Inizio a cimentarmi in qualcosa che sto meditando da tantissimo tempo: la pubblicazione di quello che considero il meglio dei vari articoli apparsi su Baseball.it nella rubrica Diario di un cronista itinerante.
Per fare un po’ di storia, devo premettere che l’idea di scrivere un Diario non è mia. La ebbe Stefano Antonini, il mio capo servizio alle pagine di sport de La Tribuna di Parma. Verificata una mia certa attitudine a osservare i dettagli e a tramutarli in storie, considerato che in quegli anni rifiutavo la tribuna stampa allo stadio per seguire le partite di calcio in curva con i miei amici, mi chiese di scrivere un diario dalla curva.
“Così facciamo un po’ di colore” diceva nel suo chiaro accento giuliano che, dal nostro punto di vista di emiliani, gli faceva sbagliare l’accento di tutte le “e” e di tutte le “o” (colòre).
Il Diario di un cronista itinerante nacque come qualcosa di estemporaneo. Il titolo, per la verità, arriverà solo dopo un paio di anni.
Prima di partire per l’Europeo 2001 di baseball ero in vacanza con mia moglie a Mauritius e nel nostro villaggio alloggiava il calciatore Christian Karembeu, francese originario della Nuova Caledonia. Dovete sapere che Karembeu era stato un mio obbiettivo a Fantacalcio ma, quando ero riuscito a prenderlo, la Sampdoria lo aveva messo fuori rosa e io non lo sapevo. E’ andata a finire che mi sono tenuto per mesi Karembeu sperando che lo riabilitassero, ma andò a finire che, alla prima occasione, lo cedettero al Real Madrid.
Così, quando ho incrociato Karembeu in spiaggia con la sua morosa modella, ho pensato che sarebbe stato bello scrivere di quella vicenda del Fantacalcio in un articolo. Avrei anche voluto fare una foto con lui (magari dopo averlo lasciato senza parole con l’aneddotto…), ma era sempre truce (si era fatto male a un ginocchio e palesemente non riusciva ancora a piegarlo bene; credo che la sua carriera sia poi finita per quell’infortunio) e non ho avuto il coraggio. In compenso, ho meditato su come avrei potuto scrivere qualcosa di quel genere al riguardo dell’Europeo che avrei coperto.
Nel 2001 non avevo mai seguito da inviato un torneo lungo all’estero. Ero stato fuori dall’Italia (diverse volte in Olanda, una a Parigi) per la Coppa Campioni di baseball e avevo seguito il Parma in diverse trasferte di Champions League e Coppa Uefa o Delle Coppe, ma la mia unica esperienza su un torneo di più settimane risaliva al Mondiale di baseball del 1988 in Italia; oltretutto, ero sempre stato inviato di radio e televisioni. Quindi, ero abituato a servizi parlati, che mal si adattano al colore (a meno che non siano supportati da immagini o suoni particolari, e non era il mio caso). Pensavo poi che fosse una bella occasione, da offrirsi agli appassionati di baseball: raccontare un torneo giorno per giorno e contestualizzare il tutto con una sorta di diario di viaggio. Certo, mi incasinavo un po’ la vita. Oltre alla cronaca della partita dell’Italia e alle interviste ai protagonisti, dovevo scrivere un terzo articolo quotidiano. Ma, mi son detto, ero lì per quello.
Le fonti di ispirazione sono tra le più svariate. Ma qui ne citerò solo 2: i diari di viaggio che ho sempre tenuto in vacanza con i miei amici e gli articoli sul mondo delle Grandi Leghe che Claire Matthew mandava a Baseball.it in Inglese e che io traducevo (e riadattavo) in Italiano.
Per legare i vari estratti dal Diario, scriverò ex novo delle presentazioni (che saranno in corsivo). Mi permetteranno anche di indugiare su cosa accadeva in quel momento al di fuori del mio viaggio. Insomma: presenterò me stesso con le riflessioni di me lettore su di me autore. E’ una cosa che ha sempre fatto Isaac Asimov ed è quindi il mio modo di rendere omaggio a uno dei miei punti di riferimento.
Come detto, i primi Diari sono relativi all’Europeo di baseball 2001. Siamo in Germania, nel pieno dell’estate del 2001. Barry Bonds ha appena battuto il suo fuoricampo numero 500 e io sono inviato, ma senza un fotografo al seguito. Purtroppo, nemmeno avevo una macchina fotografica personale con me, quella esperienza non è documentata da immagini. C’è quindi da sperare che quel che ho scritto sia evocativo.
A dopo, per i primi Diari.