Come cambia essere fan di Paul Weller nel secolo 21°

MUSICA, Paul Weller, SCHIROPENSIERO

Una volta era facile. Passavo davanti al Mistral Set e quando vedevo un disco in vetrina che mi interessava, entravo e lo compravo. Adesso è tutta un’altra cosa. Il disco di Paul Weller doveva uscire l’11 maggio e io l’ho prenotato. Amazon mi ha fatto scaricare la prima canzone, poi mi ha avvertito che tutto il disco non sarebbe stato disponibile prima del 18 maggio. Poi mi è arrivato l’avviso che era disponibile la seconda canzone (con il titolo Saturns Pattern, lo stesso del disco). Poi il quotidiano The Guardian mi ha mandato una e-mail (non so dove mi ha trovato, dico la verità) dicendo che potevo ascoltare tutto il disco in streaming sul loro sito prima che uscisse. Amazon si deve essere offesa, perchè poco dopo mi ha detto che potevo scaricare una terza canzone. Anzi, me l’avevano scaricata anche loro e, visto che ho I-Tunes, l’avevano aggiunta anche lì.

Paul Weller compie 57 anni il 25 maggio
Paul Weller compie 57 anni il 25 maggio

C’è una cosa però che non cambia: l’euforia che mi prende quando esce un nuovo disco di Paul Weller. Che poi si trasforma in ansia, perchè ho un assurdo timore di questo tipo: “E se poi non mi piace?”.
Nella pagina che l’e-mail del Guardian mi invitava a visitare, mentre vagavo alla ricerca del media player per ascoltare il disco, ho trovato una dichiarazione di Paul Weller stesso: “Questo disco è una delle cose migliori che ho fatto…provocatorio come il ventunesimo secolo“.
Paul Weller ha eseguito dal vivo alcune delle canzoni nuove in marzo (14 date “in posti che altri snobbano” e 14 tutto esaurito). Ovviamente su YouTube i filmati si trovano. In un concerto il pubblico segue Saturns Pattern, una melodia che ricorda, per non parlare della ritmica e dei cori, i Beatles (del suo debito ai Fab Four il Maestro non ha mai fatto mistero), in religioso silenzio. Paul Weller è al piano (cosa che mi fa un po’ soffrire: io lo voglio alla chitarra…) e si guarda intorno come fa sempre nei concerti. Di solito, finisce con il lamentarsi dei livelli con il fonico. Qui regala uno sguardo del tipo “però…” e poi conclude la canzone. Il pubblico gli tributa un’ovazione impressionante.
Ha detto Paul: “Wake up the Nation e Sonik Kicks2010 e 2012 “Sono piaciuti alla critica, ma dal vivo le canzoni non è che prendessero troppo il pubblico. Con questi nuovi pezzi invece ho visto grandi reazioni, come non mi è successo spesso con le canzoni nuove. Ed è da un po’ che sono nel settore“.

Saturns Pattern abbiamo detto che è britpop, così come Going my way (che pure ha dei su e giù, come a volte succede al Paul Weller compositore, che sembra pentito della melodia scelta e ce ne infila altre) e I’m where I should be.
Ho ascoltato 4 o 5 volte in fila Saturns Pattern oggi, mentre lavoravo a diversi articoli di baseball e mentre imperversavo sui social network. White Sky, che apre il disco, è rock psichedelico, forse non l’aspetto della musica di Paul che preferisco. Long Time è un altro pezzo rock, con tastiere rockabilly e chitarra distorta. C’è anche un assolo alla BB King (lo fa Paul o Steve Cradock?).
Per così tanto tempo mi sono sentito confuso/Per così tanto tempo volevo perdere.
Allora non è vero che ormai scrivi i testi solo per “scegliere parole che suonano bene” (mi avevi dato un po’ una delusione, Paul: tu, che sei considerato un punto di riferimento da intere generazioni di scrittori in Inghilterra. E modestamente, anche da me…).
Pick it up invece sì, sono parole che hai scelto perchè stanno bene con il ritmo funky che hai dato al pezzo. Anche se Raccogli tutti i pezzi e mettili assieme/Prendi tutti i pezzi e non lasciarli andare non è male, come verso in sè stesso.
Phoenix è un soul pop che mi ricorda qualcosa, ma non so cosa. In fondo, Paul Weller è un magpie, come dice qualche giornalista, una gazza ladra, che prende qua e là.
“Sì” conferma lui “Ma non funziona come pensate voi. Io ascolto un sacco di musica, è ovvio che qualcosa mi resti nelle orecchie. Anche perchè non è che c’è tanto da inventare”.
Da inventare no, ma da sperimentare sì: “E’ il segreto della sua longevità” spiega il New Musical Express. Weller è dal 1977 che scrive canzoni, è stato in 2 band (Jam e Style Council) e questo è il suo disco da solista numero 12. Insiste il giornale: “A sperimentare così, a volte in modo anche capriccioso, qualche volta un catorcio gli esce. Ma nel complesso il rischio vale il risultato”.
Il blu del cielo/il fresco della mattina/In mente non ho nulla/Bellezza ovunque dice il testo di Phoenix. Ecco, forse sul finale Weller si innamora troppo del giochino della Jam session.
Anche In the car sembra basata su un’improvvisazione rythm and blues o jazz.
“Abbiamo usato la tecnologia al massimo” confessa però Weller. Che tradisce i suoi quasi 57 anni così: “Cazzo, nella fase di montaggio abbiamo fatto delle cose che con i nastri ci avrebbero richiesto anni di lavoro”.
Il disco si chiude con These city streets, che è un esempio perfetto del Weller stream of counsciousness.

Diciamolo: Saturns Pattern è un capolavoro. Certo, mi sembra strano averlo ascoltato tutto più volte e averne, per ora, comprato solo 3 canzoni. Come Paul, anch’io ho superato i 50 e comincio a essere messo sul chi va là di fronte a queste diavolerie moderne.
Ma finchè c’è Weller, sarò sempre quel ragazzino che provava a copiare i suoi foulard guardando le copertine dei dischi degli Style Council.
Forza, a cercare i biglietti per le date italiane del Tour Europeo!

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