Le considerazioni finali sul Mondiale Under 12 di baseball

BASEBALL, Mondiale Under 12 2017, SCHIROPENSIERO

Vedi giocare Caranto e Olivera degli Stati Uniti e prendi atto del fatto che non sono i soliti bimboni che prevalgono su tutti nella categoria Under 12 perché sono il doppio degli altri. Sono infatti di taglia normale. Atletici, veloci, ma non formidabili. Quel che questi ragazzini classe 2005 (giusto per un riferimento temporale: ero da 3 anni alla FIBS, quando loro venivano al mondo…) hanno di speciale è che sono veri giocatori. Nel senso che sul campo sanno cosa fare. Sono insomma della categoria preferita da Tom Lasorda: quelli che fanno succedere le cose.

A questo punto, il mantra del baseball italiano prevede la seguente frase: “loro giocano molto più di noi”.
Non ho mai capito molto bene il senso di questa frase. Sarebbe come se uno a cui un medico in perfetta forma ordina una dieta rispondesse al medico in questione: “Ma lei mangia molto meno di me”.
Voglio dire: se il problema è giocare di più, bisogna trovare il modo di giocare di più. Enunciarlo non basta. Ed è anche un esercizio molto sterile, cercare tutte le giustificazioni possibili per dimostrare che, in effetti, giocare di più proprio non si può.
Dico anche che, se si partecipa a un Mondiale, bisogna sapere che ci si confronta con il meglio e che potrebbe accadere di apparire inadeguati in una determinata sfida. Ma il peggior danno che si può fare al baseball italiano in questo caso, è dire “ma tanto, loro giocano di più”. Subito dopo arriva: “Ma l’esperienza valeva la pena di farla”, come se partecipare a un Mondiale potesse equivalare a una vacanza studio.

Non ho mai capito bene neanche quale sia il valore dell’esperienza se si beccano 30 punti in 3 attacchi, quindi di fatto non si tocca palla. L’unica lezione che si può apprendere da un 35-0 è che era meglio non giocare. E l’unica altra cosa lecita è il classico sospiro di sollievo perché nessuno si è fatto male.
Diciamo la verità: al Mondiale Under 12 si son viste non poche partite inutili. Germania e Sudafrica non erano all’altezza di questo livello e le stesse Repubblica Ceca, Brasile e Australia facevano fatica a stare in campo contro le prime 7 (per la cronaca: USA, Taiwan, Messico, GiapponeCorea e Nicaragua) Considerato che l’Australia era più debole del solito, è probabile che un Mondiale Under 12 darebbe il meglio di sè se giocato a 8. Ma rischierebbe anche di essere un campionato tra Asia e Americhe, quindi non Mondiale. Dunque ci può stare un torneo a 12, con focus sul Super Round a 6, 3 giorni di partite veramente ad alto livello.

L’Europa secondo me deve essere abbastanza imbarazzata constatando che la Germania (Campione continentale in carica) ha commesso nel torneo 24 errori difensivi, mentre le migliori sono sotto i 10 (la Repubblica Ceca, per la cronaca, è a un più che decoroso 12). Ovviamente, la Germania non ha mandato la squadra che ha vinto l’anno prima l’Europeo (questione di limiti d’età), ma non è normale che dall’Europa escano squadre non preparate per l’alto livello. Era già successo con l’edizione precedente, che vide Francia e Russia nelle ultime 2 posizioni.
L’Italia ha partecipato l’ultima volta nel 2013.
Alla fine del torneo il manager Stefano Burato aveva dichiarato al sito FIBS: “…Abbiamo giocato alla pari con tutti, a parte forse l’ultima partita con Taipei” persa 11-0, n.d.r. “Ci manca ancora quel qualcosa in più per poter competere quando il gioco si fa stretto e veloce…”.
Burato suggeriva di: “far giocare la categoria Ragazzi con i 13 anni applicando le regole della Federazione Mondiale”.
Già, perché noi al Mondiale Under 12 siamo andati benché i nostri Under 12 giocassero con regole e misure del campo diverse rispetto a quelle che avrebbero trovato al Mondiale.

Sono queste le cose su cui riflettere. Prima di enunciare “bisogna giocare di più”, sarebbe bene cercare di capire quanto si fa per arrivare preparati ai tornei. E certo, presentarsi con giocatori che sono abituati a regole diverse non è un buon inizio. Poi, io non ho mai visto nessuno passare dalle scuole Elementari al Liceo, saltando le Medie. Prima di pensare a metterci in mostra sul palcoscenico Mondiale, sarebbe bene essere certi di poter brillare su quello Europeo.
Parlando di Europei, mi corre d’obbligo tornare al “perché loro giocano di più”. Anche in questo caso, in vigore c’è il mantra. Ma per quel che riguarda le azioni concrete, sono tutte nella direzione del giocare di meno. Basti vedere l’edizione 2017: le prime 2 dei gironi, si sono giocate la medaglia d’oro.

Ancora sul “giocare di più”: io modificherei il mantra in giocare con uno scopo.
Lo scopo, lo dico subito, dovrebbe essere la crescita dei giocatori e non vincere tornei. Questo si ottiene non abolendo il risultato (che è un delirio: il baseball è uno sport nel quale o si vince o si perde, quindi il risultato conterà sempre…), ma mettendo i ragazzi alla prova in situazioni nelle quali devono eseguire giocate, senza tener conto del fatto che, non eseguendole, potrebbero farci perdere. Poi, al termine delle partite, quelle situazioni vanno riviste. Appunto per dare la possibilità al ragazzino di crescere e di eseguire la giocata giusta la prossima volta che la situazione si presenterà.

Comunque: fateli giocare, questi ragazzi. Anche senza arbitro FIBS o classificatore. Se si trovano al campo 2 squadre (non lo vedo un problema a Parma, Bologna, Rimini, Milano, Nettuno, Grosseto…i coach fungono da arbitri; o magari anche qualche giocatore, così capisce cosa vuol dire…), fanno un bel pre game, poi giocano qualche inning. Non ci si diverte di più, rispetto al consueto batting practice con un coach annoiato che lancia?
Nel pre game successivo tecnici e giocatori possono rivedere le situazioni problematiche che si sono verificate.

C’è infine da considerare che la selezione per una nazionale che va a un Europeo o un Mondiale deve essere improntata a scegliere i giocatori più funzionali alla vittoria delle singole partite. Quindi, in sè partecipare a un torneo internazionale non aiuta più di tanto lo sviluppo di giocatori, perchè il potenziale pitcher con il grande braccio ma un controllo scarso lo dovremo lasciare a casa, preferendo chi oggi mi lancia strike e domani forse non farà più il lanciatore. La crescita dei giocatori non avviene in quella settimana in giro per il mondo, ma con il lavoro quotidiano.

P.S. Tornando al primo paragrafo, le altre 2 categorie in cui Tommy Lasorda divide i giocatori sono:
-> quelli che lasciano succedere le cose
-> quelli che non hanno idea di cosa sta succedendo

7-FINE