I Diari del 2001: finisce il Mondiale di Taiwan

Diario di un cronista itinerante, FICTION E PROGETTI EDITORIALI

Questi sono gli ultimi Diari del Mondiale 2001. Sono molto sentiti, perchè giorno dopo giorno facevo esperienze nuove, sia professionali (leggerete che affermo con orgoglio che la nazionale italiana di baseball non ha mai avuto copertura migliore; leggerete anche chi ha avuto l’idea originale delle EuroSeries tra Italia e Olanda) che umane. Dentro di me si fa largo quello che un giorno verrà teorizzato come il concetto dell’appiattimento impiegatizio (sono ironico e paradossale, sia chiaro), poi mi scopro quasi tifoso dell’Olanda e inizio ad ambientarmi sul serio a Taiwan. Nonostante i problemi di comunicazione, alla fine quasi mi dispiace partire. Non l’avrei detto.
L’ultimo Diario si chiude con l’annuncio che mi occuperò abbastanza malvolentieri della corsa alla Presidenza della FIBS. Ancora non so, che mi cambierà la vita. Ma, prima di passare al 2002, pubblicherò una sorta di Diario a posteriori, per scendere nei dettagli al riguardo.
Editando questi diari, ho scoperto che avevo dovuto fare di necessità virtù (usavo tastiere cinesi) e che sopperivo alla mancanza di lettere accentate con gli apostrofi. Spero di aver corretto tutto…Ricordo ancora che quanto trovate in corsivo nel testo (ma non in neretto e corsivo) l’ho aggiunto ora.

16 novembre Giornalisti, in piedi

Schiro versione 2001 a Taiwan prima della finale del Mondiale
Schiro versione 2001 a Taiwan prima della finale del Mondiale

Ero sul treno che da Chia-Yi mi riportava a Taipei quando il Presidente Notari mi comunicava l’opportunità di essere alla Festa di Gala del Mondiale, in programma al lussuoso Grand Hotel, struttura ricavata dalla ex residenza del leader Chang-Kai-Chek.
Preso il mio taxi, mi sono presentato con 5 minuti di strategico ritardo (ne va del mio onore, ad essere puntuale ad un appuntamento…) e un po’ preoccupato perché dall’Italia non mi sono portato nessun abito buono per l’occasione. La preoccupazione è però svanita subito: dentro alla grande sala da ballo dell’Hotel ho cominciato ad incrociare i giocatori delle varie squadre in tuta da riposo e i colleghi, prevalentemente cinesi o comunque asiatici, assolutamente casual. La serata era organizzata dal Ministero per gli Affari Culturali di Taiwan e consisteva in una serie di numeri artistici legati al folclore locale e in un luculliano buffet. Abbiamo visto, capendola fino lì per la verità, la Lion Dance di Taiwan (secondo un comunicato che sto diligentemente copiando: “simboleggia il fatto che il Mondiale non è solo un evento ma anche una festa”), le evoluzioni acrobatiche chiamate Magic diabolo (testuale), danza popolare, musica Nankuan e Canti Aborigeni.
Interessante, anche se magari non troppo divertente, per i nostri standard.
I giocatori si sono divertiti molto di più quando sul palco è salito un gruppo pop con tanto di cantante ambiguo e coriste…come dire…estremamente piccanti. Le signorine, come avrete capito generosamente svestite, hanno letteralmente fatto esplodere l’anima latina dei giocatori del Nicaragua e della Repubblica Dominicana. Gli altri latini, latitavano: i nostri erano timidi, i francesi erano già partiti e i cubani sono latini non tanto autorizzati a comportarsi da latini, visto avevano i vari esponenti della nomenklatura che li guardavano con l’aria di glielo dico io, a casa….Nicaragueni (soprattutto) e dominicani hanno invece dato soddisfazione, salendo sul palco e ballando lambada e merengue.
La cosa si è fatta talmente calda che il cantante ambiguo ha detto al microfono: “Don’t touch and don’t kiss” (niente baci e non si tocca). Da parte mia, ho osservato. In mezzo a tutti i giocatori in divisa ero già meno idolo che a Kaohsiung, così mi sono limitato a scambiare quattro chiacchiere con vecchi e nuovi amici.
Come a Bonn, ai componenti della comitiva azzurra a vedermi da solo gli viene il senso di colpa. Così adesso vogliono tutti offrirmi dei passaggi. Per tornare dal Grand Hotel al mio Fortuna non c’erano problemi: avevo già pronto il mio bigliettino da far vedere al taxista che mi avrebbe portato (al costo di 5 o 6.000 lire) in albergo. Invece no. Sono stato convinto a salire sul pullman della nostra nazionale. Un pullman per nani, fra l’altro, perché mi devo essere inzuccato 250 volte e letteralmente non riuscivo a entrare nel sedile. Assunta così una posizione da contorsionista, ho seguito alcune sequenze di un film demenziale con Jim Carey (Scemo e più scemo, credo si intitoli) e ho visto l’insegna del mio Hotel. Beh, ragazzi, adesso vi saluto, pensavo. E invece no. Di farmi scendere, non se ne è parlato, così sono arrivato fino all’albergo della Nazionale e da lì ho ripreso il taxi. Al costo delle solite 5 o 6.000 lire.
Mi piaceva più il sud dell’isola. Sarà che là ero un idolo e qui invece no (almeno non ancora), sarà per Taipei, che è una città enorme e che ancora non capisco come abbiano strutturata. Oggi, ad esempio, mi sono diretto allo stadio di Shin Chuang (se non si scrive così, sappiate comunque che è l’altro di Taipei) e in taxi abbiamo fatto un sacco di strada, senza che io abbia percepito in che direzione. E poi c’è brutto tempo. Addirittura, sulle montagne al centro dell’isola ieri è nevicato.
I cinesi infatti vanno in giro in giacca a vento e cappotto. esagerati, perché comunque la minima è stata di 15 gradi, però dimostra chiaramente come per loro questa sia la stagione invernale.
Ho ritrovato il consenso del mio amico per il quale sto svolgendo il servizio di consulenza sentimentale. Ieri per la verità mi aveva spedito un messaggio inquietante che lasciava presagire il peggio. Poi però è arrivato un messaggio telematico dell’oggetto del suo desiderio che ha rimesso le cose a posto. Com’è variabile, eh, l’umore degli innamorati?
C’è grande attesa qui per l’inizio delle finali del Mondiale. Tra 5 minuti Cuba sfida la Repubblica Dominicana e alle 18 ci sarà il solito delirio di Taiwan, questa volta contro l’Olanda. Per l’isola è la definitiva riabilitazione dopo lo scandalo delle scommesse che nel 1997 aveva rischiato di cancellare il baseball come sport da questa parte dell’asia. Lo slogan è: Il Mondiale ci ha portato baseball puro come quello che si gioca a Cooperstown.
Devo ammettere che mi onora, farne parte.

17 novembre Amo il baseball

Non è bello essere in minoranza. Chiedetelo al manager dell’Olanda Eenhoorn, che con me si è trovato in mezzo ad una marea di cinesi che parlavano tra di loro…in Cinese, tagliandoci bellamente fuori. Sto parlando della conferenza stampa che ha seguito la sfida tra Taiwan e Olanda di ieri.
Eenhoorn mi guardava e faceva delle facce alla Mr Bean, cosa che è abbastanza commovente, conoscendo quanto è serioso. Si è tanto divertito che ha trovato il modo anche di fare una battuta, quando gli hanno chiesto del guasto all’impianto di illuminazione: “Speravo durasse di più?” ha detto Rob “Così magari non rientrava il loro lanciatore”.
Io e Eenhoorn ci siamo anche guardati quando il manager cinese ha commentato lo squeeze play, chiamato secondo me con scarso tempismo (aveva appena messo un pinch hitter, poteva scegliere uno in grado di battere lungo, anziché prendersi il rischio di uno squeeze contro De Lange e il suo slider. Ripeto, secondo me). “Io do i segnali, sta poi ai giocatori eseguire”. Come dire, non date la colpa a me se lui ha mancato la palla.
Conoscendo i nostri giocatori (e i loro genitori e le loro fidanzate, che diventano poi mogli), quanto durerebbe in Italia uno con questa mentalità?
Sono molto carico per la super sfida di oggi tra Cuba e Giappone. Per vederla mi sono bevuto ancora i 40 minuti di taxi (ma qua costa poco, state tranquilli lì in amministrazione…) che separano la mia zona di residenza da Shinchuang. Che é una parte popolare di Taipei, come potrebbe essere Bollate a Milano. Ed é altrettanto difficile da trovare. In compenso, all’esterno dello stadio ho individuato due ristoranti: uno cinese come te lo aspetti, con i tavoli rotondi e tutto. L’altro addirittura italiano. Vedremo. Nel senso: io faccio un punto d’onore del fatto che all’estero non vado mai a cercare i ristoranti italiani, però qui sto mangiando davvero poco e male. La tentazione c’è e l’unica cosa che mi frena è che non potrei certo chiedere il menu che ho in mente: antipasto di salumi di Parma con torta fritta (vino: Malvasia dei Colli di Parma), tortelli di erbette (vino: Gutturnio dei Colli Piacentini), bolliti misti con salsa rossa alla moda della nonna (la mia, di nonne…il vino non cambia), tiramisù fatto in casa e limoncino. Per martedì sera, è come se fosse già in tavola!
Si sono diradati i messaggi del mio amico. Evidentemente, come consulente sentimentale non lo soddisfo più molto. So anche che il fine settimana non è in questo periodo il suo momento più felice. Per problemi che riguardano l’oggetto del suo desiderio, naturalmente. E poi io gli do poca soddisfazione, perché mentre lui pensa alla signorina in questione, io sono qui innamorato (in senso lato, ragazzi, non saltino fuori delle balle…) dei vari Contreras, Hsu-Ming-Chien e Orlando Hudson. La comunicazione a diverso fuso orario non è facile.
A proposito di comunicazioni, il provider a cui mi sono affidato per la mia posta elettronica sta vivendo giorni difficili e io con lui. Mi scuso con chiunque ritenga di essere stato da me trascurato. Ho scritto a tutti coloro che mi hanno contattato, se qualcosa non è arrivato dipende da linee telefoniche e diavolerie varie della rete. Adesso ho scelto un altro provider e vedrete che tornerò puntuale.
Leggo i giornali e scopro che l’Economia di Taiwan è in recessione. Un cittadino ha fornito al Taipei Times una video cassetta di un incontro con una prostituta, per dimostrare che non è vero che il Sindaco ha sconfitto questa piaga (mica stupido, l’anonimo lettore…si è sacrificato per la causa, eh?). Su una spiaggia del nord dell’isola si è arenata ed è morta una piccola Orca.
E poi si chiedono perché la gente preferisce le pagine sportive….
A proposito di giornali, sto seguendo dalla prospettiva cinese la guerra contro l’Afghanistan. L’argomento di oggi è: continuerà durante il Ramadam? A parte tutto, ma il Ramadam c’è sempre? Perché anni fa ero in Turchia in agosto, e avevano il Ramadam (non fanno niente dall’alba al tramonto, ma non vi dico il casino che fanno dal tramonto all’alba successiva…). E adesso non è agosto. Qualcuno mi sa illuminare?
Uno degli aspetti che non mi piacciono della vita qui è la costante percezione di essere troppo grande. Passo dalle porte e mi inzucco, se alzo un braccio in camera tocco il soffitto della stanza, mi siedo e ho le ginocchia in bocca. L’altro giorno sono salito su un ascensore con altre 10 persone, mi sono guardato nello specchio e mi sono fatto impressione. Il più alto, mi dava al plesso solare. Tenete conto del fatto che un cinese di 1.80 è già altissimo. Io sono quasi 15 centimetri in più e sono quindi inumano. Sto, per intenderci, alla popolazione cinese come Karim Abdul Jabbar sta al resto della popolazione mondiale.
Ieri sera mi stavo divertendo tanto nel pre-partita di Taiwan-Olanda che ho deciso di fare il passo finale e ho comprato la stessa roba da mangiare di cui si nutrono i cinesi. Non era neanche male. Il problema era mangiarla, perché mi hanno dato solo i bastoncini, del cui uso io sono assolutamente a digiuno. Ho studiato attentamente come facevano gli altri, ma visto da loro è facile, io sembro un impedito. Anzi, probabilmente lo sono. Se fossi cinese, non solo sarei analfabeta, probabilmente morirei anche di fame. Meno male che sono nato occidentale, vah.
Vi do appuntamento a dopo, per la cronaca di Cuba-Giappone e il riassunto delle altre partite che non vedrò. Adesso salgo al secondo piano dello stadio, dove uno dei bar mi ha promesso il cappuccino: “Come lo fanno in Italia”. Staremo a vedere.

18 novembre E poi dite che non vi voglio bene

All'esterno dello stadio principale del Mondiale 2001
All’esterno dello stadio principale del Mondiale 2001

Non dite che non vi voglio bene, poi.
Ieri sera sono rimasto l’ultimo nella sala stampa di Shinchuang a lavorare per informare l’Italia in tempo reale sulla finale del Mondiale e tutti i suoi annessi e connessi, resistendo alla tentazione di una cena alla quale mi hanno invitato alcuni dei (e va bene, lo ammetto, delle…) componenti dell’ufficio stesso. Certo, la tentazione è stata forte, ma poi mi sono detto che come facevo a lasciare il lavoro a metà, senza riportare le parole dell’allenatore degli Stati Uniti?
Non si poteva, non si poteva…Così ho chiamato al cellulare l’ottimo Kevin Anselmo dell’ufficio stampa dell’IBAF e mi sono fatto riferire quel che Francona aveva detto. Poi l’ho scritto, quindi ho verificato che la mia casella di posta elettronica non contenesse messaggi urgenti, infine me ne sono andato. Risultato: ormai era mezzanotte e io dovevo percorrere un bel 40 minuti di strada prima di tornare al mio albergo. Ho attraversato, rigorosamente in taxi, una Taipei notturna che varia di aspetto notevolmente, a seconda del quartiere in cui si è. Vi avevo accennato infatti che Shinchuang è un quartiere popolare. Lo è, con tutti i crismi. Compresi diversi locali nei quali i cinesi fanno mattina. Ho anche visto quartieri che a mezzanotte dormivano già della grossa e poi ho visto la mia zona di residenza, non lontana dalla stazione dei treni, che essendo piena di alberghi e negozi di abiti da sposa, per forza non può avere una grossa vita notturna. Almeno apparente. Perché negli alberghi situati lungo le laterali se ne svolge una decisamente sommersa, e potete tranquillamente immaginare di cosa sto parlando, che mi era sfuggita. Sceso dal taxi, mi sono reso conto di avere decisamente fame. Mi sono per un attimo pentito per non essermela presa più comoda a Schinchuang, dove avrei potuto visitare un ristorante di quelli attivi la notte. Poi ho detto che potevo pentirmi fin che ne avevo voglia, perché ormai ero venuto via e mi sono diretto ad una, catena di supermercati americani aperti 24 ore su 24 (dev’essere uno dei primi contatti con i leggendari Seven Eleven). Ho comprato uno di quei pasti mono porzione che, guardando film e telefilm americani, si possono mangiare solo se si è giù di morale, si ha la casa sporca e si è single. Io me lo sono portato in albergo e, con le mie bacchette, l’ho mangiato. Alla fine, sarebbe stato anche soddisfacente, se non avessi rovesciato parte della birra che lo accompagnava sulle coperte del mio letto. Con le bacchette (che fino a poco fa chiamavo bastoncini…) ho fatto in 24 ore dei miglioramenti che depongono a favore della mia coordinazione occhi mani più di quanto non faccia la mia carriera di giocatore di baseball e, ultimamente, di softball slow pitch. In effetti, questi bastoncini apparentemente ostili hanno una loro ragione di esistere, se ripenso alle abitudini alimentari dei cinesi, che come vi dicevo amano piluccare. Certo, mi devono spiegare come si riesce a mangiare una bistecca, con i bastoncini. Ma magari questo è un discorso che approfondirò la prossima volta che vengo in Estremo Oriente.
In albergo ho avuto anche un interessante scambio di sms con il mio solito amico. Che ultimamente non sembra più interessato a chiedermi consigli sentimentali, ma ama maggiormente darmi notizie abbastanza inquietanti che tendono a mettermi in agitazione. Oggi auspico che mi tenga aggiornato sui risultati di calcio, visto che per l’ora d’inizio delle partite la finalissima dovrebbe essere storia.
A proposito, sarà un classicissimo Stati Uniti-Cuba. Come dire, che non ho azzeccato il pronostico nemmeno questa volta, visto che io puntavo sul Giappone. Ieri sera i nipponici hanno perso una partita incredibile contro Cuba all’undicesimo. Volendo fare i difficili, si potrebbe dire che il Giappone avrebbe vinto 1-0 al nono, se avesse eseguito correttamente le piccole cose. Ovvero, con corridori in prima e in seconda e un out, il terza base avesse cercato l’eliminato forzato in terza. Va anche detto che se Cuba avesse giocato una partita perfetta in difesa la gara sarebbe arrivata al nono sullo 0-0.
Morale? Onore al merito a Cuba, che con i suoi super veterani resiste ai vertici anche nell’era dei professionisti. Ma attenzione: Cuba è un certo tipo di squadra con il fenomeno Contreras in pedana. Quando non lancia il trentenne gigante dal cranio rasato, le cose vanno diversamente. A questo riguardo, sarà interessante la contro prova oggi con gli Stati Uniti. Pesando il talento delle 2 squadre, vince Cuba tutta la vita. Ma in una gara di 9 inning (o anche 11 o 12, perché no) entrano in gioco altri fattori. Vedremo.
Intanto, io tendo a bocciare la formula, che vede la disputa delle semifinali e delle finali in gara secca. Secondo me, si rischia di premiare una squadra che non è la migliore. Sarebbe meglio un Mondiale con meno squadre e che preveda play off disputati sulla base di serie. Questa è la mia idea, sarebbe interessante sapere anche come la pensate voi.
Ho dedicato molte delle mie energie per sconfiggere un malefico impianto di condizionamento dell’aria che aveva ridotto la mia stanza ad un frigorifero. L’impianto elettrico della mia stanza al Fortuna è misterioso. Nel senso che è dotato di un interruttore centrale e di una miriade di interruttori secondari che comandano il resto della stanza, compreso il televisore e il condizionatore. Proprio il fatto che non riuscivo più ad accendere la tivvù mi ha fatto pensare che poteva esserci un interruttore da qualche parte. C’era, anche se camuffato vicino alla manopola della radio. Nel frattempo la mia camera si era fatta inospitale. Così, con 18 gradi all’esterno, ho dovuto dormire con la coperta. Che ovviamente ho fatto sparire la mattina, per non ammettere la mia debolezza.
La finale per il terzo posto è arrivata al secondo inning. E’ tempo di portarmi in tribuna. Alle mie spalle si agita l’omettino contro cui ho avuto la crisi del primo giorno. Gli andrò a stringere la mano: non vorrei che pensasse che gli Italiani sono degli orchi senza cuore.

19 novembre Anche le cose più belle…

Tra poco lascerò il mio quartier generale di Taipei, l’Hotel Fortuna, e andrò all’aeroporto. Tra 25 o 26 ore dovrei essere a Bologna e un po’ dopo (autostrade permettendo) a casa. Il Mondiale è finito e voglio darvi 3 motivi per cui mi spiace tornare a casa:

1) Le donne cinesi mi idolatrano
2) Vedevo gran baseball tutti i giorni
3) Qui non devono eleggere il Presidente della federazione

Ovviamente, vi do anche 3 motivi per cui è ora di tornare a casa:

1) Di mangiare questa roba non ne posso più
2) Di non capire niente di quello che la gente dice idem
3) Una donna italiana potrebbe anche non essere d’accordo che io rimanga

Scegliete voi quale combinazione è la meno rischiosa per me. E’ stata comunque un’esperienza fantastica e che non dimenticherò mai. Dico davvero, un giorno mi piacerebbe tornare a Taiwan, anche se di preciso non so a fare cosa (al momento in cui pubblico, ci sono già tornato 4 volte…), e rivedere tutta la gente con cui ho avuto a che fare in queste 2 bellissime settimane.
Ad esempio, il buon signor Cheng, quello che a momenti mi mangio vivo il primo giorno. Ieri ci siamo salutati e gli ho chiesto scusa. Perché il mio bello è questo: prima o poi, chiedo scusa, se mi rendo conto di essermi comportato male. Comunque, Cheng ha voluto il mio indirizzo e-mail.
Lo hanno voluto diverse persone, veramente. Vedremo se resteremo in contatto.
L’ultima conoscenza che ho fatto è una ragazza che ha detto di chiamarsi Francess. Ha detto, perché il nome cinese non corrisponderebbe. Francess mi ha spiegato più o meno come funziona il Cinese. E’ una lingua ricavata direttamente dall’idioma antico, una lingua sul tipo dei geroglifici egizi. Cioè, i simboli (o ideogrammi) che noi vediamo non sono strettamente lettere o parole, ma piuttosto immagini o suoni. Per intenderci, giorno verrà simboleggiato da un’immagine che rappresenta il sole e questa avrà un suo suono, che abbinato ad altri suoni produrrà l’equivalente di una nostra parola. In linea di massima, ovviamente, non è che siamo alla Facoltà di Lingue Orientali dell’Università di Venezia, questo è solo un sito di baseball!
Francess è una di quelle ragazze che tutti abbiamo avuto come compagne di scuola alle superiori. Quelle che sono donne vissute a 20 anni e hanno un’opinione su tutto e su tutti. Personaggio interessante, comunque. E soprattutto in grado di parlare un buon Inglese, cosa non decisamente comune qui.
I radiocronisti cubani gridavano: “Meeesaaaa! Meeeesaaaa!”, quando il veterano ha battuto a casa i 2 punti che, si era capito, avrebbero regalato a Cuba l’ennesimo Mondiale. Me lo avevano detto, prima della partita: “Tutto, ma non perdere con i gringos“.
E’ impressionante: in campo americani e cubani non si parlano. E a me, non garba. Io vorrei che Contreras potesse giocare in Major League e rappresentare la sua nazionale contro gli Stati Uniti. Ma che senso ha, nel 2001, l’embargo americano contro Cuba? Nessun senso, ovvio. Che paura può fare un’isoletta del Mar dei caraibi alla super potenza mondiale?
(Come tutti sanno, Contreras arriverà effettivamente a giocare in Major League. Ma per farlo dovrà fuggire da Cuba su una imbarcazione di fortuna. E non rappresenterà mai Cuba in una partita contro gli Stati Uniti).
Dopo la finale gli organizzatori hanno fatto un po’ di confusione. Per celebrare con toni assolutamente epici il successo del Mondiale, è andata a finire che gli allenatori di Cuba e Stati Uniti sono stati a disposizione dei giornalisti per pochi minuti. Eravamo tutti lì a scambiarci cosa avevamo carpito, in sala stampa. Peccato, perché non c’è stato spazio per fare domande veramente tecniche, ma solo ottenere le più classiche delle risposte da sala stampa, quelle che a voi interessano poco, insomma.
Ho una notizia esclusiva: il mio amico e l’oggetto del suo desiderio potrebbero avere presto un incontro ravvicinato. Certo, del terzo tipo: lui arriverà su un’ astronave e farà il segno di lunga vita e prosperità che fanno i vulcaniani. Questa è almeno la mia interpretazione di una serie di 4 sms notturni che ho visto al mio risveglio.
Parlare di questa mattina per il mio risveglio sarebbe assolutamente azzardato. Dopo aver guardato l’orologio una prima volta alle 9, mi sono girato dall’altra parte e ho aperto gli occhi perché avevo in camera una luce lampeggiante. Era quella dei messaggi che manda la reception. Ma visto che nessuno mi può aver cercato (in Italia è notte e qui a Taiwan nessuno sa dove sto), deve essere stata la reception che mi intimava di levarmi dalle scatole, che per domani non ho pagato. A ben vedere l’orologio, era mezzogiorno passato.
Il mio ultimo pasto taiwanese è stato internazionale. Zuppa di cipolle alla francese, lumache alla moda di Hong Kong, carne alla moda di non so chi, ma abbastanza buona, e gelato. Soddisfacente davvero ed era ora. Ieri sera sono andato a dormire dopo aver mangiato in una versione cinese dei fast food. Cioè, arredamento e servizio modello Mac Donald’s e cibo cinese, da mangiare esclusivamente con i mitici bastoncini. Questo posto però i bastoncini li fornisce uniti alla base. A questo modo fungono da pinza e sono più facili da usare. Comunque, mi sto guardando nello specchio e credo che non mi troverete più di tanto deperito, al mio ritorno.
E’ il momento di andare e di salutare tutti. Quindi, lasciatemi ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile questa avventura bellissima, ovvero il nostro web master Alessandro Labanti e tutta la redazione di Baseball.it in primis. Non dimentico il nostro editore Datasport, che ha realizzato una pagina speciale sui Mondiali, con la quale credo che la nazionale azzurra abbia avuto la maggior copertura di sempre a livello mediatico. Ci siete poi voi, che anche questa volta non avete mancato di farmi pervenire la vostra simpatia. Mi scuso se le comunicazioni da parte mia sono state un po’ faticose, ma c’è stato qualche problema di posta elettronica. Da domani, comunque, sono a disposizione per tutte le domande che vorrete pormi. Grazie anche agli organi di stampa che si sono serviti delle mie cronache. La prossima volta, giusto per cortesia, provate anche a citare la fonte.

20 novembre Completato il cerchio

Sono all’aeroporto Schiphol di Amsterdam, seduto ad un computer del business center e attorniato da uomini d’affari di tutto il mondo. E anche, diciamolo, da qualche ragazzina che scrive e-mail al fidanzato sul tipo di Mi manchi….
Il racconto del Mondiale finisce dov’era iniziato, in questa città olandese che funge da centro di smistamento per il mio viaggio. Ho appena passato la notte più lunga della mia vita. Ho visto tramontare il sole su Taipei poco prima delle 18 come al solito e l’ho visto sorgere su Amsterdam alle locali 8. Sorgere per modo di dire, perché la giornata è di un bigio agghiacciante. E tenete presente che per il mio orologio biologico sono già le 3 del pomeriggio. Che cosa strana!
Temo di capire da dove nascono le nevrosi di cui tanto si sente parlare nei paesi del sole di mezzanotte…Fuori ci sono 6 gradi e il mio abbigliamento da inverno tropicale mal si adatta all’autunno dei Paesi Bassi.
Le ultime 2 persone con cui ho parlato del Mondiale sono:
1) L’arbitro italiano Screti che, come me, si è divertito un mondo. E, come me, ha mangiato malissimo. Ci siamo dati appuntamento per la prossima volta davanti ad un piatto di fettuccine, non a caso. Screti ha avuto la soddisfazione di essere designato fino alle semifinali. Sapete una cosa? La qualità della classe arbitrale è una delle cose che mi induce ad essere più ottimista, riguardo al futuro del nostro baseball.
2) Un delegato olandese del quale mi sfugge il nome e che era seduto a fianco a me in aereo.
Mi sembra che l’Italia abbia un po’ di problemi mi ha detto. E, pur costandomi farlo con un’olandese, gli ho risposto di si. Assieme abbiamo anche convenuto che Italia e Olanda si devono affrontare più spesso. Perché non lanciamo una sfida italo olandese, che so, una serie di 5 partite da fare tutti gli anni, alternativamente in Olanda e in Italia? Pensiamoci, sarebbe un modo quasi sicuro per riempire gli stadi, sia da noi che da qui da dove vi sto scrivendo.
Prometto di rituffarmi nella vita quotidiana del baseball italiano da domani. Non mi entusiasma, sarò sincero, ma è mio dovere, in quanto responsabile editoriale di questo sito, dire la mia sul dibattito elettorale. Per ora anticiperò che spero si candidi solo gente che vuole aiutare il baseball italiano ad entrare nel ventunesimo secolo. Chiunque abbia in mente di candidarsi per altre ragioni, lasci pur perdere.