Lo ammetto: non ho mai amato le Little League World Series, perchè questi bimbi di 12 anni (alcuni esageratamente vitaminizzati) che hanno le movenze e l’abbigliamento di A-Rod e Ichiro Suzuki li ho sempre trovati dei mostriciattoli.
Domenica 28 agosto, però, in uno zapping alla ricerca di qualcosa da guardare, mi sono imbattuto su ESPN America nella finalissima. Erano 1-1, era Stati Uniti (Ocean View, California) contro Giappone e mi sono detto che meritava uno sguardo.
Nella seconda metà del sesto i giapponesi hanno allungato un po’ troppo l’attacco avversario con un errore dell’interbase Gaishi Iguchi. A basi piene, si è presentato nel box Nick Pratto. E’ il figlio del manager (Jeff) ma è anche il lanciatore vincente della finale del tabellone Stati Uniti del torneo.
Pratto aspetta una palla veloce alta e la spara all’esterno centro. Dalla terza, segna esultando il pinch runner Dylan Palmer.
He ripped it ripete il telecronista, che poicon un memories for a lifetime inizia a straparlare. O almeno, è quello che credo.
Nick Pratto dichiara: “Il miglior giorno della mia vita” (e ci credo! Hai 12 anni…). Il babbo James ha la faccia di quello che vi si siede immancabilmente vicino allo stadio da baseball e, appena scopre che siete italiani, sentenzia: “Ma credevo che in Italia giocaste solo a calcio”.
Sto per cambiare canale, quando la regia (impietosa, mi dico) inquadra Iguchi che piange a dirotto. Ma il bello è qui: da un lato dello schermo spunta Pratto. Dico, Nick Pratto. Senza caschetto sfoggia un taglio da Marine e 2 occhioni sbarrati un po’ da esaltato.
Nick si avvicina a Iguchi, gli parla per qualche minuto e il giapponese annuisce. Chissà cos’ha capito, perchè continua a piangere. A questo punto, Nick scatta e lo abbraccia e lo tiene stretto per qualche istante. Gli altri americani lo vedono e iniziano a scambiarsi abbracci con i giapponesi.
Mentre anche i miei occhi si riempivano (lo confesso senza vergogna…) di lacrime, mi sono improvvisamente riconciliato con gli statunitensi, con la telecronaca di ESPN (sono fin disposto a non commentare l’equivalenza tra la proiezione della velocità Little League con quella MLB che appare in grafica), con il baseball, con lo sport in generale, con il mio mestiere. Insomma: con il mondo.
Grazie, Nick Pratto. Mi hai commosso.
Ce ne fossero di più di questi momenti…
Bravo Riccardo a sottolinearlo…
Ciao a presto
Enzo