L’ennesimo fallimento in Champions League impedisce anche ai media più negazionisti di girarsi dall’altra parte sul dissesto economico finanziario dei conti della Juventus. Il mantra però è “paga i mancati introiti del lockdown”.
Nel mio piccolo, sono anni che segnalo come quello della Juventus sia un progetto non sostenibile. Essendo una società quotata in borsa, non è tanto difficile raccogliere informazioni. Ma la stampa tutta, sportiva e non, ha sempre fatto finta di credere che un aumento di capitale da 300 milioni e l’emissione di un bond da 200 siano mosse positive.
Ho studiato la Money League di Deloitte pubblicata a gennaio. Che si apre con l’affermazione che i principali club europei perderanno tra le stagioni 2019-2020 e 2020-2021 qualcosa come 2 miliardi di euro complessivi. Si tratta dei mancati introiti del botteghino. E questo è il prezzo della pandemia.
La Juventus però introitava prima della pandemia solo il 14% del fatturato da biglietti e abbonamenti. Parlando del bilancio 2018-2019, non impattato dalla pandemia, si tratta di 65.6 milioni di euro. Quasi metà di quella cifra se ne va per pagare Cristiano Ronaldo, per intenderci.
Stando al prospetto di Deloitte relativo alla stagione 2019-2020, la Juventus ha fatturato397.9 milioni di euro. Di questi, solo l’11% derivano dagli introiti del botteghino. In assoluto, gli incassi sono calati per la Juve da 65.6 a 37.1 milioni. Certo, l’impatto negativo c’è. Ma si tratta di poco più di 28 milioni. Sbarazzandosi del fardello Ronaldo, i conti non ne avrebbero risentito più di tanto.
Il problema della Juve non è la pandemia. E’ la gestione degli ultimi anni, culminata con la follia dell’acquisto fuori mercato di Cristiano Ronaldo, che il bilancio non era in grado di assorbire. Non tanto per l’ammortamento del costo del cartellino, quanto per l’impatto annuale del sontuoso stipendio di CR7.
Il discorso vale anche per l’Inter, che è al posto numero 14 della classifica. Il suo fatturato è sceso da 364.6 milioni a 291.5. Si tratta di 73.1 milioni in meno. Il botteghino (56.9 milioni, il 10% del totale) contribuisce per l’Inter in misura molto maggiore rispetto alla Juventus. E questo ci dice che il peggio per i conti deve ancora venire.
Sia Inter che Juventus, comunque, hanno subito molti più danni dalle premature eliminazioni dalla Champions League che non dalla pandemia. Questo bisogna sottolinearlo.
Chi ha veramente pagato dazio è il Milan. Fuori dalle coppe, privato degli incassi del botteghino, il Milan ha fatturato 148.5 milioni (da 206.3 dell’anno precedente) ed è dietro squadre inglesi di secondo piano come Crystal Palace, West Ham, Sheffield United e Wolverhampton Wanderers. Eppure, nei commenti sulla rilevante perdita d’esercizio del Milan, non ho notato il ricorso alle attenuanti sfoderate quando si parla dei conti di Juventus e Inter.
La Money League 2021 vede sempre in testa il Barcellona, che fattura 751,1 milioni di euro. Ma l’anno prima era a 840.87. Seguono il Real Madrid (691.8) e il Bayern Monaco (634.1). I tedeschi sono ancora una volta un esempio virtuoso. Rispetto all’anno precedente (660.1 milioni) hanno parzialmente compensato il calo di oltre 20 milioni degli introiti da biglietti e una perdita di una decina di milioni di mancati diritti televisivi con un incremento dei proventi da attività commerciali.
Il bilancio di una squadra di calcio va valutato come quello di qualsiasi altra azienda. O al limite, come quello nostro personale. Si spendono i soldi che si hanno. O ci si indebita in base a quanto si può restituire. Non dimenticando che un debito è un modo per spendere oggi quello che non abbiamo. Il che comporterà che, presto o tardi, dovremo spendere meno di quel che abbiamo.
In definitiva, la situazione dei conti di Juventus e Inter decreta il fragoroso fallimento del Fair Play Finanziario imposto dalla UEFA. Che evidentemente è stato facile aggirare con le magie contabili del mercato dei calciatori.
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La foto di copertina (Imago/Insidefoto) è tratta da Calcio&Finanza