Il modo tipico di viaggiare dei brasiliani è il pullman. Si va ovunque e si spende poco. Certo, bisogna avere del tempo a disposizione.
Scrivevo sul mio diario di viaggio: “Considerato che qualche fermata il bus la dovrà pur fare, da Salvador de Bahia a Recife ci vorranno minimo 10 ore”.
Per la verità, da quando abbiamo lasciato la Rodovia (stazione degli autobus) di Salvador a quando abbiamo raggiunto quella di Recife, di ore ne sono passate tipo il doppio. Ma andiamo per gradi.
La Rodovia sembra un aeroporto, con tanto di sale arrivi e partenze, lounge VIP, ristoranti e negozi. Le frequenta una umanità varia, quasi sempre in infradito. A Salvador c’è caldo, a Recife ci sarà ancora più caldo: si va da sud a nord e nell’emisfero australe verso nord c’è l’equatore e verso sud il polo. E’ il contrario, rispetto al nostro emisfero. E’ bene non scordarselo.
Io, come vedete, non me lo scordo. Ed è per questo che mi stupisco quando vedo salire sul pullman gente armata di coperte e giacche a vento.
Partiamo puntuali. Il Motorista (autista) dice che viaggeremo per 9 ore e mezzo, confermando la mia ipotesi sulla durata del viaggio. Ha le idee chiarissime: ci sono soste per far salire e scendere passeggeri e soste deputate all’uso dei bagni e a rifocillarsi. Solo che non tutti lo sanno, così quando il Motorista impedisce di scendere a Fieira Santana (“centro di allevamento bestiame che non ha attrattive turistiche”) per poco non scoppia la rivolta.
Alle 21, dopo poco più di 9 ore che guida, l’autista ci saluta. C’è buio, non si sa dove siamo ma è chiaro che non siamo a Recife. Facciamo l’atto di coraggio di chiedergli quando arriveremo a Recife e, dopo averci pensato su, sentenzia: “Tra le 4 e le 5”.
Quando riparte il pullman decido che posso dormire. O meglio, potrei dormire, se non fosse che sto congelando. La temperatura esterna è di 29 gradi, quella interna di 15. L’aria condizionata va a livelli non normali e non c’è verso di farla abbassare. Considerato anche tutto il ghiaccio con cui servono le bibite, è inevitabile concludere che i brasiliani vogliono proprio esorcizzare il caldo. Ma non si capisce perchè lo debbano fare a spese della mia salute.
Per fortuna la valigia viaggia con noi e, in fondo a tutto, c’è una provvidenziale felpa con cappuccio che sarebbe dovuta servire al ritorno, per mitigare l’impatto dell’inverno padano. Ma vien comoda subito.
A questo punto si può dormire. O meglio, si potrebbe, se non fosse che ogni ora o giù di lì si apre la porta che ci separa dal posto di guida e l’autista o il suo aiutante urlano dove siamo e fanno salire qualche mamma di 12 anni che viaggia, immancabilmente, con un pupo, la mamma (sua) e la nonna: un bel 4 generazioni in un colpo solo.
Arrivati a Recife mezzi addormentati, andiamo in taxi al lussuoso complesso Transamerica Prestige sulla spiaggia di Boa Viagem, dove abbiamo prenotato un appartamento. Quando entriamo, verifichiamo che non è stato pulito. Alla reception sembrano completamente storditi (oltre a parlare un Inglese faticosissimo) e ci vuole un po’ prima di trovare una soluzione. Noi avevamo prenotato 3 notti a una tariffa, ci trasferiscono in una camera più lussuosa, che costa molto di più, ma ci fanno pagare solo 2 notti. E ci danno la camera subito.
A Recife ci sono 2 visite da fare assolutamente; quella alla città coloniale di Olinda (patrimonio dell’umanità) e quella al centro storico. Per entrambe è sufficiente prendere l’autobus 910 e chiedere all’autista (seguendo così lo strepitoso consiglio di un cartello: “Parlate all’autista solo se necessario”) dove scendere.
Su questi onibus è assolutamente consigliabile stare seduti, perchè l’autista (indipendentemente dal fatto che gli abbiate parlato o no…) guiderà come un matto e, a ogni curva, rischierete di trovarvi sbattuti a destra e sinistra.
Questa è la Capitale dello Stato del Pernambuco (è l’altro nome della caesalpinia chiniata, il legno Brasil), che a metà 1600 fu al centro di una contesa coloniale tra Portogallo e Olanda. Il Principe olandese Maurizio da Nassau governò dal 1631 al 1654 e l’impostazione della città (con i canali che mettono in collegamento i fiumi Beberibe, Capibaribe e Tejipiò con l’Oceano) ricorda in effetti quella delle città olandesei.
La visita del centro di Recife è molto interessante. Il circuito delle Chiese coloniali è arricchito da ragazzi (riconoscibili perchè vestono una maglia gialla) pronti a rispondere a ogni vostra domanda. Sempre che conosciate il Portoghese, naturalmente.
Il nome di Olinda deriverebbe dall’esclamazione del fondatore Duarte Coelho Pereira che, quando gli chiesero cosa ne pensasse di costruire una città nella zona, disse: “Oh, linda situaçao!”.
Il centro storico si chiama Cidade Alta e per raggiungerlo è necessario scarpinare in salita. Apparentemente, si tratta di una città calma, ai limiti del sonnacchioso. Ma mi dicono che a Carnevale qui si scatenano al ritmo del Forrò, che è una curiosa commistione tra la samba e i ritmi tipo il merengue. Ne deriva un ballo a 2 estremamente sensuale.
La zona di Recife è anche una delle più conosciute del cosiddetto Nordeste brasiliano, che raggruppa alcune delle spiagge più belle di questo grande paese. Il vantaggio del Nordeste è che il clima è ottimo tutto l’anno.
Certo, sono più famose le spiagge dello Stato del Natal (tipo la modaiola Praia da Pipa o l’incontaminato Sao Miguel de Gostoso), ma anche Recife offre acque limpide e sabbia fine.
C’è un piccolo problema, però: gli squali. Ne parlo nel prossimo capitolo.
Il mio Brasile 11-continua
1-La Storia 2-Leggendo i ‘Versi Satanici’ di Rushdie
3-Ipanema e Copacabana 4-Ultimo ricordo di Rio
5-Il Pantanal 6-I Piranha fanno veramente paura?
7-Manaus 8-Indimenticabile Amazzonia
9-L’ultimo dell’anno a Salvador de Bahia 10- Il Pelourinho