Il mio ricordo di Reno Bertoia ad un anno dalla morte

BASEBALL, SPORT

Un anno fa di questi tempi ho trovato un messaggio via Facebook di Dean Rovinelli, ex giocatore di Rimini, San Marino e Caserta e della nazionale. Mi diceva che era morto un italo canadese che aveva giocato nei Tigers di Detroit.
“Qui è molto noto”, concludeva Dino.
“E’ la miglior persona che io abbia conosciuto” aggiungeva Al Kaline, leggendario Tiger.

Lì per lì, ho pensato che non era giusto, che fosse morto Reno Bertoia. NonReno Bertoia ai tempi dell'esordio in Major così presto, cavolo. Lo sport italiano se lo era scordato per un 50 anni, lo aveva appena ritrovato e ce lo portavano via?
Poi ho scritto a sua moglie Joan, che mi è sembrata serena. Reno era ammalato, ma non l’aveva voluto dire. Uno come lui, che negli anni ’60 aveva accettato di andare a giocare in Giappone, che aveva oltre 600 partite in Major League nel curriculum, che era il personaggio reale di un romanzo di fantasia (scritto da Marty Gervais, canadese)…uno come lui, non poteva accettare la pietà.
Mi ero in effetti chiesto perchè nel 2010 non si fosse fatto sentire. Da quando lo avevo conosciuto, Reno mi aveva detto che non aveva il coraggio di tornare a vivere nel paese in cui era nato (“Non parlo neanche l’Italiano vero, la mia prima lingua è il Furlan” mi diceva sempre), ma che certo lo voleva conoscere il più possibile e sarebbe tornato ogni estate.

Pur seguendo il baseball da sempre, e professionalmente da parecchio tempo, solo3  anni fa ho scoperto che diversi giocatori nati in Italia sono arrivati a giocare in Grande Lega. La mia prima ricerca, Reno Bertoia non lo aveva trovato. Poi, un blogger che usa il nickname Dottor Pepper mi ha messo sulla strada giusta.
Ero in un aeroporto negli Stati Uniti, quando ho parlato con Reno la prima volta ed ero a Grosseto per una telecronaca, quando lui ha preso il treno dal Friuli (dov’era in vacanza) per raggiungere Parma ad assistere ad una partita. Era la prima volta che entrava in uno stadio italiano.
La mattina dopo sono tornato da Grosseto per pranzare con Reno.
“Ma la suite, hai esagerato” è stata la prima cosa che mi ha detto.

Da sinistra: Joan Bertoia, Davide Bertoncini, il sottoscritto, Corrado Benedetti e Reno Bertoia a Parma nel maggio 2009Gli avevo prenotato una suite in uno degli alberghi migliori di Parma. Non tanto perchè era un ex giocatore di Major, più che altro perchè aveva accettato con grande entusiasmo di venire a Parma ed effettuare il lancio cerimoniale della prima palla. Si era commosso all’idea di ricevere in omaggio una maglia della nazionale con il nome Bertoia stampato dietro.
Di quella nazionale, Bertoia avrebbe potuto fare parte nel 1954. Steno Borghese lo aveva contattato, ma Reno era professionista e non poteva giocare all’Europeo. Quando poi tornò in Italia (se ne era andato a 23 mesi) nel 1958, era un titolare dei Tigers. E al baseball italiano non pensò.

A Parma lo intervistarono alcuni esponenti della stampa locale. Filippo Fantasia lo contattò per “Il Giornale” al telefono.
Scrisse Mario Salvini sul suo blog: “Dovrebbe essere un grande dello sport italiano, ma quasi nessuno lo conosce”.
Ma Reno era contentissimo dell’accoglienza avuta.
“Quando tornavo dopo il lancio della prima palla” mi aveva detto “Capivo che il pubblico mi rispettava”.
Mi disse sua moglie Joan che parlava sempre di quei 2 giorni passati a Parma con il personale medico dell’ospedale dove ha passato le sue ultime ore e che ormai tutti conoscevano a memoria l’intervista video che è ancora visibile sul sito della FIBS.

Reno Bertoia è stato tumulato con la maglia azzurra usata dalla nazionale al World Baseball Classic. E’ una cosa da dire sottovoce, perchè lui non vorrebbe che la urlassimo.
Da parte mia (ma anche questo lo diciamo sottovoce), se c’è una cosa di cui sono orgoglioso dei miei anni alla FIBS, è proprio quella 2 giorni di Parma, in cui Reno Bertoia si è riappropriato del ruolo che gli compete nel baseball italiano.
Di una cosa sono invece dispiaciuto: che non ha potuto essere presente allo stadio, come si era ripromesso di fare, nel giorno dell’esordio di Alex Liddi nelle Grandi Leghe. Il destino, ha deciso diversamente.

Ad un anno dalla sua morte, non ci resta che annetterlo alla Hall of Fame del baseball italiano. Il Canada, il paese dove è cresciuto ed è diventato uomo, nella sua Hall of Fame gli ha trovato posto fin dal 1988. L’Italia, però, è il paese dove Reno è nato.