Prima di passare alle conclusioni, mi resta da affrontare un ultimo argomento: il concetto di immagine.
Addetto Stampa e immagine possono essere una combinazione letale. Soprattutto per l’Addetto Stampa al quale si chieda di occuparsi dell’immagine o al quale vengano posti limiti in nome dell’immagine.
Per affrontare l’argomento, dovremo cercare prima di tutto di capire cosa si intende con questo termine, del quale si abusa sempre di più.
Immagine, non immagini
Un giornalista è abituato ad avere a che fare nel concreto con diverse immagini (foto o video), ma potrebbe trovarsi spiazzato se gli dovesse essere chiesto di curare l’immagine di qualcuno o di qualche organizzazione. Letteralmente, l’immagine è la rappresentazione visiva (quindi non solida) della realtà. In Latino imago era la “forma esteriore dei corpi per come era percepita dal senso della vista”. Se cercate immagine su un dizionario (ho davanti il Sabini-Coletti) questo vi restituirà una serie di significati che hanno a che fare (nel concreto o in astratto) con l’apparenza. Quindi, se il management chiede all’Ufficio Stampa di curare l’immagine, bisogna subito chiarirsi su un punto: l’aspetto esteriore dovrà essere coerente con la sostanza. Altrimenti al management non serve un Addetto Stampa, bensì un truccatore.
Definizioni di immagine
Platone, che è morto quasi 350 anni prima che nascesse Gesù Cristo, aveva capito molto. Tanto che in uno dei suoi dialoghi affermò che un oggetto non lo descriviamo “per come è”, ma “per come lo percepiamo”.
Quasi 2000 anni dopo, Johann Wolfgang Von Goethe scriverà: “Il comportamento è uno specchio in cui ognuno rivela la propria immagine”.
Questi 2 grandi pensatori aiutano già molto l’Addetto Stampa in difficoltà perché gli è stato chiesto di occuparsi dell’immagine. A chi lo paga interesserà certamente molto che all’esterno l’organizzazione venga “percepita” in un certo modo e spesso l’Ufficio Stampa si troverà a descriverne il comportamento. Voglio che vi soffermiate un attimo su questo: noi come giornalisti (e dovremmo ormai essere tutti d’accordo col fatto che l’Addetto Stampa è un giornalista) lo raccontiamo, ma non siamo i responsabili di quel comportamento.
Immagine secondo James Grunig
Nel primo articolo di questo ciclo ho affrontato i modelli del Professor James Grunig. Nelle sue pubblicazione Grunig ha spesso cercato di togliere l’alone del mito al concetto di immagine. Ad esempio, dicendo che il termine immagine ci “confonde” e fa perdere di vista espressioni che identificano in modo molto più preciso l’azione di comunicazione verso l’esterno: percezione (ma noi, e Platone, ci eravamo comunque arrivati), conoscenza, attitudine e programmazione. Quel che Grunig vuol dire è che ottenere una certa immagine non può essere lo scopo finale. Chi si occupa di comunicazione verso l’esterno ha certo l’obiettivo di fornire un’ immagine dell’organizzazione di cui si occupa, ma questo non è che un punto di partenza. Deve poi andare sul campo a verificare se l’immagine che si aveva in mente viene “percepita” nel modo che ci si aspettava. E soprattutto: nel lungo termine, questa immagine che siamo riusciti a dare di noi, ha creato il rapporto con il pubblico di riferimento che volevamo? E questo rapporto che abbiamo ottenuto, ci ha aiutati a compiere la mission aziendale?
Addetto Stampa e immagine
Grunig ha scritto che molte organizzazioni usano i loro Uffici Stampa : “per esercitare il loro potere sul pubblico e per nascondere le conseguenze dei loro comportamenti al pubblico, al Governo e ai media”.
C’è sicuramente da preoccuparsi, a pensare di essere usati per questo. Ma non saremmo realisti, se liquidassimo le parole del Professore come “teoria”. Nella pratica, come Ufficio Stampa verremo prima o poi invitati a nascondere qualcosa, ad aggiustare qualche verità. E quasi sempre, la formula magica sarà “è per la nostra immagine”.
Sia chiaro: quello di immagine è un concetto che va preso sul serio. È importante da quando le merci si spostano e non è più possibile avere certezza immediata della loro reale provenienza. Parliamo del 1500 e del lungo processo che ha portato alla definizione di prodotto di marca.
Google stesso ha sofferto per un’ azione che ha danneggiato l’immagine dei suoi inserzionisti. O meglio: gli inserzionisti hanno pensato che alcuni video di dubbio gusto che YouTube ha abbinato alla loro pubblicità ne danneggiassero l’immagine e hanno ritirato le loro campagne pubblicitarie.
Vi chiedo: cosa ci può fare, l’Ufficio Stampa di Google?
Conclusione
L’Ufficio Stampa non crea l’immagine dell’organizzazione per conto della quale opera. Può rafforzarla comunicandola. Ma la conditio sine qua non perché un Addetto Stampa riesca a comunicare bene è (parafrasando il fotografo Mario Giacomelli) che abbia qualcosa da dire.
Ribadisco che l’immagine non può e non deve essere la mission aziendale (a meno che, ovviamente, l’organizzazione non sia un’agenzia di comunicazione o qualcosa del genere…). A formare l’immagine contribuiscono molti fattori, inclusa la percezione del pubblico. E quella il nostro Ufficio Stampa può aiutare a migliorarla.
Ottenere l’immagine appropriata è comunque un passo importante nel compimento della mission aziendale.
Ma il punto di questa serie di articoli non è tanto come può contribuire il settore Comunicazione (che comprende ovviamente l’Ufficio Stampa) a creare l’immagine dell’organizzazione, quanto affermare che Addetto Stampa e Pierre possono essere decisivi per il compimento della mission. Sia partecipando al lavoro strategico di programmazione che a quello di verifica dei risultati. Se da quelle fasi vengono esclusi, verranno ridotti al ruolo di chi viene utilizzato solo per mandare messaggi.
Approfondirò quest’ultimo aspetto nell’articolo con cui chiuderò questo ciclo.
9-CONTINUA