Ho conosciuto Xavier Mateu nel 2005 a Praga. Devo dire che il primo contatto non fu dei migliori: come membro della Commissione Tecnica CEB, mi comunicò che il passaporto di Chiarini era scaduto. E con un’espressione furbetta (tipo: “con questi americani di doppio passaporto, cadete in fallo”). Ma Chiarini è di Rimini e aveva anche la carta d’identità. E poi, se non ricordo male, il passaporto era semplicemente stato rinnovato in un’altra pagina. Ma non è questo il punto. Con Xavier ci avevamo riso su.
Xavier Mateu era prima catalano e poi spagnolo. Socio (orgoglioso) del Barcellona di calcio, nelle ultime 2 stagioni mi aveva fatto (come si dice) bruciare parecchio. Ma dopo il 4-0 di quest’anno, non aveva infierito. Perchè era un uomo di sport. Non di quelli seriosi, che lo vedono come sacro. Ma di quelli rispettosi.
Mi mancherà, Xavier. Assieme (e con Ezio Ratti ed Emma Roberts) avevamo fatto una gran cosa nell’autunno del 2011 con The game we love, il libro sulla storia della IBAF di cui trovate la riduzione in Italiano nella sezione Articoli Popolari del sito. La traduzione in Spagnolo del mio testo originale in Inglese è di Xavier, assieme alla messa a punto di diversi dettagli che, senza la sua lettura puntigliosa, magari mi sarebbero sfuggiti. Quello resterà per sempre, di lui.
Non so se potrà bastare alla moglie Marga e alla figlia adolescente Cristina, alle quali sono molto vicino.
Non passando l’amarezza che ha fatto seguito alla notizia della morte improvvisa e prematura di Xavier, sono un po’ acido in generale. Anche perchè la partita alle 11 mi obbliga (per officiare il mio cerimoniale mattutino, fare colazione con calma e camminare un po’) a mettere la sveglia alle 8.
Che abitudine barbara è, giocare alle 11? E soprattutto, che speranza c’è di richiamare gente allo stadio. A parte chi allo stadio ci deve lavorare, naturalmente.
Devo dire, un po’ mi spiace farlo, che qui a Regensburg è tutto ben organizzato. Ma nell’ottica di una festa privata. Grande, eh. Ma che misura le potenziali presenze in termini di centinaia. Il che fa abbastanza impressione, perchè qui di persone allo stadio ne hanno portate anche 10.000 (per il Mondiale IBAF e il World Baseball Classic) Voglio dire: considerano l’evento Europeo per Club un affare di famiglia. Niente che possa bucare all’esterno.
Con la Confederazione Europea completamente assente (è rappresentata solo da organismi tecnici, tipo arbitri o classificatori o commissione tecnica), va a finire che un torneo di grande potenziale, passa inosservato o quasi. Ed è un vero peccato. Il baseball europeo se la tirava molto di più negli anni ’80, quando la Coppa sembrava chissà cosa e invece la giocavano 3 nazioni (Italia, Olanda e Svezia o Belgio a turno), la Spagna era imbarazzante, la Germania veniva squalificata perchè si ritirava, altro che organizzare un girone. O negli anni ’90, quando il torneo constava di 2 gironi in cui le squadre giocavano 3 partite e il trofeo si assegnava con semifinale e finale su gara secca. Adesso che abbiamo un torneo con un tabellone principale a 12 squadre e una fase di qualificazione a 4 gironi, che tutto il Continente è davvero in campo, neanche ci si ricorda che questa è l’edizione numero 50…
Notizia del giorno: l’accesso alla pedana su cui si trova la mia postazione è ora dotato di comoda scaletta.