Yerebetan Sarnici, la Istanbul che non conoscevo

Istanbul, VIAGGI

Rispetto alla Istanbul degli anni ’80, in questa del terzo millennio ci sono il tram, una linea di metro che va da Taksim al quartiere finanziario, soprattutto un secondo ponte sul Bosforo (il primo data 1973, il secondo 1988). E entro la fine dell’anno dovrebbe essere completato un tunnel sotto il Bosforo che permetterà alla seconda linea di metropolitana di collegare la zona degli affari alla città antica. E a quel punto, Istanbul davvero non sarà più la stessa.
Se dobbiamo dirla tutta, Istanbul ha costruito la sua prima metropolitana a metà del 19esimo secolo. Ma più che una metropolitana, si tratta di una funicolare, che collega il ponte di Galata a Istikal, la via che conduce a Taksim. Segno che anche allora la vita di Istanbul si stava spostando a tutti gli effetti verso la collina.

Un punto di vista sulla cisterna
Un punto di vista sulla cisterna

In questo mio soggiorno a Istanbul ho scoperto una cosa che nel 1985 c’era già, ma era impossibile da trovare: Yerebatan Sarnici, la cisterna sotterranea costruita dall’Imperatore romano bizantino Giustiniano nel  500. Molti la conoscono come la cisterna della basilica, perché nello stesso luogo sorgeva una basilica. Era nata per dare acqua al palazzo imperiale, ma gli Ottomani finirono per non utilizzarla visto che preferivano l’acqua corrente. Un migliaio di anni dopo la costruzione della cisterna, un viaggiatore olandese di nome Petrus Gyllius, che studiava i resti bizantini di quella che era stata Costantinopoli, si accorse però che gli abitanti del centro estraevano secchi d’acqua fresca apparentemente dalle cantine e, a volte, tornavano a casa anche con qualche pesce. Gyllius partì proprio dalla cantina di una casa privata e, con una torcia, scese fino alla cisterna, che successivamente esplorò in barca.
Dopo la nascita della Repubblica (quindi, a partire dagli anni ’20 del ventesimo secolo), la cisterna venne restaurata molte volte, fino a che nel 1987 fu resa visitabile al pubblico.

Scendere nella cisterna è un’esperienza incredibile. Davanti ai nostri occhi si apre uno spettacolo impressionante di colonne (più di 300) che riempiono un’area che complessivamente è di poco meno di 10.000 metri quadrati. Leggo che potrebbe immagazzinare 100.000 tonnellate di acqua. Guardo giù e vede carpe e pesci rossi che guizzano. Quindi l’acqua è ricca di ossigeno, pulita. Come avranno fatto gli ingegneri di Giustiniano a realizzarla nel 500?
I capitelli delle varie colonne sono un po’ come una lezione di Storia dell’Arte, perché se ne trovano di stile corinzio e stile dorico. Ma la cosa più incredibile che si scopre camminandotesta medusa nella cisterna sono le basi di 2 colonne, che riproducono la testa di Medusa. Una di queste, è messa sotto sopra. Perché? Difficile da dire.
Io di Medusa conoscevo il mito della ragazza che si innamora di Perseo, figlio di Zeus, del quale era innamorata anche Atena (Medusa mortale, Atena immortale: brutta combinazione) La quale, per vendicarsi, aveva trasformato i capelli di Medusa in serpenti e aveva fatto in modo che il suo sguardo trasformasse le persone in pietre. Cosa che Perseo avrebbe poi sfruttato, dopo aver tagliato la testa di Medusa (grazie allo specchio divino di Atena, che gli aveva evitato di finire pietrificato). Non sono tanto esperto di mitologia greca e c’è qualcosa che non mi torna. Perché io sapevo che le Gorgoni erano 3 mostri e che Medusa era la guardiana degli inferi (e l’unica mortale delle 3). Un altro po’ di confusione me l’ha creata il solito Robin Wood, che ha fatto apparire Medusa in un episodio di Martin Hel, altro fumetto che mi accompagna da decenni. Medusa si spinge nel nostro tempo per recuperare le sue sorelle Gorgoni (Steno ed Euriale) che erano state ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi. Inutile dire che Medusa, nei disegni, era gigantesca e bellissima.
E’ utile invece aggiungere che Euriale, secondo la mitologia, rappresenta la perversione sessuale, Steno quella morale e Medusa quella intellettuale. Wood, insomma, ci ha lavorato mica male, con il mito. Anche se nessun disegno potrà mai arrivare a rappresentare la Gorgone come è riuscito a fare Caravaggio nell’impressionante dipinto (dicono sia un

La testa di Medusa dipinta da Caravaggio
La testa di Medusa dipinta da Caravaggio

autoritratto, spero di no per lui…) che si trova agli Uffizi a Firenze.
Tornando alle teste di Medusa della cisterna, bisogna ricordare che a suo tempo si credeva che mettere l’immagine di Medusa era utile per proteggere i luoghi importanti. Potrebbe dunque essere per questo, che sono lì.

Per continuare a visitare Istanbul bisognerà pure emanciparsi dal Topkapi, Agia Sofia, la Moschea Blu e ora la Cisterna. Da Sultanhamet, insomma.  Che è la zona dove gli operatori turistici locali vorrebbero farvi rimanere sempre. Al massimo, facendovi spingere verso il Gran Bazaar, l’incredibile mercato al coperto (costruito nel 1461) e che è tutt’ora possibile ventilare e illuminare solo con la luce del sole. Gli esercenti, in verità, usano anche molte lampade al neon e tendono a non

Il Gran Bazaar di Istanbul
Il Gran Bazaar di Istanbul

mollarvi, se solo vi avvicinate a qualsiasi oggetto. Al Bazaar, se prendete in mano qualcosa, andrà a finire che lo comprerete. Dopo una sana trattativa che, tendenzialmente, porterà il prezzo alla metà della richiesta originale. Per la verità, ci sono anche oggetti di marca (tipo borse per signora) sui quali non è ammessa trattativa. Ma non rappresentano la maggioranza delle cose in vendita. Su capi d’abbigliamento a loro volta di marca (Tommy Hilfiger, Ralph Lauren) si può trattare molto di più. Forse perché sono prodotti proprio in Turchia. O forse perché vengono dalla Cina e sono taroccati. Lo saprò al primo lavaggio….
Dal Bazaar si scende, non senza difficoltà a trovare la strada, al mercato delle spezie e da lì ad Eminonu. Sul Corno d’Oro si può attraversare il ponte di Galata (sopra sono sistemati i pescatori, sotto i ristoranti di pesce) oppure si può acquistare un panino con filetto di pesce (lische incluse) che vi viene servito da tizi in costumi d’epoca che oscillano paurosamente su una barca.
Proseguendo lungo il Corno d’Oro ci si può addentrare a Fener. Si tratta del quartiere greco e contiene il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, un luogo di culto fondamentale per i Cristiani Ortodossi. Salendo si arriva a Balat, il quartiere ebraico. Sono luoghi dove non va quasi nessuno, perché le strade sono in grande pendenza e perdersi è veramente facile. Ma questi quartieri sono il motivo per cui si diceva che Istanbul è fieramente laica e che in questa enorme megalopoli convivono felicemente cristiani, ebrei e musulmani.
In verità, io credo che questa immagine non corrisponda tanto alla Istanbul di oggi. E ve ne parlerò nel prossimo capitolo.