Le linee guida per la riforma dell’Ordine dei Giornalisti sono state approvate con 43 voti favorevoli, 5 contrari e 4 astensioni dal Consiglio Nazionale. Sono state inviate via PEC al Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio. Per diventare legge dovranno essere poi discusse e votate in Parlamento.
Le linee guida partono dalla premessa che la professione oggi “si esercita nei mass media e nei social media” e affermano, con giusta forza, che “per salvaguardare il diritto all’informazione e garanzia del cittadino è comunque indispensabile l’azione di un Ente di diritto pubblico che normi l’accesso, la formazione e curi la vigilanza disciplinare”. Si legge poi che “il giornalista (…) adempie al proprio dovere onorando l’accuratezza deontologica e professionale. Valori sui quali si forma seguendo un’adeguata preparazione e superando un esame di idoneità“.
Detto questo, dalle linee guida si evince che nel futuro per accedere all’esame in questione servirà una Laurea (in qualsiasi materia e ottenuta in qualsiasi Paese dell’UE) e sarà necessario frequentare un Master di giornalismo post laurea riconosciuto dall’Ordine.
Non si parlerà più di Albo dei Giornalisti. Ma di Albo del Giornalismo. Gli attuali professionisti saranno direttamente trasferiti al nuovo Albo.
Al presente, l’accesso alla professione sarà quello solito tramite praticantato. E si potrà continuare a chiedere l’iscrizione all’elenco dei pubblicisti. Che in futuro non è detto che rimanga. Dall’entrata in vigore del nuovo ordinamento, il Consiglio Nazionale dell’Ordine avrà tempo 2 anni per decidere se mantenerlo.
In ogni caso, entro 5 anni dall’entrata in vigore dell’Albo del Giornalismo gli attuali pubblicisti potranno richiedere l’accesso all’esame di idoneità, che sarà subordinato alla frequenza di un corso specifico che l’Ordine predisporrà.
Se l’Albo del Giornalismo conterrà un unico elenco, senza distinzione tra professionisti e pubblicisti, dovrà essere superata l’esclusività professionale. Le attività diverse da quella informativa non dovranno essere “in conflitto” con la professione giornalistica, che dovrà rimanere “prevalente”.
Cambierà la composizione del Consiglio Nazionale e i Consigli Regionali dovranno istituire il Registro degli Uffici Stampa, pubblici e privati. Negli uffici stampa potranno operare solo giornalisti iscritti all’albo.
Le linee guida si chiudono con una richiesta al Legislatore di una revisione profonda della normativa sui Collegi di Disciplina.
Le linee guida, come è normale che sia, sono abbastanza generiche. Non voglio mettermi a discuterle qui.
Premesso che condivido l’idea di un Albo del Giornalismo riservato ai giornalisti professionali, ritengo anche che debba essere considerata l’esistenza dei collaboratori occasionali. Siano essi amatori che contribuiscono una tantum a un organo di stampa o esperti chiamati a scrivere un articolo su un argomento specifico. Così come penso debba essere riconosciuto che non si potrà mai impedire per legge a un libero cittadino di aprire il suo blog e aggiornarlo
Quel che veramente conta ora è combattere il concetto che un Ordine e un Albo “non servono” perché tutti debbono essere “liberi di esprimersi”. Vista l’attuale composizione del Parlamento, non so proprio immaginarmi come potrà andare un dibattito su queste linee guida. E se dovessi scommettere, sarei cauto sul farlo sulle possibilità che hanno di diventare legge.