Domenica pomeriggio a casa mi sono messo tranquillo davanti al televisore e ho guardato la registrazione dell’esordio di Alex Liddi in Major League. Quando la regia ha scovato Liddi appoggiato alla ringhiera (sarà giusto, ringhiera?) del dug out ho avuto un tuffo al cuore e mi sono letteralmente commosso quando ho visto Alex entrare nel box di battuta. Mi è venuta in mente una serie di immagini, che (ormai ho la deformazione professionale…) mi sono apparse sotto forma di una gallery del sito FIBS. Dan Bonanno della MLB che mi dice che c’è un ragazzo di Sanremo che farà strada (è il 2004); David Rigoli che mi dice “lo devi vedere, è uno spettacolo” e lo porta a giocare Roselle; Bill Holmberg che lo convoca in nazionale Juniores a 16 anni “perchè è una bestia”; Marco Mazzieri che gli chiede se se la sente di fare anche il closer, oltre che l’interbase; Alex che scherzando fa il provino da lanciatore all’Accademia e, sorridendo, lancia a 90 miglia; io che rispondo ad un forum che a 18 anni Liddi non può ancora essere considerato il miglior giocatore italiano e qualche imbecille ne approfitta per scrivere che ce l’ho con Liddi; Alex che al telefono (siamo nel 2007) mi dice “non ti trovo mai” con un coraggio da leone, perchè a telefonate non risposte eravamo circa 45-1 per lui; Alex che in Italia-Stati Uniti del 2007 urla talmente tanto dal campo che lo sento in tribuna stampa; Alex che mi abbraccia ai Futures All Star Game del 2010, va a fare BP e ne spara una contro il tabellone segnapunti dello stadio di Anaheim; Alex che mi dice al telefono che vuole giocare il Mondiale 2009 e gli dico di stare calmo che non può decidere lui; Alex che risponde (nel 2010) a Mario Salvini, che gli chiede “Arriverai in Major?” con un “E’ difficile” e poi, dopo una pausa, aggiunge “per quest’anno”.
Vedere un ragazzo cresciuto in Italia che gioca in Major League e segna su battuta valida di Ichiro Suzuki è qualcosa che sarebbe simile ad un sogno, se non fosse vero. Ed è naturalmente qualcosa di molto importante per il baseball italiano. Non tanto per l’attenzione mediatica sul singolo episodio in sè, quanto piuttosto perchè molti ragazzi decideranno di giocare a baseball per seguire l’esempio di Liddi.
Detto questo, c’è una considerazione molto seria che voglio fare. Credo che nessuno si possa appropriare del successo di Alex (che si chiama Alex all’anagrafe, per la cronaca, inviterei chi ha scritto la pagina su Liddi in Wikipedia di correggere la dicitura ‘Alessandro detto Alex’). Il successo di Alex è solo di Alex, perchè è frutto della più incredibile determinazione che mi sia mai capitato di vedere. Io ho già scritto che la cosa più bella che ti può capitare, se sei giornalista di baseball, è seguire una partita in cui gioca Liddi e tenere gli occhi su di lui dal pre game in avanti, perchè lui esprime la gioia assoluta di essere lì e giocare a baseball.
Ai ragazzini che inizieranno a giocare per seguire le orme di Alex spero che le famiglie citino la passione, la determinazione e la voglia di arrivare di Liddi. Che sono una bella lezione di vita non solo nel baseball. E per ora lasciamo perdere quel che Alex potrebbe guadagnare.
Infine, e so che Alex Liddi è d’accordo con me su questo, venerdì 9 settembre è solo un punto di partenza. Credo sia vicino il giorno in cui quel doppio all’esterno sinistro sarà la regola e non una cosa su cui fare un comunicato stampa.
Concordo con il senso generale dell’articolo.
Dissento leggermente sul discorso “appropriarsi del successo” di Alex Liddi.
Credo che la determinazione da sola non sia sufficiente. Ne conosco molti di ragazzi cresciuti in Italia e DETERMINATI che giocano a baseball in questo paese che non è attrezzato ad accoglierli.
So cosa vuol dire avere una famiglia baseballcentrica e so quanta differenza in meglio questo può fare. Quindi sicuramente la famiglia Liddi è la prima a poter “rivendicare il successo” di Alex Liddi. Negare la partecipazione di una società come Sanremo, che rappresenta la periferia della periferia (per motivi geografici e anche per motivi politici), però mi sembra un po’ troppo.
Nel 2004, mentre Alex Liddi aveva 16 anni e giocava in terza in serie B col Sanremo, io giocavo a Milano in serie B. Posso avere l’effimero orgoglio di averci giocato contro (e ammetto che la cosa mi rende molto fiero, pur avendo la fortuna di aver conosciuto Major Leaguers di maggiore anzianità), ma credo debba essere riconosciuto a Sanremo quantomeno il fatto di aver fatto giocare titolare un ragazzo di 16 anni (quante società di B lo fanno recentemente? Non moltissime, direi, e a ognuna di loro augurerei tutte le fortune di riuscire ad ottenere quello che ha ottenuto Alex Liddi).
Sinceramente, il fatto che Alex Liddi non abbia mai partecipato ai campionati federali di élite non significa che la FIBS debba sentirsi in qualche modo castrata di questo successo. Probabilmente significa più che dovrebbe curarsi maggiormente della promozione dei campionati nei quali si fà (o si dovrebbe fare) crescere tecnicamente molti dei giovani che non hanno la fortuna di crescere e sbocciare in società blasonate (su due piedi mi vengono in mente Dallospedale/Piacenza, Pantaleoni/Macerata, Avagnina/Fossano e Suardi/Lodi). Probabilmente potremmo trovarci nella situazione in cui Dan Bonanno troverebbe ripetitivo dover dire sempre “questo ragazzo andrà lontano”.
Chiedo scusa per la divagazione.
Cordiali saluti.
Simone Spinosa