Cantava Jovanotti, parecchio tempo fa: “Sono un ragazzo fortunato”. E io Jovanotti lo devo ringraziare, perchè il fatto di apprezzare la sua musica mi ha fatto capire che a volte accadono cose sorprendenti e che bisogna saperle accettare. Nel senso: ci convinciamo di voler essere in un modo, ma poi non lo siamo.
Cercherò di essere più chiaro: io mi sentivo un purista della musica. Curiosamente, perchè non ho mai studiato la musica e nemmeno ho mostrato mai un talento particolare verso uno strumento musicale. E c’è di più: in Educazione Musicale ho preso il primo “5” della mia vita a scuola. Quindi, che purista ero? Eppure mi sentivo purista e, in quanto purista, Jovanotti non potevo ascoltarlo. Poi però ci sono delle sue canzoni che mi sono piaciute e timidamente, facendo anche fatica ad ammetterlo con me stesso, le ho registrate quando ancora c’erano le “cassette” (che chissà perchè si chiamavano “cassette”…). E poi è arrivato un giorno della mia vita in cui ho detto a me stesso che potevo tranquillizzarmi, se mi piaceva una canzone non dovevo vergognarmi di ascoltarla. E’ stato un bel giorno.
Ma questo cosa c’entra, con il “ragazzo fortunato”?
Oggi parlavo con Christie, l’Addetta alle Pubbliche Relazioni del centro. Ho scoperto che in realtà è una neo laureata che sta facendo quello che gli americani chiamano internship e che noi chiamiamo stage. Che però non si dice “steig” all’americana, bensì “stash” alla francese.
Christie ha studiato sports management e le fanno fare lo stash come Addetto Stampa. Vedete che poi, alla fine, i casini li fanno anche gli americani?
Ma dicevo, ho parlato con Christie. Che ha avuto la pessima idea di venirsi a sedere a fianco a me durante la partita. E in quel momento, stavamo anche perdendo. Quindi, buon per Christie che è bionda e carina ed è andata a finire che l’ho ascoltata (ognuno ha le sue debolezze…). Ad un certo punto, per qualche motivo strano, me ne è uscita una bellissima: “Io ho iniziato a fare il giornalista quando ancora internet non c’era”. Cosa vera, documentabile e neanche tanto strana. Perchè il primo sito internet è stato fatto nel 1991. Ma Christie ha sorriso e ha fatto uno di quei “uau” che gli americani fanno anche nella realtà e non solo nei film e poi ha detto una cosa dolorosa (per me): “Non prendevo in considerazione una cosa del genere”.
Ah, ecco perchè ero partito dal “ragazzo fortunato”. Perchè questa sera ero in un ristorante e al mio tavolo c’era anche il solito Mike Piazza. In un tavolo a fianco stavano mangiando 2 ragazze e, dopo un po’ che ci guardavano, sono venute lì. Tutte timide: “Scusate, possiamo disturbarvi”. Volevano un autografo di Michele, che lo ha concesso senza problemi. Tutto questo, mentre io sorridevo.
Pensavo: è corretto definire Michele “un ragazzo fortunato”? O sarebbe forse meglio gettare la maschera e ammettere che le persone che arrivano ad ottenere tanto dalla vita non sempre riescono perchè sono raccomandate o hanno avuto più opportunità di noi. Ma semplicemente perchè sono più brave.
Nel caso specifico di Mike, è evidente che lui è uno che ha voluto a tutti i costi diventare quel grande campione di baseball che è diventato.E continuo ad attaccare: quando diventiamo invidiosi, perchè non ci fermiamo un attimo a chiederci: ma io, sarei stato capace?
Quando divento invidioso, ripenso sempre ad un allemanento di pallanuoto. Siamo a metà degli anni ’80 e io sono lì che nuoto e nuoto. Ma continuo a guardare l’orologio. Il mio fisico risponde bene, non ho il fiatone e negli scatti arrivo tranquillamente con il gruppo. Quindi, non ho nessun problema (oltretutto, non sto neanche dando il meglio di me). Quindi, va tutto bene? Col cavolo! Io quella sera di nuotare non ne ho voglia, perchè c’è una festa e ci voglio andare. Perchè ci vanno tutti e non posso mancare proprio io. Allora esco dall’acqua, mi tolgo la calottina e cammino verso lo spogliatoio. Camminando, riguardo l’orologio: ci sarebbe ancora un’ora di allenamento. Riprendo a camminare e mi sento chiamare. E’ l’allenatore Raffaele che mi dice: “Riccardo, cosa c’è?”
E’ un attimo, ma mentre inizio a parlare so già che la mia carriera di giocatore è finita prima di cominciare. Perchè io dico “Ho un impegno”. E Raffaele scuote il capo, si gira, mette il fischietto in bocca e si rivolge agli altri. Raffaele in quel momento ha rinunciato a fare di me un giocatore.
Era necessario, andare a quella festa? No, non lo era. Di feste ce ne sarebbero state altre, il venerdì successivo o quindici giorni dopo. E’ che io di nuotare non avevo più voglia. Nuotare non era quello per cui volevo dare il meglio di me.
Voglio dirvi: quando diventate invidiosi, pensate sempre a cosa avreste fatto, se foste stati in quella piscina con quell’invito in tasca per una festa alla quale non dovevate necessariamente andare. Sareste stati disposti ad un po’ di sofferenza per dimostrare a Raffaele che volevate dare il meglio di voi in quella piscina?
Queste riflessioni sono frutto di un pomeriggio libero, una gita in barca con qualche amico, un panorama bellissimo, la consapevolezza che c’è qualcuno che si sente bene facendo qualcosa per far star bene qualcun altro. Dite: non sono un ragazzo fortunato?
sì, lo sei. e anche io che faccio quello che ho sempre voluto fare nella vita. privilegio non per tutti. un abbraccione!!!