Fate qualcosa di sinistra!

SCHIROPENSIERO

Questo articolo è dedicato alla memoria di 2 persone che ho molto stimato.
Con il Notaio Stefano Lavagetto (nato nel 1935, era di 2 anni più giovane di mia madre) feci conoscenza attraverso qualche furioso litigio, ma alla lunga scoprimmo un feeling silenzioso e lui mi dimostrò a più riprese la sua stima.
Conobbi sua figlia Francesca prima di lui. E mi sono sempre scordato di chiedergli com’è che la figlia l’avessero soprannominata Cookie, come il terza base degli Yankees Jack Arthur Lavagetto (nato 1912). Forse è perchè viene citato da Jack Lemmon nella sua interpretazione da Oscar di Harry Stoner, nel film Salvate la tigre (1974) di John Avildsen?
Se qualcuno lo sa, mi avverta. Grazie.
Mario Tommasini (classe 1928, di un anno più anziano di mio padre) era quello che io non sarò mai: un uomo che aveva dedicato la vita agli altri. Non è che Mario fosse sempre una persona facile con cui avere a che fare. Raccontava di aver ascoltato, origliando, gli accordi che venivano presi per le Barricate del 1922. E forse non era vero. Ma di sicuro aveva fatto parte dei Gruppi d’Azione Patriottica partigiani a soli 14 anni.
Non starò qui a citare le sue battaglie, per questo c’è il
sito della sua fondazione.
Aggiungo solo che, di fronte a lui, ci si poteva solo togliere il cappello
.

Stefano LavagettoOgni volta che il PD fa dei casini, mi rivedo nella redazione di Teleducato. E’ l’inizio della primavera del 1998 e la segreteria mi avverte che c’è una telefonata: “Ti passo il Sindaco”.
Stefano Lavagetto era una di quelle persone che vanno diritte al punto. Non mi disse nemmeno “ciao”. Fu più che diretto: “Volevo sapere come la vede”.

Mi chiedeva il mio parere sulle elezioni.
Io ero da meno di 2 anni Capo Redattore di Teleducato, carica che ritenevo un punto d’approdo della mia carriera di giornalista e che mi era arrivata tra capo e collo (non avevo ancora superato l’esame da professionista; anzi, l’Ordine non mi aveva ancora accettato la domanda per sostenerlo) quando l’editore di questa storica TV aveva rilevato la radio (l’amata Onda Emilia) dove avevo raggiunto una mia serenità. In poche parole: la fiducia di Lavagetto, un burbero temuto da colleghi ben più navigati di me, mi faceva sentire orgoglioso.
Ma io ero io anche nel 1998: “La vedo male, dottore”.

Gli dissi che era stato un errore assurdo, non essersi alleato con la Lista Civica di Mario Tommasini. Non dissi “secondo me”, lo ricordo benissimo.
“Sindaco, non mi può trattare Mario Tommasini come un vecchio”.
Lavagetto balbettò. Lui era un comunista miliardario al quale forse leLe elezioni del 1998 a Parma battaglie di Mario non facevano troppo effetto. Ma era anche un uomo di grande cultura, che non poteva non sapere cosa rappresentasse Tommasini per la sinistra, non solo di Parma.
“Luomo più buono d’Italia”, lo aveva chiamato il Corriere della Sera nella memorabile copertina di un inserto.

Sinistra: che il problema sia proprio questo?
Da quando essere Comunisti (che prima del 1989, era un marchio di unicità mica indifferente; ve lo dice uno che Comunista non è mai stato) non è più cool (non trovavo un termine più adatto, in Italiano…), chi era Comunista si vergogna un po’ di esserlo stato. E così, per vincere le elezioni di Parma nel 1998 (che per la sinistra, dovrebbero in effetti essere una passeggiata) ha bisogno di allearsi con gli ex democristiani. Come suo Vice Sindaco Lavagetto designa l’Avvocato Giorgio Pagliari, che io non voterei solo per la capigliatura da Big Jim che sfodera. E anche (ma sono dettagli…) per una storiella di appalti per le pulizie finiti a una Coop bianca, quando un’azienda concorrente aveva presentato un’offerta migliore.

Nanni Moretti non aveva ancora detto pubblicamente “Con questi dirigenti, non vinceremo mai”, ma aveva già vinto la Palma d’Oro a Cannes con Caro Diario, un film di una certa qual megalomania; contrariamente a quanto avevo scritto in un primo tempo, non contiene il memorabile: “Dì qualcosa di sinistra” rivolto a D’Alema, che si trova invece in Aprile.
Io glielo avrei voluto dire, a Lavagetto, di dire qualcosa di sinistra. Ma lui aveva il suo copione, scritto dalla Segreteria.
Visto che mi chiedeva, tra le righe, un consiglio, gli avevo anche detto di non preoccuparsi di difendere la scelta della stazione medio padana del treno ad alta velocità a Reggio Emilia (Lavagetto ci perse voti, ma la stazione non è ancora stata completata oggi, aprile 2013, esattamente 15 anni dopo; questo a dimostrazione del fatto che, non avesse difeso la scelta allora, nessuno avrebbe potuto fargliene una colpa una volta eletto).

Lavagetto perse rovinosamente le elezioni contro Elvio Ubaldi. Per la prima volta nella storia, nel Governo dell’unica città emiliana che aveva respinto i Fascisti di Italo Balbo, c’erano gli ex Fascisti. E neanche troppo ex. Massimo Moine di Alleanza Nazionale mi disse in una intervista che non vedeva perchè ci si dovesse vergognare di essere stati Fascisti. A microfono spento, fui tentato dal dirgli che lo vedevo io, il perchè. Ma alla fine non ebbi il coraggio. In compenso, quando i Fascisti esultavano per la vittoria elettorale a fianco del glorioso Gonfalone del Comune della mia città, ho pianto (e non mi vergogno di averlo fatto) in silenzio.
Se pensate che piangere fosse esagerato, sappiate che a sostenere Ubaldi c’erano i Villani, i Vignali…quei figuri che hanno portato la città con la più alta qualità della vita d’Italia ad una posizione debitoria di centinaia di milioni di euro.
La storia finisce con il mio editore che mi chiede di trasferirmi a Piacenza con il grado di direttore. Promoveatur ut amoveatur, dicevano i romani…

I DS di allora (erano nati il 14 febbraio 1998 dal PDS) mi ricordano fortemente il PD (che è nato nell’ottobre del 2007 da una illuminazione di Stefano RodotàVeltroni Uolter) di oggi. Solo, la loro democristianizzazione era ancora parziale e avevano meno correnti in conflitto tra di loro. E’ comunque sicuro che vedere Lavagetto rimanere senza poltrona, non fece troppo dispiacere a qualche caporione di Segreteria politica.
Quello che ha combinato il PD con l’elezione del Presidente della Repubblica è follia allo stato puro. E benchè non mi sia chiaro perchè lo abbiano fatto, devo dire che la candidatura da parte del Movimento 5 Stelle di Stefano Rodotà al Colle mi sembrava un’occasione ghiottissima per il PD di aprire quel dialogo con Beppe Grillo che Pierluigi Bersani sta cercando da settimane. Perchè se il PD non sostiene uno come Rodotà (eletto per la prima volta in Parlamento come Indipendente nella lista del PCI nel 1979, Parlamentare Europeo nel 1989, primo Presidente del Consiglio Nazionale del PDS nel 1992, Presidende della Camera dopo che Oscar Luigi Scalfaro era diventato Presidente della Repubblica, dal 1997 al 2005 Garante per la protezione dei dati personali, dal 1998 al 2002 Coordinatore dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell’Unione Europea) alla Presidenza della Repubblica, io davvero non so più cosa dire.

Resta il fatto che mi fa tristezza notare come l’unico argomento per controbattere ai miei giudizi su Beppe Grillo sia (parafraso e sintetizzo): “Ma guarda piuttosto cosa combina il PD”.
Anzi: mi conferma che non ci sono evidentemente argomenti per sostenere le (in effetti, insostenibili) posizioni del comico in pensione.

2 thoughts on “Fate qualcosa di sinistra!

  1. Bell’articolo, molto utile! Stavo facendo le mie belle letture di post pre-nanna, dove lasciare qualche commento, con la speranza di ritorni sul mio blog, quando ho letto questo articolo! Grazie delle dritte!!!

  2. Riccardo, scusa il puntiglio ma il film di Moretti in questione era Aprile, non Caro Diario. Solo per precisazione.

    Un saluto,
    Valerio Perogio

    La mia memoria non è buona come penso 😀
    Correggo subito

Comments are closed.