Il 18 maggio del 1980 Deborah Curtis (nata Woodruffe) era convinta del fatto che la sua vita con il marito Ian fosse alla fine. Ma certo, non poteva immaginare che la fine sarebbe stata così drammatica e traumatica.
Stando al film Control, Deborah arrivò e sorrise, quando vide l’auto di Ian davanti a casa. Aveva deciso di passare la notte dai genitori per lasciare la casa a Ian, che il giorno dopo sarebbe partito per gli Stati Uniti. Il tour americano avrebbe probabilmente sancito il successo internazionale dei Joy Division, un gruppo che era di culto in Inghilterra, ma i cui componenti facevano fatica a mantenersi con le vendite dei dischi. E non a caso, suonavano tantissimo dal vivo.
Il film (di Anton Corbijin e con Sam Riley nel ruolo di Curtis) è tratto dal libro della stessa Deborah: Touching from a distance (in Italiano Così vicino, così lontano, edito da Giunti). Si tratta di una lettura allo stesso tempo interessante e inquietante. Interessante, perché fornisce un punto di vista di eccezionale rilevanza su un periodo di grande fermento per la musica. Senza esitazioni, dico che in quegli anni (a partire da un famoso concerto dei Sex Pistols a Manchester del luglio 1976; scrive Deborah Curtis: “Le capacità musicali di Sid Vicious e gli altri erano dubbie, ma quella sera chiunque sarebbe diventato qualcuno nel mondo della musica era presente”) la storia della musica cambiò e i Joy Division hanno lasciato un’eredità con la quale hanno dovuto fare i conti tutti i gruppi venuti dopo di loro. La ritmica delle loro canzoni resta unica e i testi di Ian Curtis sono vere e proprie pietre miliari. Il fattore inquietante è proprio nei testi di Curtis. Non si tratta di fiction. Purtroppo l’autore metteva quel che aveva dentro, nei suoi testi.
“Non lo abbiamo preso sul serio” dirà Tony Wilson, celebre conduttore televisivo (scoprì i Sex Pistols) e produttore dei Joy Division “Siamo stati degli stupidi”.
Scriveva pochi giorni prima di morire Curtis: “Il corpo si piega e muore e condivide la bruttissima luce del giorno. L’impiccato si guarda attorno mentre aspetta e la corda si tende e poi si rompe”. La canzone è In a lonely place. La traduzione (idiomatica) è mia. Più avanti userò anche i suoi versi in Inglese, ma qui volevo che si capisse chiaro.
Il 18 maggio del 1980 Deborah trovò suo marito Ian Curtis impiccato in quella che era stata la loro cucina.
Io ho scoperto i Joy Division per caso, circa un anno dopo che Ian Curtis era morto.
A quel tempo comprare dischi non commerciali (così li chiamavamo noi) era un punto d’orgoglio, così quando il titolare del Mistral Set di Parma mi fece ascoltare Unknown pleasures e lo trovai molto ostico, decisi di comprarlo. La leggendaria copertina del disco era la cosa che mi aveva colpito di più il giorno dell’acquisto, ma presto, il basso pulsante di Disorder sarebbe diventato per me una compagnia insostituibile. Assieme alle parole: I’ve been waiting for a guide to come and take me by the hand. A nemmeno 18 anni, l’idea di una guida che viene e ti prende per mano può essere allettante.
In Insight Ian Curtis scriveva: Guess your dreams always end. Una frase che mi aveva colpito come un pugno. Come quell’altra: I remember when we were young. Perché io avevo una tremenda paura che la giovinezza finisse troppo presto, per farmi arrivare alla conclusione che quei sogni non si erano avverati e farmi dire qualcosa come I’ve lost the will to want more.
Ian Curtis però non aveva paura che la giovinezza finisse. Era convinto che la vita non valesse la pena di essere vissuta oltre una certa età. Sofferente per l’epilessia, Curtis vedeva la morte come una liberazione. Il viaggio in aereo verso gli Stati Uniti lo preoccupava tantissimo, ma nei giorni prima di morire tutti lo ricordano tranquillo. Scrive Deborah: “E’ perché sapeva che quel viaggio non lo avrebbe mai fatto”.
Giovedì 17 ottobre stavo rientrando verso l’aeroporto di Manchester e ho deciso di fermarmi a Macclesfield per dire una preghiera sulla tomba di Ian Curtis. Su internet (navigando col telefono) ho trovato un indirizzo: Barton Street 77. Ci sono andato, ma era un quartiere residenziale e pieno di auto parcheggiate ai lati di una strada tanto stretta da rendere necessario rallentare la marcia della Peugeot 308 a noleggio. Ho poi verificato che Barton Street è dove Ian viveva da ragazzo. La strada dove viveva da sposato è quella che accoglie chi entra a Macclesfield, ma gli abitanti non amano (a distanza di oltre 30 anni) chi arriva sotto le finestre dell’appartamento dove è stato ritrovato il corpo di Curtis. A Macclesfield ho chiesto comunque dove si trova il cimitero, ma non ho ricevuto indicazioni. Così, visto che era tardi, ho preso la strada per l’aeroporto di Manchester. Uscendo da Macclesfield (50.000 abitanti), ho trovato le indicazioni per il crematorium, che è dove si trova il cimitero. Ma a quel punto ho preferito andare verso l’aeroporto. Fortunatamente, perché i controlli di un aeroporto Inglese possono far perdere l’aereo anche a chi arriva con un anticipo maggiore del mio (un’ora sull’orario di partenza e con la carta d’imbarco in tasca).
Meno male che non era venerdì, ma il numero 17 ha detto la sua.
Chi non ha mai guidato un’auto con il volante a destra, probabilmente non realizza la situazione di disagio che si vive a manovrare il cambio con la mano sinistra. E nemmeno che il nostro occhio è abituato ad avere il marciapiede a destra e non a sinistra. Metteteci il fatto che io tendo a distrarmi e capirete che prendere uno spartitraffico in pieno e bucare una gomma è un attimo.
Cosa ci vorrà, a cambiare una gomma? Una vita, se vi danno un crick difettoso e che non riesce ad alzare l’auto quel tanto che basta a infilare la gomma di scorta.
Ammetto che, con il mio amico Enrico C., eravamo convinti che aver chiamato il numero di emergenza AVIS fosse l’azione che sanciva definitivamente il nostro status di imbranati. Ma il tizio che è venuto in nostro soccorso ha constatato che nemmeno lui sarebbe riuscito ad alzare l’auto con quel crick. Quindi, l’orgoglio per questa volta è salvo.
Il secondo album dei Joy Division (Closer) venne pubblicato nel luglio del 1980. Ad aprile era stato pubblicato il singolo Love will tear us apart, che diventerà il maggior successo commerciale dei Joy Division (13° posto nelle classifiche Inglesi). Il New Musical Express ha votato il pezzo come miglior canzone pop di tutti i tempi nel 2002. Io un po’ mi vergogno a dire che scoprii la canzone nella versione di Paul Young, ma posso anche aggiungere che l’attacco di questo brano è da storia della musica.
“Com’è possibile che qualcosa di così buono proprio non funzioni più” si chiedeva Ian Curtis nel testo della canzone. Che è una spietata quanto dolcissima descrizione della sua crisi di coppia. Curtis, che aveva sposato Deborah nel 1975, quando era un ragazzino, aveva preso a frequentare la giornalista belga Annik Honorè e molti ritengono che le parole di Love will tear us apart vogliano raccontare la fine della storia con la moglie. Personalmente, credo che sia più probabile che la canzone sia stata scritta durante una crisi della relazione con Hannik.
“Mi aspetto che prima o poi Natalie, la figlia di Ian, venga a suonare alla mia porta di casa” ha detto la Honorè in una intervista rilasciata (in Francese) a Philippe Cornet del sito Focus.levif.be nel 2010 “Mi farebbe piacere, così conoscerebbe il mio punto di vista”.
La giornalista (classe 1957), dice che Curtis (classe 1956) era stato il suo primo amore. Ma sorprendentemente, la Honorè sostiene che: “La nostra relazione era completamente pura e platonica…da bambini. Non avevo una relazione sessuale con Ian”.
Il che smentisce completamente sia il libro di Deborah che il film di Corbijin. E dà un ulteriore alone di mistero alla figura di Ian Curtis. Che pure, scriveva: Mi vergogno della persona che sono diventato.
La canzone è Isolation e, presumibilmente non a caso, chiude il The Best dei Joy Division pubblicato nel 2008 dalla London Records.