La Turchia è “fieramente laica”?

Istanbul, RELIGIONE, VIAGGI

Mustafà Kemal non nacque Ataturk. Ma lo diventò dopo la Prima Guerra Mondiale, che per quello che ancora si chiamava Impero Ottomano fu un vero e proprio disastro.
Abbiamo già detto che il declino dell’Impero fu inesorabile e inarrestabile dopo il regno diAtaturk Solimano il Magnifico. Verso la fine del diciassettesimo secolo ci fu una vera e propria svolta dopo che gli Ottomani persero la guerra contro la cosiddetta Lega Santa, promossa dal Papa Innocenzo XI e dall’Impero Asburgico (che gli Ottomani se li era trovati sotto casa nel 1529, anno del celebre Assedio di Vienna, da non confondersi con la battaglia di Vienna del  1683, che pose il presupposto al  trattato di pace) e di Venezia (che nei confronti degli Ottomani era stata, se non alleata, almeno non belligerante per decenni). Con la pace siglata a Carlowitz (oggi Sremski Karlovci in Serbia), il Sultano Mustafa II perse l’Ungheria, la Transilvania, la Dalmazia, il Peloponneso. Di fatto, l’Impero di Solimano non esisteva più. Ma il declino non si sarebbe arrestato. Nel 1911 le mire coloniali dell’Italia portarono il Regio Esercito a dichiarare guerra agli Ottomani per la conquista della Libia. Schiacciati come numero (55.000 uomini contro meno di 10.000) e come mezzi (gli italiani furono il primo esercito a usare l’aviazione per bombardare) gli Ottomani cedettero la Libia e anche tutto il Dodecanneso. Nel 1912 e 1913 l’Impero perse anche Algeria, Tunisia e Balcani.
Come paese sconfitto nella Prima Guerra Mondiale, l’Impero Ottomano dovette cedere (1920) anche una parte dell’Anatolia e la Tracia alla Grecia.

E’ a questo punto che entra in scena Mustafà Kemal, che guida un Governo Rivoluzionario. Dichiarando guerra alla Grecia, e grazie alla compiacenza di Italia e Francia, Kemal riconquistò i territori perduti nel 1920 e la Turchia assunse l’attuale aspetto. Possiamo in effetti cominciare a chiamarla Turchia, perché nel 1922 Kemal depone il Sultano Maometto VI (la dinastia ottomana finisce così dopo oltre 600 anni) e nel 1923 nasce la Repubblica di Turchia, con capitale Ankara, che fino a quel momento era un villaggio sostanzialmente insignificante. Kemal ne diventa il Presidente, carica che ricoprirà per il resto della vita. Proclamato Ataturk (ovvero padre di tutti i turchi) dal Parlamento nel 1934, il Presidente morirà di cirrosi epatica nel 1938.
Ancora oggi in Turchia si rischia di finire nei guai, se si offende il nome di Kemal, ma la Turchia non è più quella che Ataturk aveva in mente. Molte delle riforme restano e resteranno per sempre, prima fra tutte la parità (almeno teorica; ma Ataturk vietò l’uso del velo in pubblico) tra i sessi, presupposto al suffragio universale. Ma Ataturk aveva fortemente avversato la legge islamica (riformando il codice civile secondo quello svizzero e il codice penale secondo quello italiano, scordandosi per altro di abolire la pena di morte), aveva liberalizzato le bevande alcoliche (per le quali coltivava evidentemente una passione eccessiva)  e depenalizzato l’omosessualità.  Quella che aveva in mente Ataturk era in effetti una Turchia fieramente laica.

Dopo l’invasione di Cipro del 1974, la Turchia (pur rimanendo una democrazia parlamentare abbastanza simile all’Italia: il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, nomina il Primo Ministro) ha visto i militari assumere un ruolo sempre più rilevante, fino ad arrivare a un autentico Colpo di Stato nel 1980, allo scopo dichiarato di difendere i valori di Ataturk. Dopo l’illusione delle riforme liberali degli anni ’80, travolto dalla povertà, sconcertato dalla vera e propria insurrezione curda (guidata dal PKK), convinto di essere governato da politici erdogancorrotti, il popolo turco ha ascoltato il messaggio di Recep Erdogan, capo del partito Per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP). Erdogan ha il pregio di parlare chiaro e di usare i termini giusti: “La priorità va al popolo e non allo stato”. Il suo AKP è un partito in teoria islamico moderato, in pratica islamico e basta. Bisogna sottolinearlo: quasi tutta la popolazione turca è rimasta islamica, anche se non tutta pratica. Kemal si opponeva alla legge islamica, ma non poteva certo opporsi al culto. L’Islam è d’altra parte una Religione della rivelazione. Al contrario di quello che si può pensare, l’Islam non è contro l’Ebraismo o il Cristianesimo. Semplicemente, sostiene che l’ultimo profeta (Maometto vive nel sesto secolo) è quello che ha avuto la rivelazione finale da Dio (Allah). I profeti che lo hanno preceduto (anche Gesù Cristo per l’Islam è un profeta) non avevano avuto questo dono. Il Corano è una lettura interessante quanto inquietante. Nasce per essere trasmesso oralmente (Maometto era analfabeta) ma il testo è univoco.  E soprattutto, il Corano non si discute. Voglio dire: Maometto doveva ancora nascere che il Vescovo Ambrogio metteva in dubbio il fatto che la Bibbia si dovesse leggere letteralmente (dubbio che non sfiora, ad esempio, il Tea Party americano oggi). Ambrogio viveva nel 300. Quello che c’è scritto nel Corano, per un musulmano non si mette in dubbio. Nemmeno dal punto di vista scientifico.
L’Islam non ha un clero. I Muezzin hanno come compito quello di chiamare la gente alla preghiera, gli Imam sono guide spirituali. La figura dell’Islam che più ricorda i nostri preti è quella dei Sufi, mistici che pretendono di studiare la scienza della conoscenza diretta di Dio. Non a caso, Ataturk li aveva nella sostanza resi fuorilegge. In Turchia era vietata anche la danza rotante dei Dervisci (gli asceti tra i Sufi), che oggi a Istanbul è sempre più facile vedere.

Nel decennio trascorso dopo la sua ascesa al potere, l’AKP ha visto la Turchia crescere decisa dal punto di vista economico. Ma il tentativo di vera e propria svolta islamica (oggi è stata abolita, ad esempio, la norma che impedisce di portare il velo in pubblico) ha trovato opposizione. Erdogan non è stato tanto pronto, a questo punto, a dare conferma a quel che aveva brillantemente enunciato in teoria: ovvero che il popolo turco non avrebbe mai più dovuto sottostare a obblighi. Il dissenso si è tramutato in voti per il partito Popolare Repubblicano. Erdogan non ha raggiunto in Parlamento i seggi per varare le riforme Costituzionali e questo ha portato consensi (anche preoccupanti) per il partito di Azione Nazionale, supportato dai nazionalisti islamici dei Lupi Grigi.
La situazione in Turchia è insomma complessa.

Concludo che la Turchia non è fieramente laica. A ben pensarci, è laica come lo è semprebarbarossa stata, anche al tempo degli Ottomani. Quando i Cristiani erano infedeli, ma le alleanze con Venezia si facevano eccome. Quando il Corsaro Barbarossa era diventato il dominatore del Mediterraneo, si era convertito all’Islam, ma non lo praticava. Lui era, non a caso, greco. La Turchia non sarà mai una teocrazia. Erdogan non potrà rimettere la legge islamica. Erdogan ha solo saputo usare gli argomenti che la gente aveva facilità a capire ed è riuscito a farsi votare.

Dago mi guarderebbe, in questo momento, e mi spiegherebbe che anche lui si è convertito all’Islam per diventare Giannizzero di Solimano. Ma solo perché non aveva più nulla in cui credere. E dichiarare di credere in quello che c’è scritto nel Corano lo poteva rendere di nuovo ricco e rispettabile, lui che era stato schiavo.