Dopo il post che spiegava la mia decisione di ricorrere alle vie legali, ho ricevuto diversi commenti perplessi, 2 anche direttamente su questo sito. Nella sostanza, mi si dice: “Fregatene”. Cosa che io non ho intenzione di fare. E spiego il perchè.
L’articolo 595 del Codice Penale dice che: “Chiunque comunicando con più persone offende l’altrui reputazione è punito con la reclusione” e specifica “Se è a mezzo stampa fino a 2 anni”.
Il direttore di una testata giornalistica, inoltre, è chiamato alla responsabilità dall’articolo 57 del Codice Penale, che lo punisce per colpa: “se omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario a impedire che col mezzo della pubblicazione siano commessi reati”.
Il Codice Penale stabilisce inoltre che la parte offesa ha diritto al risarcimento.
Visto che io ritengo che certe persone abbiano offeso la mia reputazione, ho inteso tutelarmi e mi rimetto a tal proposito al Giudice. E volevo spiegarlo a chi mi segue attraverso il blog.
A questi lettori voglio anche spiegare cosa mi anima nel mio lavoro e quali sono i principi ai quali ho scelto di non derogare mai.
Noi giornalisti abbiamo una Carta dei Doveri, che i professionisti studiano prima di sostenere l’esame di abilitazione. La Carta dice che il giornalista: “Diffonde ogni notizia o informazione che si ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggior accuratezza possibile”.
Adesso cito un passo che, alla luce di quel che sta succedendo nel mondo dell’informazione in Italia, posso capire sembri sconcertante: “La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell’editore”.
Vi sconvolgo ancora di più: “Il giornalista rettifica con tempestività e appropriato rilievo le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate”.
Va letto bene, perchè questo è uno dei princìpi sui quali è fondata l’Italia. C’era nello Statuto Albertino, ovviamente è stato abolito dal Fascismo, ma è tornato con la Legge sulla Stampa (articolo 8) del 1948.
Forse adesso anche chi mi ha scritto “fregatene” avrà più chiaro perchè non posso accettare che di me si insinui che non concedo diritto di replica.
Mi prendo ancora qualche riga.
Da quando lavoro per la FIBS, ho visto sedicenti esperti di comunicazione prendere in mano siti di società e mandarli quasi in rovina, lasciando addirittura scadere il dominio. Ho letto un personaggio che criticava l’uso della lingua di chiunque scambiare in uno scritto il termine “puritano” (moralista, perbenista) per “purista” (il purismo era una corrente del 1800 per la conservazione dell’Italiano puro, ma è facile adattare la definizione, che spesso ha intendimento spregiativo, a qualsiasi attività). Insomma, non mi stupisco più di nulla.
Da parte mia, non posso garantire la perfezione mia o delle persone che lavorano per l’Ufficio Comunicazione della FIBS. Ma la massima serietà, il massimo impegno e la volontà di porre rimedio ad eventuali errori, questo ve lo firmo subito.