Kuala Lumpur, una sorpresa interessante

Malesia, Indonesia, Filippine e Micronesia 2015-2016, VIAGGI

Pensavo fosse solo un hub importante, invece dedicare a questa città 2 giorni è proprio il minimo

rail transitA Kuala Lumpur c’è un comodo sistema di trasporto che si chiama Klang Valley Rail Transit e consta di 5 linee. C’è una stazione alla quale si accede direttamente dal centro commerciale delle Torri e per andare in centro storico occorre scendere alla terza fermata (Masid Jamen).
E’ un centro storico per modo di dire, visto che Kuala Lumpur è stata fondata nel 1857, alla confluenza tra i fiumi Gombak e Kelang. A poca distanza dalla stazione del Rail Transit si trova la Moschea Masjid Jamek, che è stata costruita nello stile Moghul dei musulmani dell’India del nord.
Al momento la zona è in profonda ristrutturazione. Alla confluenza dovrebbe sorgere la cosiddetta Walk of Life, una passeggiata storica. Già adesso la Moschea fa un bel contrasto con i palazzoni delle banche che la incorniciano.
Poco distante si trova Merdeka Square, la piazza dell’indipendenza. Attorno ci sono diversi palazzi (ancora in stile Moghul) , che ospitano il Governo, la Biblioteca Nazionale e alcuni musei (della musica, del tessile). La City Gallery contiene una specie di Kuala Lumpur in miniatura, per chi vuole avere in un colpo d’occhio un’idea generale.
L’orologio cubista futurista (1937) della piazza del Mercato e la Victorian Fountain (Art Nouveau, importata direttamente dall’Inghilterra) testimoniano il passato coloniale, ma mi dicono decisamente poco.

Il contrasto tra la Moschera masjid Jamek e i palazzi moderni del centro
Il contrasto tra la Moschera masjid Jamek e i palazzi moderni del centro

Sono invece irresistibilmente attratto dalla Convention di Fantascienza ospitata dalla Biblioteca. Si divide lo spazio con un Festival internazionale di danza al quale partecipano 8 paesi del sud est asiatico.
I NERD malesi sono abbastanza simili a quelli italiani, ma alla Convention non è che ci sia granchè da fare, se non ammirare qualche Action Figure dei vari Capitani di Star Trek. Mi scrive un mio amico, col quale da anni frequento la Convention di Star Trek (STICCON) di Bellaria: “Sheldon Cooper sarebbe orgoglioso di te”. Me ne rendo conto.
Per quel che riguarda il Festival di danza, ormai era alla conclusione. Il commiato lo ha dato una cantante, che si è poi portata all’esterno per eseguire una versione molto trascinante di Englishman in New York di Sting. Che ha 30 anni, ma resta un gran pezzo.
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Il cub di fan di Star Trek della Malesia
Il cub di fan di Star Trek della Malesia

Il centro di Kuala Lumpur è diviso tra China Town (tutto un fiorire di bancarelle che vendono orologi Rolex e penne Montblanc taroccati) e il quartiere indiano. Qui visitiamo un Tempio Hindu nel quale è necessario entrare rigorosamente a piedi scalzi e depositare le scarpe da un tizio che ve le custodisce per una cifra modesta. Un gruppo di francesi prova a portarsi le scarpe dentro il tempo e scatena un putiferio, che si conclude con la loro cacciata in malo modo, nonostante avessero accettato alla fine di pagare il deposito.
Ci sono anche diversi locali (noi ci siamo fermati a bere in un bar Reggae…) ed alberghi economici (ma non saprei dire quanto puliti).

Sulla metropolitana di Kuala Lumpur è...vietato baciarsi
Sulla metropolitana di Kuala Lumpur è…vietato baciarsi

Più vicina al nostro hotel Renaissance della stazione delle Torri c’è quella di Bukit Nanas del Monorel, un trenino sopra elevato. Con questo si arriva a KL Sentral e da lì, con un treno lentissimo e che riserva 2 vagoni alle donne sole (c’è anche un curioso cartello che impedisce di baciarsi…), in un’ora si arriva a quella che è la vera attrazione di Kuala Lumpur: le Batu Caves.
Il Batu è un fiume e nelle caverne ci sono diversi templi dedicati a Lord Murugan, figlio di Shiva e Parnati, il dio Hindu della guerra. Si tratta della principale divinità per l’etnia Tamil, quindi siamo in un luogo di culto estremamente serio per gli Hindu malesi e di Sri Lanka, Indonesia e Singapore.
Ai piedi della scalinata (270 gradini) che porta alla grotta principale (Temple Cave) si trova un’enorme statua di Murugan (che è detto anche Kumaran, Principe giovane, e Arumugan, colui che ha 6 facce).

L'imponente statua di Lord Murugan ai piedi delle Batu Caves
L’imponente statua di Lord Murugan ai piedi delle Batu Caves

L’iconografia Hindu ricorda tutto sommato abbastanza da vicino il Pantheon dell’antica Grecia. Ammetto che certe semplificazioni (gli Hindu lo dicono chiaro: servono ad avvicinare al culto le persone semplici, che non capirebbero la spiritualità più alta) le trovo a prima vista buffe, ma mi sforzo ovviamente di mostrare rispetto, in quello luogo che per gli Hindu è sacro. Tanto che i musulmani non salgono la scalinata e molti europei lo fanno più che altro per interagire con la vivace colonia di macachi. Operazione che può essere rischiosa: le scimmie sono costantemente alla ricerca di qualcosa da rubare, specie cibo o bottiglie d’acqua, e se ci riescono non le prendete più. Mi fermo a osservare una femmina (che trasporta un piccolo): sottratta una bottiglia, ne vuota a poco a poco il contenuto per terra per berlo leccando dalla pozzanghera che si forma. Evidentemente, a bere dal collo della bottiglia non ci ha pensato.
Oltre alla Temple Cave (gratis, ma ci sono i famosi 270 scalini da salire e poi da scendere), si possono visitare la Art Gallery Cave (una mostra di dipinti, nè più nè meno), la Ramayana Cave (tutta dedicata a Murugan, si pagano 5 runngit) e la Dark Cave (costo di ingresso 35 runngit). Quest’ultima caverna non è un luogo di culto. Dotati di elmetto da minatore (che a me va stretto…) e pila, si procede in quella che è la buia tana di decine di specie di pipistrelli, rettili vari (c’è un serpente che preda i pipistrelli), topi, ragni e altri insetti. Le feci dei pipistrelli danno il via alla catena alimentare, quindi la caverna è a tutti gli effetti un ecosistema.
E’ stata proprio la ricerca di guano (che allora veniva usato come fertilizzante) a portare i cinesi ad arrivare qui nel 1800, ma queste grotte esistono da decine di milioni di anni (forse addirittura 120…).
Gli europei nel 1878 hanno deciso di far saltare il fondo della grotta buia con la dinamite, nella speranza (andata delusa) di rinvenire fossili. I segni dell’esplosione sono ancora chiaramente visibili.

All'ingresso della Dark Cave
All’ingresso della Dark Cave

Nel 1973 il Governo della Malesia ha reso visitabile la grotta, con il risultato che le persone incidevano i loro graffiti sulle pareti e si portavano a casa pezzi di stalattiti come ricordo. Ammonisce la guida: “Per crescere di 3 centimetri una stalattite impiega dai 50 ai 100 anni…”.
E’ entusiasta, il nostro accompagnatore, sull’ecosistema di questa zona di conservazione: qui è cresciuto un geco mai osservato altrove e c’è un rarissimo ragno che non fa ragnatele, ma costruisce una tana nella roccia, lascia fili all’esterno e quando un insetto si posa sul filo, se ne accorge grazie alle vibrazioni (il ragno è cieco, come quasi tutta la fauna della grotta) e se lo mangia.
Non è cieco il pistrello della frutta, che si trova nell’ultima parte della grotta durante il giorno. Non ci è consentito di puntare la pila, ma lo sentiamo svolazzare e squittire. I pipistrelli degli insetti invece vivono tutta la loro esistenza nella grotta e sono ciechi.
La visita alla grotta non è particolarmente faticosa (tra andare e venire, si percorrono 800 metri), ma si esce tutti sudati. Ovviamente, all’interno circola pochissima aria.

3-CONTINUA

1-INIZIO DALLA FINE     2-MOMPRACEM NON E’ POI COSI’ VICINA