostri confronti, se ci presentiamo poco vestiti. L’istruttrice incaricata di guidarci nel cosiddetto check dive (che alle Maldive sarebbe obbligatorio: serve per verificare l’attrezzatura e la cintura dei pesi, fondamentale per scendere in profondità), per sbaglio è entrata mentre mi stavo cambiando e da quel momento non è più riuscita a guardarmi negli occhi.
Olhuveli è a praticamente a fianco di Fun Island, dove siamo stati quest’anno, e i luoghi d’immersione sono spesso gli stessi. Non potrò comunque mai dimenticare l’immersione a Lasfushi Kuda Kandu, nel corso della quale mi sono trovato faccia a faccia con un grosso squalo grigio (quello dell’Oceano Indiano è carcharinus amblyrinchos; non ho fatto in tempo ad avere paura: lo squalo ha fatto dietro front ed è sparito ai cento all’ora) e risalendo sono stato accompagnato da 2 delfini, che poi hanno dato il loro saluto alla barca con tutta una serie di evoluzioni.
Olhuveli è a sua volta un luogo paradisiaco. Praticamente, ogni villetta ha la sua spiaggia con tanto di ombrellone e la laguna è fantastica. Spesso, mentre ci si trastulla sul bagnasciuga, si riceve la visita di piccoli squali particolarmente curiosi.

2-CONTINUA