Oriundi: ci si mette anche Nicolàs Maduro

BASEBALL, World Baseball Classic 2017

Mentre stavo registrando il mio intervento per la trasmissione Il Bar del Baseball (che va in onda al venerdì su Young TV a Nettuno ed è disponibile su YouTube; ne approfitto per chiarire che non farò interventi sul baseball italiano oltre a quelli sul World Baseball Classic, almeno non per la stagione 2017), uno dei conduttori ha segnalato un attacco del Presidente del Venezuela Nicolàs Maduro (nella foto di copertina) alla nazionale italiana di baseball. Ho risposto che, secondo me, Maduro ha problemi più grandi di cui preoccuparsi, tipo un tasso d’inflazione superiore al 60% e un PIL (Prodotto Interno Lordo) che cala di 2 punti percentuali a trimestre. E’ il risultato della cosiddetta rivoluzione bolivariana (e del crollo del prezzo del petrolio), iniziata da Hugo Chavez (19542013) e portata avanti proprio da Maduro, che è stato Ministro degli Esteri di Chavez e ne è il successore. Come io la pensassi su Chavez, l’ho scritto dopo essere stato in Venezuela nel 2010. Maduro è riuscito a fare molto peggio.
Il sito di Repubblica riporta la dichiarazione di Maduro:  “Ma sono italiani questi giocatori? A me sembrava che avessimo battuto gli Stati Uniti, perché nessuno di loro vive in Italia o è nato in Italia: sono giocatori americani con cognome italiano, che organizzano questa mascherata e la chiamano la squadra italiana”. Scrive Repubblica (l’articolo non è firmato) che Maduro ha poi aggiunto che “in un Mondiale di calcio non sarebbe mai successo”.

Beata ignoranza

Maduro dimostra tutta la sua ignoranza. Non sa che per essere cittadini italiani non conta dove si è nati (secondo la legge in vigore, un figlio di stranieri che nasce in Italia non è cittadino italiano automaticamente; può scegliere di chiedere la cittadinanza quando compie 18 anni, ricordate il caso Balotelli) perché la cittadinanza italiana si trasmette per discendenza (se il padre o la madre sono cittadini italiani), dove si risiede (ogni Consolato ha una lista di Italiani Residenti all’Estero; ce ne sono oltre 100.000 proprio in Venezuela, dove risiedono anche 2 milioni di oriundi, ovvero cittadini venezuelani di origine italiana, ma non in possesso della cittadinanza italiana) e che lingua si parli (all’articolo 6 della Costituzione si legge che “la Repubblica tutela le minoranze linguistiche”).
È grave per un Capo di Stato, ma ci sta che Maduro possa non conoscere la legge sulla cittadinanza italiana. E’ più grave che non la conosca chi scrive su Repubblica (ripeto che l’articolo non è firmato; oltretutto, parla di rooster italiano, anziché roster). E poi ci si interroga sul perché della crisi della stampa…

Maduro non sa neanche le regole del World Baseball Classic

In ogni caso, le regole di eleggibilità del World Baseball Classic non obbligano a inserire nei roster solo cittadini del Paese. Sono regole neanche tanto difficili da trovare sul sito ufficiale del Classic. Ma visto che sono pubblicate in Inglese, per comodità le traduco e le riporto sotto nell’ordine in cui appaiono sul sito del torneo.
Un giocatore è eleggibile a rappresentare un Paese al World Baseball Classic se:
1-Era nel roster in una edizione precedente
2-E’ cittadino di quel Paese
3-E’ un residente permanente di quel Paese
4-E’ nato in quel Paese
5-Ha almeno un genitore cittadino di quel Paese
6-Ha almeno un genitore nato in quel Paese
7-E’ in grado di dimostrare con adeguata  documentazione di aver diritto a ottenere il riconoscimento della cittadinanza di quel paese
Le regole parlano chiaro: l’adeguatezza della documentazione è valutata dal Comitato Organizzatore del World Baseball Classic

Oriundi: siamo alle solite

L’ex azzurro Andrea Castrì ha commentato sul mio profilo Google lamentando l’eccessiva presenza in nazionale di giocatori che non si sono formati nel baseball italiano. Anche ne Il Bar del Baseball quasi tutti gli ospiti in studio hanno sottolineato questo. Il pezzo di Repubblica che ho già citato a sua volta sottolinea che la critica di Maduro è “forte ma non infondata”.
Su aspetti formali e rispetto delle regole, ho argomentato ampiamente sopra. Posso solo aggiungere la dichiarazione del Presidente FIBS Andrea Marcon riportata (io riscrivo testuale) dalla Gazzetta dello Sport: “L’Italia ha semplicemente rispettato quanto descritto nel regolamento del Classic e non si ritiene che siano valide le motivazioni fatte da Maduro”.
Rimanendo più terra terra, mi chiedo come mai nessuno, meno che mai Repubblica, faccia questi conti al riguardo della nazionale di rugby, che oltretutto ottiene risultati peggiori sul campo (non si è mai piazzata tra le prime 8 del mondo, come accaduto all’Italia al Classic 2013). Aggiungo inoltre questa considerazione: l’Italia non può permettersi di uscire dal World Baseball Classic. E questo accadrebbe di sicuro, se nella rosa non fossero inseriti i giocatori sotto contratto con le organizzazioni di Major League.
Personalmente, non mi sento nemmeno di andare a fare le pulci alle motivazioni che portano questi atleti a rappresentare l’Italia, benché non siano nati e cresciuti in Italia. Il Presidente Marcon cita Colabello “che parla romagnolo e piange per la maglia”. Ma quel che veramente conta, è che Colabello è cittadino italiano, come me o Marcon (che, detto per inciso, è nato a Montreal in Canada; come ha detto lui, è un Presidente oriundo). E’ vero che per l’Italia giocano atleti che non sono cittadini italiani. Mike Piazza, ad esempio, quando ha giocato al Classic 2006 non era cittadino italiano. Ma ha vestito la maglia azzurra nel rispetto delle regole. Esattamente com’è accaduto ad diversi altri cittadini statunitensi: Big Papi Ortiz o Alex Rodriguez (han giocato con la Repubblica Dominicana) o Adrian Gonzalez, Sergio Romo, Brandon Laird (in campo con il Messico). Oltretutto, gli USA non ammettono la doppia cittadinanza con Messico e Repubblica Dominicana.
Questo dev’essere il vero orgoglio del baseball italiano: ottenere risultati nel rispetto delle regole. E tutti i ragazzi che si avvicinano al baseball devono continuare ad avere come obiettivo quello di giocare per l’Italia in uno stadio di Grande Lega. Ma sapere che succederà se saranno all’altezza di una competizione come il World Baseball Classic.

Il World Baseball Classic a San Diego

Il Venezuela ha nel frattempo iniziato la seconda fase del World Baseball Classic a San Diego (California). Nella prima partita i bolivariani sono stati battuti (4-2) dagli Stati Uniti.
Con il Venezuela in vantaggio 2-1, gli USA (apparsi in difficoltà contro il partente Felix Hernandez) hanno risolto la partita con la potenza delle loro star all’ottavo contro il rilievo Hector Rondon. Sul quinto lancio del nuovo venuto, Adam Jones (Orioles) ha colpito il fuoricampo del pareggio. Con Yelich (Marlins) in prima e un out, Eric Hosmer (Royals) ha mandato la palla dietro la recinzione al centro e fissato il risultato sul 4-2 finale. Luke Gregerson (Astros) ha lanciato il nono per il Team USA. Fate click sotto per gli highlights.

Questa notte (diretta sul canale 204 di SKY) il Venezuela deve assolutamente battere la Repubblica Dominicana, che a sua volta non può permettersi di sbagliare.
Gli Stati Uniti tornano in campo alla stessa ora della notte tra venerdì e sabato per affrontare Portorico.

Da Tokyo a Los Angeles

Per Giappone e Regno dei Paesi Bassi sono giorni di trasferimento. Per gli oranje il World Baseball Classic riprende lunedì 20 con la semifinale contro la prima del girone di San Diego. I Samurai affronteranno la seconda di San Diego il giorno dopo.
La finale, che assegna il titolo di Campione del Mondo, si gioca mercoledì 22 marzo.
Tutta la fase finale viene ospitata, come accadde nel 2009, dal monumentale Dodger Stadium di Los Angeles (California). Sarà una Final Four molto simile a quella del 2013 a San Francisco (come LA e San Diego, in California): 2 semifinaliste (Olanda e Giappone, appunto) sono le stesse di 4 anni fa e le altre 2 finaliste del 2013 (Portorico e Repubblica Dominicana) sono impegnate nel girone di San Diego.