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Ma quale ampliamento…

BASEBALL

Castenaso, Fortitudo Bologna, Godo, Nettuno Baseball City, Parma, Rangers Redipuglia, Rimini, San Marino. Sono 8 squadre.
Sono le squadre che hanno diritto a disputare il campionato di Serie A1 di baseball del 2019.
Salvo spericolati ripescaggi, il campionato di A1 sarà a 8 squadre. Ma potrebbero essere anche meno, visto che il sito FIBS definisce la posizione del Nettuno Baseball City sub judice.
Cosa mai abbia portato il Consiglio Federale (nella foto di copertina, Duck Foto Press, gli eletti del novembre 2016) a riempirsi la bocca di un ampliamento fino a 12 squadre, è per me difficile da capire.

Ho girato i campi da baseball a partire dal 1985 e non ho mai capito questa esigenza di gigantismo. Voglio dire: il baseball si lamenta del fatto che ha pochi praticanti. E poi vuole ampliare il massimo campionato. Come se a giocare non fossero i praticanti.

Un campionato di A1 baseball a 12 squadre non è realistico oggi e non lo è mai stato. Nel 2014 ero entrato in polemica con Elia Pagnoni, un bravo collega e non così bravo dirigente di baseball, che parlava con nostalgia di quando Lello Bersani presentava alla Domenica Sportiva il campionato di baseball a 12 squadre.

Correva l’anno 1970 e si presentava il baseball come sport “giovane per l’Italia”. Ma in verità lo si praticava da più di 20 anni (il primo campionato risale al 1948).
La FIBS aveva varato un campionato a 12 con 2 formazioni di Bologna e 3 di Milano. Era stato ideato un campionato a 12 più che altro per poter dire che lo si faceva a 12. Ma eravamo nel 1970. Io, per dire, mi apprestavo a finire la prima elementare.

L’unico modo per ampliare è quello che usa la Little League: fare attività su base regionale e poi far avanzare le migliori. Alla fine, comunque, si arriva a mettere assieme le migliori 6 o le migliori 8 e sono loro a giocarsi il titolo. Ma lasciamo perdere questo.

Qualcosa di simile aveva proposto Riccardo Fraccari prima del varo della IBL. La proposta non venne nemmeno presa in considerazione.
Molto probabilmente, questo modello non è la soluzione. Per tutta una serie di motivi, a cominciare dalla necessità di uniformare lo standard degli impianti. Ma sarebbe sempre meglio che non sparare a vanvera di un ampliamento che non si può realizzare.

Un’altra utopia con la quale il baseball italiano si trastulla da sempre è quella dei gironi “che tengono conto del criterio di vicinorietà”. Anche qui: o si vara un’attività regionale, oppure si giocano campionati bloccati, senza promozioni o retrocessioni. Perché se è vero che il criterio del merito sportivo è quello veramente equo, è altrettanto vero che non è che le promozioni e retrocessioni si possono pilotare con i criteri di vicinorietà.
E poi, il problema non era l’eccesso di squadre dell’Emilia Romagna? Guardate alle prime righe di questo articolo: su 8, le Emiliano Romagnole sono 5, che diventano 6 considerando il San Marino, che fa attività regionale con l’Emilia Romagna.

Se si vuole un campionato di vertice, è necessario tornare al modello IBL. Che non dico fosse perfetto (e nemmeno era immutabile, se la necessità era migliorarlo), ma era l’unica soluzione. E come ho già scritto, chi lo ha voluto smantellare, ha fatto un disastro.