Aver tanto sentito parlare del Muro di Berlino non mi ha per niente preparato a confrontarmi con quello che il Muro era veramente.
Per non poche ore ho continuato a rimuginare: ma cos’era veramente il Muro? E soprattutto, com’era divisa Berlino. Perché oggi Berlino è una città nella quale si conserva la memoria del Muro in quanto simbolo (e anche, come vedremo tra un attimo, con alcune parti fisiche). Ma che in nessuna maniera è divisa.
Ho chiesto non meno di 3 volte a mia moglie se il nostro hotel a SpittelMarkt era nella vecchia Berlino Ovest o Berlino Est. E lei ha (naturalmente) ha sempre risposto che quella zona era la vecchia Berlino Est. Il mio problema è che non riuscivo a capire dove trovare le tracce della vecchia divisione.
Quando sono stato al Memoriale (Gedenkstaette) del Muro, ho capito tutto. Berlino era stata effettivamente divisa in una parte Est e una Ovest, anche geograficamente. Il che aveva comportato che il centro storico di questa città, ormai quasi millenaria, fosse letteralmente circondato dal muro e interamente compreso nella parte Est.
Ci potevo arrivare prima di vedere una cartina? Forse. Ma al memoriale ho avuto la rappresentazione di cui il mio cervello aveva bisogno.
Siamo arrivati al memoriale in bicicletta.
Berlino è una città nella quale l’utilizzo della bici è incoraggiato, sia per i residenti che per i turisti. I residenti in particolare, danno l’impressione di voler battere il record dell’ora. Stazionare sulle piste ciclabili è dunque assolutamente imprudente. Ammetto comunque che, nonostante le mie iniziali resistenze, percorrere il centro in bici è una soluzione accettabile. A patto ovviamente che il clima aiuti. In alternativa, ci sono diverse linee di metropolitana (che si chiama U-Bahn e ha le fermate contraddistinte da una inequivocabile U).
Il Memoriale è contraddistinto da tutta una serie di immagini che vi aiutano a ripercorrere le varie fasi dell’esistenza del muro attraverso 3 diversi decenni. Mi piace il pudore con cui i Tedeschi affrontano le loro tragedie: certo non se ne vantano, ma nemmeno cercano di rimuoverle. Questa serie di immagini è presentata con spirito teutonico: non cerca di aggredire i vostri buoni sentimenti, semplicemente di raccontare la realtà.
E la realtà è che sul fatto di costruire il Muro erano stati tutti d’accordo. Coloro che l’avevano costruito (i Comunisti) e coloro che l’avevano subito (gli anti Comunisti). La soluzione risolveva un problema politico e lo faceva clamorosamente sulla pelle della gente.
Personalmente, ho sempre avuto il sospetto che il Comunismo (intendo, quello reale e applicato) rappresentasse una prova di forza di un’oligarchia con la vocazione alla tirannide nei confronti del resto del mondo. Che poi ci andassero di mezzo i cittadini, poco contava. Dal punto di vista dei tiranni.
Passeggiando per Berlino, mi chiedevo se qualcuno altro si rende conto del paradosso dei governanti “anti comunisti” di oggi: i Salvini e i Trump e gli Orban, per dire. Sono “anti comunisti”, ma ci ripropongono il modello del peggio del Comunismo (la DDR): la società delle divisioni e dei muri.
Il memoriale è situato nella ex Berlino Ovest. La cosa secondo me più notevole la si osserva salendo su una piattaforma. Adiacente al cimitero (che a suo tempo, fu violato per costruire il muro) si trova una delle celeberrimo torrette dalle quali i Vopos controllavano la striscia della morte. Una visione inquietante. Vedi la foto di copertina.
Visto dalla piattaforma, il muro sembra una struttura modesta. Ma quando ci arrivate sotto, certamente vi sentirete intimiditi. Anche oggi che il muro è sbrecciato e ricoperto di scritte che poco hanno a che fare con i graffiti originari, che a Berlino Ovest venivano disegnati.
Credo che il vero significato del muro lo si colga però solo a Postdamer Platz, che era parte della striscia della morte e di Berlino Est e oggi è un vero e proprio simbolo della rinascita della città. Dalla scintillante zona commerciale, nella quale hanno fatto a gara i migliori architetti (tra i quali Renzo Piano) per firmare palazzi e ardite strutture, si osservano i palazzoni in stile sovietico che appartengono a un’altra epoca. E, protetta da una teca, spunta accanto al modernissimo Sony Center la sala delle colazioni dello storico Hotel Esplanade. Costruito a inizio 1900, fu il simbolo del lusso durante il periodo Imperiale. E, devastato durante la seconda guerra mondiale, divenne semplicemente una rovina nella zona di nessuno nei pressi del muro.
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