Un libro per fare i conti con il mio passato di ventenne che aveva creduto in Bettino Craxi

POLITICA, SCHIROPENSIERO

“Non gli consentirò di scrivere la storia dei vincitori, io questo non glielo consentirò. La storia di questi anni sarà scritta bene, sarà riscritta bene in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi capitoli, in tutti i suoi personaggi e in tutti i suoi falsi eroi, che sono più d’uno gli eroi falsi. Non posso far altro, ma la battaglia della Storia non gliela lascio vincere.
Scrivo perchè spero di essere letto, ascoltato. E anche perchè gli scritti rimangono”

Si conclude così Io parlo e continuerò a parlare, una serie di scritti di Bettino Craxi raccolti da Andrea Spiri, un ricercatore (Storia Politica dell’età contemporanea) poco meno che quarantenne dell’Università di Bologna.
Ero un ammiratore di Bettino Craxi. Da ventenne, avevo vissuto la sua ascesa politica e mi era sembrata irresistibile. Craxi (classe 1934) era un quasi coetaneo dei miei genitori. Da loro non ho ricevuto nessun condizionamento politico e nemmeno indicazioni di voto, tranne una frase detto con un mezzo sorriso sulle labbra da mio padre: “Ma non voterai davvero Craxi?”.
Questo per dire che si è sempre trattato di una figura controversa e, se vogliamo, chiacchierata.

Bettino Craxi
Bettino Craxi

Quando il 30 aprile del 1993 Craxi venne sottoposto a un lancio di monetine all’esterno dell’hotel Rafael di Roma (è a poca distanza da piazza Navona), mi dissi che avevo riposto male la mia fiducia.
Ci ho rimuginato per anni, finchè un giorno ho scritto di queste mie riflessioni alla rubrica La Stanza che Indro Montanelli teneva sul Corriere della Sera. E mi ha tranquillizzato ricevere la sua risposta: “Non hai nulla da rimpiangere, nè di cui pentirti….”.

Mi sono imbattuto nel libro di Spiri abbastanza per caso, ma mi sono ben presto reso conto che leggerlo sarebbe stato un’esperienza e un modo per fare i conti con me stesso.
Volendo riferire del libro, o meglio, del tono del libro mi serve solo un termine: inquietante.
E’ inquietante come Craxi non prenda nemmeno per un secondo in considerazione l’eventualità di essere effettivamente colpevole. Craxi sa che il finanziamento ai partiti è per buona parte irregolare e per quello non pensa di prendersi le sue responsabilità e basta. Dice: non sono certo l’unico tra i leader, quindi perchè solo io?
Craxi parla apertamente di complotto, di Magistratura che ha scopo politico (“Nel processo alla Prima Repubblica, ai suoi meriti e alle sue degenerazioni, ha operato una giustizia politica”). E questo rende ancora più legittimo l’uso del termine inquietante. Perchè se il libro fosse firmato Silvio Berlusconi non è che ci sarebbe da non crederci: sembrano le sue parole. A parte il fatto che Craxi aveva una penna finissima, mentre Berlusconi ha un eloquio da avanspettacolo nella migliore delle ipotesi, ovvio.
Non è comunque un caso che Craxi difenda esplicitamente Berlusconi: “Viene aggredito sul piano giudiziario, spiato come si può fare solo in regimi di polizia, viene persino sospettato di essersi messo da solo, a bella posta, una microspia nel suo ufficio per organizzare un falso scandalo”.

La copertina di "Io parlo e continuerò a parlare"
La copertina di “Io parlo e continuerò a parlare”

Il libro è una lettura estremamente interessante per tutti. Il lavoro editoriale di Spiri è stato decisamente molto buono: Craxi durante il suo periodo di latitanza (che lui chiama esilio) aveva scritto tantissimo, ma non sempre era stato pubblicato. Spiri ha così dovuto fare ricerca sul materiale custodito dalla Fondazione Craxi.
Nei suoi scritti Bettino Craxi è lucido e razionale (sempre a parte il non piccolo dettaglio della assoluta mancanza di autocritica). E’ interessante dividere per concetti i suoi interventi.
Craxi, e su questo temo gli si debba dare un po’ di credito, nega che ci siano uomini nuovi pronti a far nascere la Seconda Repubblica. Scrive: “Sono reazionari figli di una falsa rivoluzione, da loro non verrà mai nessun rinnovamento”.
Li divide in 3 categorie: becchini (hanno affossato i partiti della Prima Repubblica), bugiardi (hanno mentito e continuano a mentire) ed extraterrestri (fingono di aver vissuto per 20 o 30 anni sulla luna).
Tra i bersagli preferiti di Craxi ci sono Romano Prodi (“un boiardo di Stato”), Massimo D’Alema (“Non poteva non essere a conoscenza del flusso finanziario dall’URSS al PCI”) e il suo ex Vice Giuliano Amato (tipico extraterrestre “Da quando vivo come esiliato non si è mai fatto vivo”)

A Craxi va resa giustizia soprattutto su un punto: al di là della tendenza (come detto: inquietante) a non trovarci nulla di male, ha avuto il coraggio di alzarsi in piedi e dire alla Camera dei Deputati come stavano veramente le cose. Che io sappia, non è mai stato smentito.

LUGLIO 1992: IL DISCORSO di CRAXI ALLA CAMERA

Antonio Di Pietro in aula
Antonio Di Pietro in aula

Ci sono poi un paio di cose che ho scoperto leggendo il libro di Spiri (la circostanza mi sembra segno evidente che la stampa in Italia non ha dato troppa visiblità a queste notizie). la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato (dicembre 2002) l’Italia per mancato rispetto dell’articolo 6 sull’Equo Processo della Convenzione dei diritti umani perchè nel corso del procedimento ENI-SAI Craxi è stato ritenuto colpevole sulla base di deposizioni scritte rese da testimoni o coimputati che non furono chiamati a deporre durante il Processo.
Inoltre, la Corte di Strasburgo ha condannato (luglio 2003) l’Italia per violazione dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti umani: non è stata rispettata la vita privata di Craxi, quando nel luglio 1995 la Digos ha installato una centrale operativa a Messina per intercettare le utenze telefoniche di Craxi in Tunisia.

Nel decennale della morte di Craxi l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scrisse una lettera alla famiglia Craxi. Sosteneva il Capo dello Stato (al quale Craxi, parlando del Napolitano Presidente della Camera ai tempi di Mani Pulite, a suo tempo non risparmiò frecciate: “Sarebbe un testimonio di primo piano e un collaboratore utilissimo di verità e giustizia sul sistema di finanziamento illegale dei partiti e della politica”) che Craxi ha lasciato “un impronta non cancellabile” e precisa “in un complesso intreccio di luci e ombre”.

LA LETTERA COMPLETA di NAPOLITANO  da Repubblica

Craxi si è difeso con orgoglio fino alla fine. Quando il Sostituto Procuratore Pier Camillo Davigo lo ha definito gangster ha reagito così: “Considero da tempo il signor Davigo un caso psichiatrico“. Poi prosegue: “Io ho dedicato per 40 anni la mia attività gangsteristica alla libertà, alla democrazia, al progresso dell’Italia, alla solidarietà con i popoli in lotta per la loro indipendenza e alla difesa delle libertà e dei diritti umani in tante parti del mondo, ottenendo risultati che solo una menzogna, non si sa se più stupida o più infame, può cancellare…”.

Aveva cercato di ridimensionare di fronte all’opinione pubblica la figura del Pubblico Ministero Antonio Di Pietro: “Di Pietro è un falso eroe, un prodotto costruito in modo spettacolare ed artificioso, in primo luogo dai gazzettieri di una falsa rivoluzione e poi coccolato al centro, a destra e a sinistra da chi calcolava di sfruttare la sua popolarità”.
Aveva anche rovistato negli aspetti più oscuri della carriera del PM in Magistratura e riportato questi giudizi del Tribunale di Brescia quando si discuteva la sua promozione a Giudice: “”privo della sufficiente adeguata professionalità nell’uso concreto delle funzioni giudiziarie” e “metodo eccessivamente inquisitorio nella conduzione delle indagini”.
Bettino Craxi morirà con un rammarico: la sua memoria presentata alla Camera e consegnata a Di Pietro, che chiama in causa genericamente “i maggiori gruppi industriali del Paese”, non verrà mai presa sul serio: “Nessun uomo politico, nè dai banchi della Camera nè fuori, nessun Magistrato nelle sedi proprie, nessuno proprio nessuno, in nessuna occasione mi ha mai chiesto ufficialmente a chi e a che cosa interessi riferirmi con precisione…”

SINTESI del PENSIERO di CRAXI su MANI PULITE da YouTube

So che potreste pensare che sto diventando come Eugenio Scalfari con Papa Francesco, ma chiudo con un altro passo di quella famosa risposta di cui mi onorò Indro Montanelli: “Raccattate la vostra vecchia gloriosa bandiera e fatela di nuovo sventolare (…) ricordavo e ricordo la pulizia e il candore di bucato del vecchio Socialismo (…) Storia ed esperienza mi hanno insegnato che il Capitalismo, senza una componente socialista, è destinato a trasformare la società in una giungla (…) Non rinnegatevi, cari ragazzi: abbiamo bisogno di voi”