Ho pensato che, in attesa di visitare altre città prima della fine della stagione 2013, posso mettermi avanti con il capitolo della Guida Baldhead dedicato a Parma, dove sono nato e cresciuto.
Arrivare a Parma è facilissimo, visto che ci sono ben 2 caselli sulla A1. Se venite da Milano, non lasciatevi comunque tentare dall’uscita Parma Ovest. Per arrivare a circa 10 chilometri dal centro dovete percorrere un raccordo A1-A15 (Parma-La Spezia) di circa 4 chilometri, mentre se arrivate all’uscita di Parma propriamente detta (circa 9 chilometri dal raccordo con la A15, siete ad appena 4 chilometri dal centro.
Non è per altro facile come quando lo stadio era l’Europeo di viale Piacenza (fino a tutta la stagione 2009), che era raggiungibile a piedi dalla stazione dei treni. L’attuale Nino Cavalli necessita, specie quando si gioca in notturna, l’auto propria. Per arrivarci è per altro difficilissimo sbagliare. Basta percorrere la tangenziale in direzione ovest (aeroporto) e poi prendere verso La Spezia. Quando si arriva sulla via Spezia si torna verso Parma e si gira a sinistra su via Silvio Pellico. Subito dopo il palasport, parcheggiate nell’area tra lo stesso impianto “Bruno Raschi” e il centro commerciale e proseguite verso il cancello a piedi. Roberto e Gianen saranno all’ingresso per dirvi cosa fare.
Quando il Parma giocava le sue partite casalinghe all’Europeo, in occasione dei doppi incontri era obbligatorio camminare fino al centro costeggiando il Parco Ducale e poi attraversare il ponte di mezzo (che non è più “di mezzo” da quando sono stati costruiti ben 3 ponti sul torrente Parma…uno forse sull’affluente Baganza, adesso che ci penso, in aggiunta a quelli originari; almeno 2 sono clamorosamente inutili). Si poteva così camminare attraverso la spettacolare Pilotta e, volendo, deviare di qualche centinaio di metri per arrivare in piazza Duomo, che resta uno dei più memorabili esempi di arte romanica rimasti al mondo.
In una laterale della centralissima via Farini (che parte da piazza Garibaldi, il vero centro della città, che si trova sulla via Emilia), che si chiama borgo Palmia, trovate la Clinica del Panino da Walter.
Walter è un signore che ha, come unico difetto, quello di essere tifoso dell’Inter. Ma, per un giusto contrappasso, il suo principale collaboratore è milanista. La coppia serve panini dal 1977 e mi annovera tra i suoi fedeli clienti dal 1979, quando un’ora buca a scuola mi permise di scoprire l’ameno locale per pagare una scommessa persa sulla data di nascita di Karl Heinz Rummenigge.
Fin da allora, Walter aveva elevato il panino a opera d’arte. Mi confesserà anni (anzi, decenni…) dopo, durante il trentennale dell’apertura: “Io so che chi viene da me i sapori li vuole sentire bene”.
Walter guarnisce a occhio i suoi carrè (pane artigianale) con maestria. Non chiedetegli come crea le salse, perchè non ve lo dirà. Limitatevi a mangiare: ogni varietà possibile di hamburger (Mc Donald’s e Burger King possono assumerlo come istruttore, al riguardo di come si curcina una svizzera…) e specialità uniche, tipo il pesto di cavallo farcito o il super millino (a suo tempo costava proprio 1000 lire, ma non poteva cambiargli il nome, a una delle sue creazioni più memorabili…) con salsiccia cruda e cipolla. Per chi gli dà soddisfazione, Walter è anche capace di estrarre da chissà dove una baguette e spalmarla di burro, aggiungere salame di felino e un paio di alici (rigorosamente Rizzoli). Come si faceva nelle osterie di Parma di una volta.
I prezzi di Walter sono molto competitivi. Cosa che, quando si mangia a Parma, non va data per scontata. La Clinica del Panino ha sfamato generazioni di studenti e continua a farlo. Io sono cresciuto chiedendomi se l’autore delle caricature che sono appese in quadro ai muri (datate anni ’80) ha fatto fortuna come disegnatore.
5 teste pelate (ma in realtà, se ci fosse una valutazione più alta gliela darei)
Già che siete in centro, se volete qualcosa di più tradizionale potete camminare per qualche centinaio di metri e arrivare in strada del Conservatorio. Lì ha sede la trattoria I Corrieri, la cui cosa peggiore è il sito internet. Il locale però si presenta splendidamente, con le delizie di Parma e la cucina in bella vista.
Qui si va sul tradizionale e io non prescinderei mai dal misto di salumi (mi raccomando, fate includere il culatello…costa un po’, ma vale la pena), parmigiano e torta fritta (da altre parti in Emilia, la chiamano gnocco. Si tratta di farina, acqua, lievito di birra e sale fritti nell’olio bollente. Non precisamente il massimo per il vostro fegato e la vostra linea, ma non la dimenticherete.
All’antipasto fate seguire un tris di tortelli (di erbette, zucca e patate). Considerato che i tortelli si condiscono con burro fuso e parmigiano, penso possa bastare.
Dalla cantina fate uscire Sauvignon dei Colli di Parma con i salumi e un bel Lambrusco con i tortelli.
4 teste pelate (potrebbero essere 5, se il servizio fosse più solerte)
Andando verso la stazione dei treni, dopo che vi siete lasciati sulla destra il Magistrato per il Po (e la sua architettura da ventennio Fascista),
attraversate la strada e svoltate a destra su viale Fratti. Qui trovate il ristorante Leon d’Oro. Lo gestiscono i Ghinelli: ristoratori di terza generazione e, clamorosamente, tutti uguali (parlo di fisionomia) tra di loro, inclusa la sorella.
Vi lascio consultare il sito del locale (vera gloria parmigiana dal 1917!) per il resto (eccellenti salumi, primi piatti tradizionali), io vado in fretta al carrello dei bolliti, che è semplicemente memorabile, visto che offre 10 diversi tipi di carne (incluse lingua e testina), il pieno (formaggio, pane e uova; è cotto nel brodo) e le classiche salse parmigiane: la rossa di pomodoro, l’agrodolce (la fanno come mia nonna…) e la verde. E’ un’esperienza quasi mistica.
Se siete eretici e non mangiate i bolliti, vi potete sempre orientare sul carrello degli arrosti.
5 teste pelate (al carrello; 4 al resto del menu, non più di 3 ai vini)
Proprio di fronte allo stadio “Cavalli” si trova il ristorante Basilico. Il gestore (sosia dell’attore americano Bob Hope) è sul mercato da sempre, ma questa mi sembra una delle sue imprese più riuscite. Vi ha trasferito gli antipasti a carrello de Il Fornello, una delle pizzerie storiche di Parma, ma ha ampliato l’offerta dalla pizza ai piatti della tradizione parmigiana e a vari piatti di pesce. Con un po’ di fortuna, e le giuste aderenze (è sponsor ufficiale dell’agenzia Oldman), vi servirà anche nel dopo partita. Specie se vi presenterete con lo staff Rai guidato da Giancarlo Mangini.
4 teste pelate
LA GARGANTA DEL PATO Essendo a Parma, ha un peso particolare. In qualsiasi posto della città vi troviate, Il Pato vi porterà qui. E non è comodissimo, dal centro. Dallo stadio Cavalli, già di più: rifarete il percorso verso la tangenziale, ma prenderete la direzione Langhirano e uscirete a Via Montanara-Felino. Superato il Campus Universitario e appena dentro l’abitato di Gaione, sulla destra apparirà l’insegna del ristorante, assieme a personaggi inquietanti che vi faranno parcheggiare l’auto.
La cucina degli Antichi Sapori non è particolarmente ampia come varietà, ma è molto curata come qualità. E’, insomma, il luogo ideale dove fare bella figura con eventuali ospiti, anche perchè la cantina è molto ben fornita e propone ottime soluzioni a prezzi più che accettabili. A patto, naturalmente, di evitare che la dolce Eliana porti troppo nocino al Pato, che a fine pasto ne abuserebbe.
Imperdibile il seguente dialogo tra il Pato e il titolare:
Pato: “Ci puoi fare la grigliata mista”
Ristoratore: “Ho solo il nodino di vitello”
Pato: “Ma neanche la pasta per il salame?”
Ristoratore: “No, l’ho usata tutta per il sugo”
Si ripete nel corso degli anni.
5 anatre
Bellissimo! E tutto così autentico…