World Baseball Classic 2017: presentiamo l’Italia

BASEBALL, World Baseball Classic 2017

Nella notte tra giovedì 9 e venerdì 10 marzo all’Estadio Charros de Jalisco l’Italia di Marco Mazzieri debutta nel World Baseball Classic 2017 affrontando i padroni di casa del Messico.
E’ la stessa partita d’esordio di 4 anni fa e allora gli azzurri vinsero in rimonta, ribaltando il risultato contro Sergio Romo un closer che era apparso imbattibile nelle World Series giocate (e vinte) pochi mesi prima con la maglia dei San Francisco Giants.

Che Italia nel World Baseball Classic 2017?

Rispetto alla squadra che si è piazzata tra le prime 8 dell’edizione 2013, l’Italia è quasi tutta nuova. Di quella rosa sono presenti i lanciatori Da SilvaMaestri e Venditte; il catcher Butera; gli interni Colabello, Vaglio e Liddi; l’esterno Chiarini. Anche lo staff tecnico è profondamento rinnovato, visto che dal torneo precedente tornano solo il manager Mazzieri e i coach Catalanotto e Gerali. A garantire continuità ci sono però il pitching coach Sweeney e il suggeritore di terza Nick Punto, che al Classic 2013 c’erano, ma in veste di giocatori.
Il catcher Francisco Cervelli (che aveva già giocato per l’Italia nell’edizione 2009) è l’unico azzurro titolare fisso in una squadra di Grande Lega americana (MLB; i Pittsburgh Pirates). Hanno giocato in Major nel 2016 anche i lanciatori Layne (Yankees), Venditte (Blue Jays e Mariners) e Morris (Reds);  il catcher Butera (Kansas City Royals; è la riserva dell’infaticabile Salvador Perez, miglior catcher in assoluto);  gli interni Cecchini (uno dei maggiori prospetti dei Mets), Segedin (Dodgers); l’utility Descalso (Rockies);  l’esterno Nimmo (Mets). E naturalmente, hanno esperienza di Grande Lega anche Liddi e Colabello.

Alessandro Maestri (a sinistra) in conferenza stampa con Marco Mazzieri

Sui 28 giocatori della rosa 7 hanno giocato nella Italian Baseball League (IBL) nel 2016: i lanciatori Florian, Oberto (San Marino) e Crepaldi (Fortitudo Bologna; è stato inserito in rosa dopo l’infortunio di Teran del Rimini); l’utility Nick Morreale (è stato inserito in rosa dopo l’infortunio del terzo catcher Sabbatani, Fortitudo Bologna); l’interno Vaglio  e gli esterni  Chiarini e Poma (San Marino).  Crepaldi, Chiarini, Colabello, Liddi, Maestri, Poma e Vaglio sono i 7 componenti del roster cresciuti nelle giovanili in Italia. Ci sono nel  pool  di lanciatori che potrebbero essere utilizzati dal secondo turno anche Panerati (Fortitudo Bologna) ed Escalona (Rimini), oltre al rilievo di Independent League De Julio. Gli esordienti assoluti in azzurro sono 12.
L’Italia del 2013 aveva certamente più esperienza (rispetto a quella rosa mancano un pitcher del livello di Grilli, lo slugger Rizzo e De Norfia all’esterno), ma questa è potenzialmente migliore in difesa. Gavin Cecchini (classe 1993) può garantire un salto di qualità all’interbase rispetto a Granato; John Andreoli  (Cubs) e Brandon Nimmo (Mets) hanno giocato da titolari (entrambi possono giocare al centro) in Triplo A in campo esterno. L’Italia ha anche ottime potenzialità in battuta, visto che Mazzieri può mettere assieme la potenza di Butera, Cervelli, Colabello, Liddi, Segedin  per concretizzare la capacità di arrivare in base di Cecchini, Descalso e innescare la velocità di Andreoli, che gli scout MLB valutano come straordinaria.
A livello di lanciatori partenti l’Italia non ha braccia di Grande Lega. Il più accreditato è Sam Gaviglio (classe 1990, Mariners) che ha giocato nel 2016 in Doppio e Triplo A. Trey Nielsen (azzurro al Premier12 WBSC) ha a sua volta lanciato 19 gare da partente in Doppio A per i Cardinals (anche una in Triplo A) e sono stati utilizzati regolarmente come partenti lo scorso campionato i giovani Luis Lugo (classe 1994, Indians, anche lui al Premier12) in A avanzato e Jordan Romano (classe 1993, Toronto) in Singolo A.
Va detto che nella prima fase del Classic, con un limite di lanci fissato a 65, un lanciatore partente è raro che porti la gara al sesto inning. Quindi assume un ruolo ancora più strategico il bull pen. Da questo punto di vista gli azzurri sembrano molto attrezzati grazie alla presenza di veterani come Da Silva, Maestri, Venditte, Lane, Morris e l’esperto Mike De Mark (classe 1983), che opera come closer nella indipendente Atlantic League.

Le avversarie degli azzurri nel World Baseball Classic 2017

Per bene che si comporti l’Italia, uscire dal torneo anche con una sola vittoria sarebbe un successo. Marco Mazzieri fa il suo mestiere quando dichiara ai giocatori che “vogliamo piantare la nostra bandiera a Los Angeles” (dove si giocano le partite per le medaglie), ma è chiaro che Portorico e Venezuela sono le favorite per il passaggio del turno.
I boricua, che l’Italia affronta all’ultma partita, possono scegliere tra 2 interbase superstar: Carlos Correa (Astros, potrebbe essere dirottato in terza) e Francisco Lindor (Indians) e contano sul seconda base Campione del Mondo Javier Baez. Hanno anche un line up che conta sui muscoli dell’esterno Carlos Beltran (Astros) e un regista difensivo del valore di Yadier Molina (catcher dei Cardinals).
A livello di muscoli anche il Venezuela non scherza davvero: Miguel Cabrera (prima base dei Tigers e ultimo giocatore a vincere la Tripla Corona), Jose Altuve (seconda base degli Astros), Carlos Gonzalez (esterno dei Rockies).
Come abbiamo detto, l’Italia affronta all’esordio il Messico, una squadra molto forte come staff di lanciatori. Anche se le superstar Estrada (Blue Jays) e Urias (Dodgers) saranno disponibili solo dal secondo turno, il manager Edgar Martinez può contare su Jaime Garcia (Cardinals), Yovani Gallardo (Mariners), Miguel Gonzalez (White Sox), Oliver Perez (Nationals) e sui rilievi Romo (Dodgers) e Soria (Cardinals). Contro il Messico il segreto sarà segnare presto. Un limite dei tricolori centroamericani potrebbe proprio essere la produzione di punti, visto che (a parte Adrian Gonzalez) sembrano mancare di potenza nell’ordine di battuta.
Sabato con il Venezuela e domenica con Portorico la chiave di volta sarà invece concedere il meno possibile e rimanere in partita. A parte le star Felix Hernandez (venezuelano dei Mariners) e Hector Santiago (portoricano dei Twins), gli staff di lanciatori di queste 2 nazionali appaiono umani.

Israele durante l’Inno nazionale (NY Times)

Occhio alle sorprese

Mentre scrivo, mi preparo a seguire OlandaCorea e ho già preso atto del doppio successo (contro Corea e Taiwan) di Israele, squadra al debutto del torneo ma che è formata da giocatori di scuola statunitense.
Le sorprese al Classic, visto che il livello di preparazione dei singoli giocatori non è mai certo, sono all’ordine del giorno. Molti osservatori, quando si è trattato di fare pronostici, si sono comunque voluti mantenere sul tradizionale e hanno previsto una finale tra i Campioni in carica della Repubblica Dominicana e gli Stati Uniti, che in finale non sono mai andati. Queste 2 nazionali si affrontano per altro fin dal primo turno e precisamente nella notte tra sabato e domenica a Miami. Anche quello che vede primo il Giappone (vincitore nel 2006 e nel 2009) è un pronostico abbastanza scontato. Ma i Samurai che ho visto al Premier12 mi sembrano un po’ troppo propensi ad ammirarsi allo specchio, per essere in grado di sgomitare tanto da farsi strada in un torneo di questo livello. E’ ovvio che anche Venezuela e Portorico hanno la sostanza per puntare al titolo. E non sottovaluterei il Regno dei Paesi Bassi, che ha in rosa stelle assolute come Bogaerts (Boston Red Sox) e Andrelton Simmons (Los Angeles Angels), con l’unico problema che entrambi giocano interbase. Contro la Corea Bogaerts si è spostato in terza, ma nel campo interno dovrà trovare spazio anche l’altro prospetto Gregorius.
Gli arancioni sono tutti da verificare come staff di lanciatori. Rispetto allo scorso Europeo (tutta la rosa del Regno, per la cronaca, è in gran parte la stessa dello scorso settembre) hanno comunque aggiunto Rick Van den Hurk (che gioca in Giappone per Fukuoka) e Jair Jurrjens, un veterano (classe 1986) con 128 gare da partente in MLB e che nel 2016 ha giocato a Taiwan (UniPresident Lions) fino ad agosto.

Il World Baseball Classic è un vero Mondiale

Il baseball cerca un Mondiale dal lontano 1938, quando il pioniere del  movimento internazionale (e primo Presidente della Federazione Internazionale) Leslie Mann portò un gruppo di prospetti statunitensi in nave in Inghilterra per sfidare una selezione di professionisti anglo canadesi. Quella serie (Amateur World Series), vinta dalla Gran Bretagna, passò alla storia come la prima edizione del Mondiale.
La scorsa edizione del Classic ha avuto oltre 22.000 spettatori paganti di media a partita. Per  la prima volta il torneo ha assegnato il titolo di Campione del Mondo (come detto, alla Repubblica Dominicana, che aveva vinto solo nel lontano 1948). Sembra dunque che il baseball abbia finalmente trovato il suo Mondiale.

IL CLASSIC 2013

IL CLASSIC 2009

IL CLASSIC 2006