Quale futuro per lo sport italiano?

Lo sport italiano presenta un panorama da incubo

SCHIROPENSIERO, SPORT, Sport Management e Marketing

Ho letto con molto interesse il panorama dello sport italiano ai tempi del COVID-19 tratteggiato da Marco Bellinazzo per il Sole 24 Ore qualche giorno fa. Si tratta, è bene essere chiari, di un panorama da incubo.

Delle 120.000 società sportive e delle 150.000 società e associazioni dilettantistiche ne potrebbero sparire tra 2020 e 2021 tra 40 e 50.000.

Bellinazzo dà voce al calcio professionistico di più basso livello e segnala che Francesco Ghirelli, Presidente della Lega Pro, pensa a un “incentivo fiscale per premiare le aziende che promuoveranno la propria attività attraverso campagne pubblicitarie effettuate da società e associazioni sportive”
Il meccanismo (credito d’imposta) è stato studiato da Pasquale Salvatore e Davide Rotondo per lo studio di consulenza PWC TLS Avvocati e Commercialisti.

Aggiunge Mauro Fabris, Presidente della Lega Volley Femminile: “L’incentivo agli sponsor è l’unico strumento di rapido e sicuro impatto”.
Fabris si dice inoltre favorevole alla “estensione alle società dilettantistiche delle misure per la liquidità”.

L’opinione riportata dal Sole 24 Ore e che trovo più inquietante è quella di Umberto Gandini, ex dirigente calcistico ai massimi livelli e da poco Presidente della Lega Basket: “Le sponsorizzazioni rappresentano l’80% dei ricavi delle società della Serie A di basket“.
Gandini chiede di: “Intervenire con norme specifiche che incentivino l’investimento nella comunicazione sportiva”

Definisco “inquietante” l’opinione di Gandini perché ammette l’insostenibilità del sistema che ha accettato di governare. Gandini ci dice che le squadre di massimo livello di basket non sono in grado di sopravvivere con quello che incassano di biglietti, servizi accessori allo stadio e diritti televisivi (facilmente vicino allo zero; questo non l’hanno detto né Gandini nè Il Sole 24 Ore, lo ipotizzo io).

Non so perché, ma a nessuno è venuto in mente di commentare che, se le cose stanno così, il sistema è da ripensare e i costi vanno drasticamente ridotti.

Che il sistema sia da ripensare, lo pensa anche il Presidente della Lega Pallavolo Serie A Mosna. Riporto sempre dall’articolo di Marco Bellinazzo: secondo Diego Mosna è “fondamentale che le società dilettantistiche vengano riconosciute come entità economiche”.
E fin qui sono assolutamente d’accordo.
Aggiunge poi il Presidente della Lega Volley: “Servono misure strutturali, come il credito di imposta per le sponsorizzazioni, a cui andrebbe aggiunta la detraibilità dell’IVA…”

Nella sostanza, volley e basket chiedono un Aiuto di Stato. Perché detrazione d’imposta significa meno tasse allo Stato. Chiede, scusate se semplifico, agli appassionati di mettersi in qualche modo le mani in tasca, più di quanto non facciano pagando il biglietto d’ingresso alle partite.

Personalmente, non posso accettarlo.
Riconosco però che c’è un aspetto importante da cogliere in questo allarme. E riguarda il sistema sport del nostro Paese, che va radicalmente ripensato.

Prima di tutto, ogni Federazione deve avere un settore professionistico o semi professionistico. Chi paga gli atleti e i tecnici, lo deve dichiarare. I compensi di atleti e tecnici devo essere pagati alla luce del sole e sottoposti a una fiscalità. Non esiste un rimborso spese di 50.000 euro all’anno. Quello è un compenso e su questo si devono pagare le tasse.

I conti delle società dilettantistiche devono essere ripuliti dal nero. In questo senso, l’ipotesi della detraibilità dell’IVA va assolutamente presa in cosiderazione. Ma non può esistere che una società dilettantistica abbia nominalmente 100 collaboratori che percepiscono una quota di rimborso spese che non eccede il limite che la porta in dichiarazione dei redditi (ma arriva ai limiti…) e che nella realtà 75 di questi non percepiscano un centesimo.

Esagero? Se esagero, smentitemi. Ma con i fatti, non semplicemente urlando.

Affrontata questa riforma epocale, si può anche iniziare a parlare di credito d’imposta per le aziende che investono nello sport.

In conclusione, lasciatemi sottolineare che una misura (credito d’imposta o altro) di sostegno allo sport dovrebbe essere introdotta a titolo sperimentale per il 2021 e il 2022. Permettere di evitare che la “riforma epocale” non sia più necessaria, a causa dell’estinzione dello sport (solo nominalmente) dilettantistico.